CULMV

Ossia Compagnia Unica lavoratori Merci Varie, la struttura che da circa 100 anni fornisce la manovalanza per il carico e scarico delle merci dalle navi nel porto di Genova. Un pezzo di storia di Genova, amata & odiata, strumento di ricatto dell’allora Partito Comunista Italiano, strumento di difesa dei diritti dei lavoratori portuali, i camalli di Genova, riconosciuti dai comandanti di tutte le navi come tra i più bravi rizzatori e fardaggiatori del mondo. Parlo di alcune decine di anni fa, quando la “sala chiamata” era un luogo di culto.

Oggi ci sono stato per accompagnare una persona a fare la sua seconda dose di vaccino, adesso l’HUB vaccinale ha una sede proprio li. Dunque desumo che la sala chiamata sia una metodologia di lavoro superata. Chissà chi chiama i mancinanti oggi, anzi chissà come si chiamano in linguaggio burocratico odierno. “Addetti specializzati alla manovra delle gru” forse. E chissà cosa penseranno i muri che dopo aver ascoltato assemblee infuocate, le grida di Paride Batini, oggi vedono la somministrazione di un vaccino che combatte un virus mortale che ha ucciso milioni di persone ovunque nel pianeta.

Muri assolutamente decadenti, lasciati all’incuria ed all’abbandono. Affascinanti, ricchi di storia ma cadenti a pezzi. Io credo si dovrebbero ristrutturare a spese dei contribuenti, ci dovrebbero portare le scolaresche. Vabbè, ho uno sbotto di malinconia socialista senza davvero mai esserlo stato, anzi Batini era il “nemico” quando ho iniziato a lavorare in porto. Oggi mi sento di dire che ci vorrebbe qualche Batini in più.

Anyway… sono seduto su una delle panchine di ferro vicine al bar, nella piazzetta dove ci sono i club di Genoa e Sampdoria. In una panchina vicina si siede quello che altro non può essere che un camallo in pensione. Capelli e baffi bianchi, il sorriso del pensionato tranquillo, si saluta con tutti quelli che passano, altri pensionati che probabilmente hanno fatto del bar il loro posto di ritrovo.

Passa un tizio sulla quarantina, si salutano e l’argomento verte subito sul vaccino. Il giovane è un dichiarato NO VAX che con orgoglio afferma che non ha fatto e non farà il vaccino. L’anziano cerca di far valere le proprie ragioni sul vaccino che ha fatto serenamente, ma il giovane non molla. Discutono un po’, non vorrei degenerasse perchè i toni salgono, soprattutto il giovane alza un poco la voce. Ma alla fine si salutano e l’anziano camallo si alza e si dirige verso il bar, mi passa vicino.

Io non resisto e gli dico, in genovese che non so scrivere e dunque riporto in italiano “Il tuo amico mi pare abelinato come tre dell’UNPA”. Non so quale circuito neuronale mi si sia attivato per tirar fuori una espressione che mi diceva mio nonno cinquanta anni fa.

L’anziano si volta verso di me, allarga le braccia e mi dice in equivalente italiano “E’ proprio scemo, cosa gli avranno fatto alla testa, e duro ma tanto lo dovrà fare prima o poi”

Fine del siparietto, intanto la seconda somministrazione del vaccino è stata rapida ed indolore, ci vediamo alle prossime dosi.

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