Dalla Padella Nella Brace?

Ad un’ora di volo da New York si insegue il Sole all’orizzonte ma invano, alla fine vince lui e tramonta.

Evito accuratamente di parlare di politica italiana ed anche di quella americana. Tuttavia nella attuale situazione contraddittoria e confusa, direi, della politica USA, tra una settimana ci sono le elezioni del prossimo sindaco di New York. Tra jet lag e stanchezze varie mi sono dilettato nel guardare un po’ di campagna elettorale in televisione. Se a Washington ci sono personaggi che sembrano caricature, a New York non sembra molto diverso. Cambia il colore, ma la musica mi sembra la stessa; populisti da operetta che offrono al popolo bove una favoletta pronta a trasformarsi in trappola per polli. Sono leggermente avvilito.

Un trend che mi pare si stia affermando da queste parti è la nascita di musei basati quasi esclusivamente su l’intelligenza artificiale e sofisticati sistemi di realtà virtuale. Oggi ne abbiamo fatto una scorpacciata.

Nel breve video si sente qualcuno che urla perchè questo tipo di immagine compare spesso nei suoi peggiori incubi notturni. Oggi tra l’altro è stata la prima giornata fredda di questo autunno. Qualcuno, lo stesso qualcuno che urla per un’onda virtuale, ha espresso fastidio per le temperature che ha giudicato polari, circa 15° centigradi.

Io sono la figura nella foto. C’erano anche una spiaggia con le onde che si infrangevano sul pavimento, un bosco dove camminando si spostavano le foglie gialle per terra, una visita nel museo d’Orsay (Parigi) ed altre cose da Fantasy al quadrato che mi sognerò per diversi giorni.

Leave a comment

Le protezioni.

Ho messo le protezioni ai cinque nuovi arrivati, adesso sono più tranquillo. Nel trapezio dove ho seminato l’erba, stanno spuntando delle minuscole foglioline che potrebbero essere quelle cose che ho messo. Presto per dirlo, qualcosa però sta nascendo.

Mi ha già telefonato il Consulente Biologico che ha guardato la webcam. Mi ha confermato che l’Ontano si pronuncia con l’accento sulla a e non sulla o come pensavo io. Anche il vivaista l’ha chiamato ontàno e non òntano. Però òntano mi piace di più, scriverò alla Crusca lamentandomi. Il mio telefono invece è ancora più categorico, l’intelligenza artificiale sta diventando inquietante.

Leave a comment

Il plastico

Molte delle cose che da bambino sognavo di poter avere, oggi su Internet ci sono.

Ho ordinato qualche giorno fa da una ditta tedesca il plastico di Basaluzzo, zona Pozzanghera Fangosa.

Non è accuratissimo, ci sono alcune imperfezioni; non viene evidenziato il Rio Biscia probabilmente perchè nascosto dalla boscaglia. Ci sono due strade che non esistono, ovvero sono tracce nei greti del rio Tassarolo. Non ho capito come differenziano il colore, non mi sembra ci sia corrispondenza in relazione al tipo di terreno, se boschivo o coltivato. Ed infine non ho elementi per giudicare l’accuratezza delle quote altimetriche, grosso modo direi che sono plausibili. Insomma, si può migliorare. Non viene evidenziata proprio la Pozzanghera (errore gravissimo in quanto elemento cospicuo e fondamentale) mentre mostra decisamente un pollaio di 9 mq. E’ comunque un grazioso soprammobile che adesso è in bella mostra sulla mia scrivania in ufficio a Genova.

Leave a comment

La prima pioggia.

Diversi significati di “prima pioggia”.

  1. La prima pioggia è quella che per qualche tempo ha infastidito/coinvolto alcune amministrazioni comunali in giro per l’Europa una trentina di anni fa. La prima pioggia nelle città con traffico veicolare, scorre verso i tombini portando appresso idrocarburi, olii minerali, polveri di metalli pesanti più altre schifezze immonde. Allora si erano studiati sistemi per raccogliere le “prime acque” separandole per mandarle poi in un impianto di depurazione specializzato. Dopo un certo numero di mm di pioggia caduti, le acque piovane avevano ripulito le strade, o almeno così si assumeva, e finivano nei fiumi o nel mare senza ulteriori controlli. Non so come funzionassero i sistemi e sulla base di quali calcoli teorici o pratici, ma non so se oggi ci sono città che fanno davvero la raccolta delle prime piogge.
  2. Dopo tre settimane di seccume, a Genova questa mattina ha iniziato a piovere debolmente. Se piove a Basaluzzo, l’aria si riempe di profumi bellissimi. A Genova invece sembra di respirare in un assorbente dove vi hanno pisciato cento cani. Se la pioggia continua, l’urina insieme a tutte le altre schifezze finisce nel mar Ligure. Solo dopo un po’ di pioggia abbondante l’odore sui marciapiedi scompare.

