Cuscini.

Quando hai una certa età scattano meccanismi cognitivi (aka rincoglionimento) che non conosco nello specifico, ma che credo possano comprendere anche passare davanti ad un negozio che vende oggettistica e restare rapiti da un cuscino. Non posso pensare che questo disegno racchiuda volutamente significati nascosti che stimolano ricordi infantili, visioni oniriche, suoni lievi, sensazioni di pace, serenità, tranquillità, gioia. Eppure quando l’ho visto non ho resistito e l’ho acquistato seduta stante. Ed è il mio cuscino preferito, potrei decidere di portarmelo in giro, come la coperta di Linus. Per dargli un senso pratico potrei adattarlo a mascherina, oppure se lo giro dalla parte opposta potrei indossarlo alla nuca, come un cappello o una sciarpa corta e gonfia che porta benefici soprattutto al collo. Se me ne comprassi un altro potrei usarli accoppiati come paraorecchie. In alternativa potrei appenderlo allo specchietto retrovisore dell’auto; molta gente appende oggetti allo specchietto retrovisore che in caso di incidente frontale non servono a nulla, questo invece potrebbe servire come air bag aggiuntivo, unendo così l’utile al dilettevole.

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A proposito della nuova webcam

Nell’inquadratura della Sauzecam si vede lontanamente una schiera di monti francesi. Dovrei essere dotato di una macchina fotografica con zoom per vederle bene, la Mobotix non riesce a fare molto.

Tanti anni fa mi ero messo in testa di salire sul Dome de Neige a fianco della Barre Des Ecrins, ero al culmine della mia breve stagione di sci alpinismo, ma poi la cosa non si è mai concretizzata. Meriterei il titolo di “Stronzo” solo per aver perso questa occasione.

Quando dico che il software che gestisce la Mobotix è scritto da un tedesco ubriaco, voglio dire che la compensazione tra chiari e scuri fa cagare, come nella foto sopra.

Questa immagine, scattata quasi contemporaneamente a quella della Mobotix, mostra cosa si vede realmente. E’ presa con il mio telefono, che non è una macchina fotografica ma un cazzo di telefono.

Infine un ingrandimento della foto del telefono, svetta la Barre Des Ecrins (4.102) e, più a sinistra, il Mont Pelvoux, (3.946).

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Ufficio complicazioni…

… affari semplici. La webcam di Grange spunta dal terrazzo in quanto avendo un largo angolo di ripresa, se l’avessi messa in posizione arretrata si sarebbero visti elementi del tetto o della ringhiera. La facciata di casa è di legno scurissimo, quasi nero. Passando sotto casa, bianca come è, la si vedeva come qualcosa di tremendamente esposto ed alieno rispetto all’architettura montana. In più credo che sia contro il regolamento. Credo, anche se in giro per la frazione ho visto diverse parabole di televisione in brutta evidenza.

La soluzione più veloce e pratica sarebbe stata dipingere la webcam di un colore simile alle pareti, ossia noce scuro che ho trovato al Brico con il nome di Wenge, legno e colore mai sentito prima. Non si sarebbe notata più di tanto.

Ma purtroppo si è attivato il circuito delle complicazioni. Ho pensato che era meglio mettere qualcosa che coprisse la vista dal piano strada, ad esempio una tavoletta di legno color scuro che potrebbe sembrare un pezzo di ringhiera di legno. Però facendo così la pioggia sarebbe schizzata ed avrebbe bagnato il coprilente rendendo probabilmente le immagini scadenti. In più, in caso di neve, la vista si sarebbe oscurata completamente.

Allora per prevenire questo malfunzionamento meteorologico, bisogna mettere una copertura sopra la webcam che copre anche il paravento sotto.

Il risultato è quello nella foto. Visto che per trovare un brico o un falegname che taglia del legno bisogna “scendere a valle”, ho trovato un elegante tagliere in legno che adesso è diventato un elemento di arredo con funzioni specifiche a fronte della mia patologia maniacale correlata alle webcam.

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Due foto dall’alta valle.

Cotone Artico. Lo avevo visto per la prima volta tanti anni fa in Islanda, ne avevo raccolto un mazzolino che avevo portato alla madre di una cara amica. La mamma infatti componeva dei quadretti con piante e fiori, bellissimi. A casa conservo con immutato affetto un suo lavoro con alcuni di questi fiori arrivati dall’Islanda su sfondo in cartoncino nero. Abbiamo fatto la passeggiata proprio con questa amica, che ricordava benissimo la cosa e con la quale condivido un altro quadretto con fiori dello stesso mazzetto. La madre è mancata un anno fa.

Mentre commossi stavamo commentando questo ricordo, il marito di lei, incurante del pathos e delle circostanze, cercava di rovinarmi le foto.

Ho ritoccato questa immagine in modo che le sue chiappe sembrino fluttuare soavemente tra i fiori.

Questo è uno sciame di api scappato da uno di quei favi che si intravedono poco distanti. In realtà non so esattamente cosa sia successo, la vita delle api è estremamente sofisticata e per me è comprensibile non più della fisica quantistica. Ho letto qualcosa ma me lo sono dimenticato facendo la doccia. Forse li c’era una regina, o forse no, forse c’era il re, quest’ultimo però non credo sia compreso nella biologia delle api.

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CULMV

Ossia Compagnia Unica lavoratori Merci Varie, la struttura che da circa 100 anni fornisce la manovalanza per il carico e scarico delle merci dalle navi nel porto di Genova. Un pezzo di storia di Genova, amata & odiata, strumento di ricatto dell’allora Partito Comunista Italiano, strumento di difesa dei diritti dei lavoratori portuali, i camalli di Genova, riconosciuti dai comandanti di tutte le navi come tra i più bravi rizzatori e fardaggiatori del mondo. Parlo di alcune decine di anni fa, quando la “sala chiamata” era un luogo di culto.

Oggi ci sono stato per accompagnare una persona a fare la sua seconda dose di vaccino, adesso l’HUB vaccinale ha una sede proprio li. Dunque desumo che la sala chiamata sia una metodologia di lavoro superata. Chissà chi chiama i mancinanti oggi, anzi chissà come si chiamano in linguaggio burocratico odierno. “Addetti specializzati alla manovra delle gru” forse. E chissà cosa penseranno i muri che dopo aver ascoltato assemblee infuocate, le grida di Paride Batini, oggi vedono la somministrazione di un vaccino che combatte un virus mortale che ha ucciso milioni di persone ovunque nel pianeta.

Muri assolutamente decadenti, lasciati all’incuria ed all’abbandono. Affascinanti, ricchi di storia ma cadenti a pezzi. Io credo si dovrebbero ristrutturare a spese dei contribuenti, ci dovrebbero portare le scolaresche. Vabbè, ho uno sbotto di malinconia socialista senza davvero mai esserlo stato, anzi Batini era il “nemico” quando ho iniziato a lavorare in porto. Oggi mi sento di dire che ci vorrebbe qualche Batini in più.

Anyway… sono seduto su una delle panchine di ferro vicine al bar, nella piazzetta dove ci sono i club di Genoa e Sampdoria. In una panchina vicina si siede quello che altro non può essere che un camallo in pensione. Capelli e baffi bianchi, il sorriso del pensionato tranquillo, si saluta con tutti quelli che passano, altri pensionati che probabilmente hanno fatto del bar il loro posto di ritrovo.

Passa un tizio sulla quarantina, si salutano e l’argomento verte subito sul vaccino. Il giovane è un dichiarato NO VAX che con orgoglio afferma che non ha fatto e non farà il vaccino. L’anziano cerca di far valere le proprie ragioni sul vaccino che ha fatto serenamente, ma il giovane non molla. Discutono un po’, non vorrei degenerasse perchè i toni salgono, soprattutto il giovane alza un poco la voce. Ma alla fine si salutano e l’anziano camallo si alza e si dirige verso il bar, mi passa vicino.