4. La prima pioggia che cade dopo lo spostamento della webcam sul palo. Risalta il colore delle foglie del tiglio ed in genere di tutte le foglie gialle della foto.

5. La prima pioggia mi ha inzuppato le scarpe. Arrivato in ufficio le ho messe di fronte ad una stufetta elettrica per asciugarle. Il calore ha sciolto la colla che teneva unita la suola alla scarpa. MAI usare una stufetta elettrica per asciugare le scarpe. Scarpe da buttar via, ma tornando a casa passerò per un ciabattino per vedere se riesce ad aggiustarle.

5. Prima neve in alta Val Susa, primi fiocchi altresì definibili come “cacche di piccione” . Ho chiesto aiuto per spegnere e riaccendere il router, ha funzionato ed ora la webcam di Sauze è up and running.

Leave a comment

Cinque?

Ammetto che non me l’aspettavo. Nulla di straordinario, ma ormai ho un orientamento neuronale che mi ha alzato la sensazione di freddo a 15 gradi. Ossia, fa così caldo in estate che la mia soglia di considerazione di una temperatura “fredda” inzia dai 15° a scendere.

Dunque vedere 5.1° sul termometro a sonda mi sorprende, anche se mi rendo conto che dovrebbe essere normale il 18 di Settembre all’alba, o almeno lo era cinquanta anni fa.

Quando questi alberelli saranno cresciuti e grandicelli, io sarò già morto. La cosa non mi rattrista, ma i prossimi li metto alti almeno quattro metri, e che cazzo. E penso che lottizzerò tutto questo pezzetto di prato, un poligono che confina a nord con il Pratone, ad est con il Cerchio Inutile, a sud con la Pozzanghera Fangosa infine ad ovest con la oasi Alberi Di Natale. Ce ne stanno ancora dieci. GROSSI.

I paletti servono per sistemare una rete di protezione intorno ad ogni singola pianta per impedire a quei cazzetti di mini conigli di mangiarsi la corteccia. Non ho passato l’esame di “piantare i tutori dritti” e si vede.

Leave a comment

Le ultime cinque.

Cinque delle sei piante nuove sono a dimora. Manca un carpino nero che andrà in un posto diverso, ma per il momento la Pozzanghera beneficia di cinque nuovi vicini.

I buchi sono a due livelli; un livello più esterno che serve per raccogliere l’acqua piovana ed un livello più profondo dove sarà messa la pianta vera e propria. Questo sistema è totalmente aleatorio, nel senso che mi sono messo in testa che funziona ma al lato pratico non so proprio. Mi serve sicuramente per scavare di meno in questa terra dura. Scavo un buco di pochi centimetri cubici ma viene fuori un metro cubo di terra pesantissima che devo portare via con la carriola.

Riempo i buchi con terra da prato, credo la migliore che si può trovare sul mercato. Le ho messe ad una distanza tra di loro molto maggiore di come faccio normalmente, per una volta seguo il manuale del perfetto piantatore di alberi.

Questo è l’Ontano. Come per tutte le piante, il buco è tale per cui la pianta è leggermente sotto il livello del terreno circostante. Penso sia utile per raccogliere l’acqua piovana.

Il capodanno del 1985 (o 1986) nella casa di villeggiatura dei miei genitori, avevo fatto una festa. La casa aveva bisogno di una tinteggiatura delle pareti, già che c’eravamo, perchè non invitare qualche amico? Avevo invitato molti amici ma erano arrivate anche molte persone che si erano imbucate. Nulla di trascendentale, allora era una cosa abbastanza consueta, parlo degli imbucati. La festa era andata avanti fino a notte fonda e si erano tutti molto divertiti. Non avevo mai dato una festa e quella è stata l’unica. Ancora adesso mi domando qualche combinazione di circuiti neuronali mi avesse convinto ad organizzarla.

A distanza di quasi quarant’anni un mio amico, che era alla festa, mi ha casualmente raccontato che quando era andato via verso le due del mattino era entrato nella stanza dei miei genitori per riprendersi il cappotto e vi aveva trovato una ragazza che nonostante una gamba ingessata, si stava facendo trombare da un tizio. Sui cappotti.

Allora non conoscevo questa tipa, l’ho conosciuta e frequentata incidentalmente per qualche tempo dopo una decina di anni, ma non l’ho riconosciuta ed ovviamente non sapevo della sua prestazione alla mia festa, perchè lei ed il suo amante erano imbucati ed io non ero entrato nella stanza dei miei genitori.