Io non resisto e gli dico, in genovese che non so scrivere e dunque riporto in italiano “Il tuo amico mi pare abelinato come tre dell’UNPA”. Non so quale circuito neuronale mi si sia attivato per tirar fuori una espressione che mi diceva mio nonno cinquanta anni fa.

L’anziano si volta verso di me, allarga le braccia e mi dice in equivalente italiano “E’ proprio scemo, cosa gli avranno fatto alla testa, e duro ma tanto lo dovrà fare prima o poi”

Fine del siparietto, intanto la seconda somministrazione del vaccino è stata rapida ed indolore, ci vediamo alle prossime dosi.

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Eccola qui.

Dopo aver aspettato per mesi di potersi muovere liberamente per le regioni, dopo aver aspettato per settimane di poter fare intervenire un elettricista, dopo aver aspettato due giorni che la spina della rete si asciugasse dopo essere stata allagata da una potente grandinata, le prime immagini della ultima nata, la webcam di Sauze di Cesana.

Punta verso ovest, i prossimi giorni vedremo se e come funziona.

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Il Salvatore.

Come ormai da diversi anni, il rito si svolge quando la situazione rischia di essere irreparabilmente compromessa. E’ il giovine di una famiglia di agricoltori che dopo aver passato il mese di Luglio a lavorare giorno e notte per mietere il grano e far su la paglia, prima di andare in ferie trova il tempo di fare il pieno alla Pozzanghera. Potrebbe benissimo trovare mille scuse per non presentarsi e ne avrebbe anche diritto, non credo proprio che il suo fatturato sia sensibile ad un giorno e mezzo di lavoro per una cosa che tra l’altro è anche oggettivamente del tutto inutile come riempire una pozzanghera di acqua. Le Carpe ringraziano, io pure.

L’ultima cisterna; adesso dovrei essere tranquillo fino a Luglio 2022. Sempre se, come dice Miriam, nel frattempo la variante “soncazzi” del COVID non ci ha sterminati. Oppure se una siccità fuori stagione non ci secca anche le falde, a giudicare da qualche previsione riferita ai prossimi anni che pretende di essere scientifica ma si nota soprattutto per il carattere catastrofico. Io le leggo tutte.

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Erano 6.

I millimetri caduti ieri sulla Pozzanghera Fangosa. Ma ecco cosa voglio dire quando parlo di buco pluviometrico; gli accumuli per zona, da sud a nord. Sassello, Ronco, Gavi, Pozzanghera, Fresonara.

Scrivo cose, mi rendo conto, di una banalità spaventosa, però ha fatto 5 mm in più della mia stima. Questo quantitativo e paragonabile a quando “una te la fa vedere”. Sotto i 5 millimetri non è da prendere in considerazione, poi potrei proseguire con un crescendo di riferimenti sessuali fino ai valori di Sassello che sono un rapporto completo triplo con orgasmi multipli di entrambi. Aumentando i millimetri di precipitazione, non è detto che però aumenti il piacere di riferimento. Dipende infatti dal tempo che la pioggia impiega a cadere. Se ad esempio 200 mm cadono in 12 ore si può parlare di un ottimo risultato. Ma se gli stessi cadono in 4 ore, allora è frattura del frenulo o spasmo dello sfintere. O entrambe le cose insieme.

Gastone ed il suo amico pallido a caccia di avanotti. E’ pieno di avanotti di carpa, ce ne sono di rossi e di bianchi. Per fortuna ci sono i due pennuti che spero si facciano una bella scorpacciata ristabilendo una sorta di equilibrio nella Pozzanghera. Invento totalmente, sono un ragioniere e perdipiù sotto il livello di mediocrità, so un picocazzo di Aironi.

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Dieci gocce.

Basaluzzo; oggi è il 27 luglio 2021.
Il sole dura 14 h. 51 min. 13 sec.
2 min. 11 sec. in meno rispetto a ieri.
Dall’ultimo solstizio, il sole dura 43 min. 56 sec. in meno.
Rispetto al prossimo solstizio, il sole dura 6 h. 3 min. 30 sec. in più.

Quasi tre quarti d’ora di sole in meno, mi accontento. Mi devo anche accontentare di 0.2 millimetri registrati dalla stazione meteo di Basaluzzo, forse qui che siamo qualche km più a sud ha fatto un millimetro, lo vedrò domattina.

Sono solo le briciole di quando è venuto a meno di 10 km da qui, verso Gavi dove ha piovuto ben più intensamente, infatti questa sera si sente il Lemme, che fino a questa mattina era un rigagnolo silenzioso.

La freccia mostra dove inizia, dove si è formato il temporale che poi si è sviluppato nella direzione indicata. E’ un clichè abbastanza frequente, con variazioni di intensità e durata a seconda dei casi.

Qualche minuto di precipitazione e poi è tornato il sole. Domani l’erba sarà un po’ più verde.

Questo post partecipa al concorso “Ma che cazzo me ne frega”

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Due gocce.

Era nel punto giusto, ma l’energia disponibile era scombinata, dunque il temporale nato alle falde del Beigua si è diretto verso di noi ma ha mollemente piegato verso est, dissolvendosi e schivandoci prima di arrivare. Nella stessa identica posizione si sono formati quelli che hanno cagionato le ultime due alluvioni nel novese, ma i numeri in gioco allora erano ben diversi. Non avrei voluto qualcosa di simile, ma una via di mezzo si.

Insomma non piove, cazzo. I modelli nei prossimi giorni vedono una certa ripetitività di questa configurazione che va venire il finimondo sopravento alle Alpi, e da noi solo un po’ di vento e qualche tuono lontano. Poi cambia tra una settimana e da noi il buco diventa non piu quello sottovento agli Appennini ma sottovento alle Alpi. Insomma una inculata che comunque la si giri, è secca.

Sono dolorante; mal di testa, male al collo, anche una leggera indisponenza intestinale. Poi c’è il dito indice della mano destra che la mattina è bloccato, riesco a muoverlo appena e poi scatta come un meccanismo a molla, facendo male. Dopo qualche esercizio ed un po’ di digitopressione che sicuramente serve a meno un cazzo, la funzionalità riprende quasi completamente, ma ormai un certo disagio al dito è costante.

Stante che la mia autostima è sempre in riserva fissa, ecco due foto che ho mandato a Miriam con whatsApp. Anche lei mi ha mandato una foto che ha del terrificante, ma per questioni di privacy non pubblico. Invece io mi espongo al pubblico lubidrio, questa composizione potrebbe fare il giro del mondo come prova che il COVID ha effetti collaterali disastrosi, anche per chi non l’ha preso, forse.

Ieri notte a Genova quel cantante che si chiama Manu Chao s’è messo a suonare nei vicoli ed avendo rotto il cazzo a chi voleva dormire è intervenuta la forza pubblica. In quel verminaio che è Facebook ho commentato dicendo che andava tutto bene, però alla decima cover di “me gusta la lasagna” s’è messo a cantare in falsetto come i Bee Gees ed allora hanno chiamato i Carabinieri. Apriti cielo; probabilmente il tizio è un’icona per i sinistrosi trinariciuti perchè “canta per i più deboli” ed allora mi sono preso una serie di maledizioni come se avessi insultato la mamma di questi illuminati. Ma fare sesso ed essere meno incazzati no ?

Il pozzo che alimenta la Pozzanghera continua a fornire circa 1.500 litri di acqua al giorno, ma il livello continua a scendere, se non interviene l’agricoltore con la cisterna sono cazzi.

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