Sto pensando però al proprietario del cappotto che andando via quella notte vi ha trovato delle macchie. Chissà se ha capito che era sperma, o muco vaginale, o entrambi. O avrà pensato che fosse stato un piccione. Un gabbiano? Comunque era un uccello.

Il tramonto in contemporanea ripreso da una webcam a Genova ed una a Basaluzzo. Meno male che ho chiarito di cosa si tratta altrimenti potrei confondermi.

Leave a comment

Il mio primo Ontano.

Non vengo mai via a mani vuote dal mio vivaio di riferimento. Questa volta ho pescato negli avanzi che restano in vaso e nessuno li acquista perchè sono meno belli o un po’ scivertati o troppo piccoli.

Ma poi è il piacere di parlare con il vivaista che mi chiede come stanno le piante che ho acquistato lo scorso inverno, si parla dunque di temperature anomali, di acqua, tasse regionali per i pozzi. E di alberi.

In questa carriola svetta per foglie un Ontano. Mi piace il nome ed è il primo che metto a dimora. Non so nulla di lui, prima o poi andrò a cercare on line per rendermi conto che la terra non va bene, l’esposizione neppure ed ha bisogno di tonnellate di acqua per sempre.

Poi c’è un Carpino Nero, due Aceri Platanoidi ed uno nel vaso grosso che è cresciuto spontaneamente e di cui non ricordo mai il nome, ne ho già due grandicelli, prima o poi mi verrà in mente. C’è anche una sesta pianta perchè so di averne prese sei ma non ricordo che cazzo sia.

Andando da vivaio avevo deciso preventivamente dove metterli. Tornando dal vivaio ho cambiato idea dieci volte. Dovrò in ogni caso decidere PRIMA di fare i buchi.

Ho chiesto all’Intelligenza Artificiale quanto ci mettono i fiori di prato per germogliare. La risposta è stata “normalmente da due a quindici giorni, poi ci sono i semi che compra Menada che impiegano da sei mesi a diciotto ma col belino che crescono perchè nel frattempo le formiche hanno mangiato i semi ed il terreno è diventato come quello nel Salar di Atacama”

Leave a comment

De Pezzentis.

modalità<SFOGO> ON

Da: Stefano Menada
Buongiorno,

mi spiace che questa gestione vada via, erano bravi e gentili. Mi rendo però conto che è difficile gestire il ristorante se una parte dei soci pretende di essere servita in guanti bianchi e spendere meno di quanto si spende all’Autogrill di Ronco Scrivia. Spiace anche dover rilevare la presenza di soci che ritengono di non pagare il servizio bar, o pagarlo se e quando si ricordano.

Forse alcuni soci dovrebbero rivedere la loro appartenenza alla nostra associazione e trovare una collocazione a loro più idonea, una bocciofila o una SOMS, strutture decorosissime frequentate da persone simpatiche che probabilmente consentono loro di risparmiare qualche euro. 

Per quanto riguarda la nostra associazione, auguro al Consiglio di trovare presto una alternativa alla gestione del ristorante altrettanto valida.

Un cordiale saluto
Stefano Menada

Mi viene detto che questa circostanza si verifica in tutti i club, associazioni o comunioni di persone di Genova e, questo lo aggiungo io, di Italia, forse del pianeta e financo in buona parte del sistema solare, pianeti anche gassosi.

Ma il mal comune non mi garantisce il mezzo gaudio. Mi irritano le persone con le quali condivido l’appartenenza a quale associazione che talvolta ostentano cospicui patrimoni ma poi si comportano da barboni, pezzenti. Costoro pretendono che al ristorante venga servito un “menù sociale” ad un prezzo ridicolo, che difficilmente copre le spese del gestore. Ancora peggio, alcuni consumano al bar e dicono di mettere in conto, poi quando il gestore chiede gentilmente di saldare il conto, questi straccioni negano di aver consumato. Al prossimo gestore dovrà essere raccomandato di far pagare le consumazioni al bar seduta stante, anche a quei cazzo di bambini che prendono il cazzo di cornetto e dicono “paga la mamma” e poi la stronza non paga perchè i cazzo di bambini non dicono alla mammina di aver preso il cornetto del cazzo.

Ho mandato la mail alla direzione in risposta al comunicato con il quale informano i soci che la gestione se ne va. Ieri sera sono andato a cena e le persone che gestiscono il ristorante, ottime persone con una impeccabile reputazione, mi hanno spiegato perchè lasciano. E non è la prima volta che succede.

modalità<SFOGO> OFF

Leave a comment

Arichikulukatomo

Tra le varie cagate innoque che si trovano on line, il nome Stefano in giapponese è la parola nel titolo. E ci sono diversi con questo nome su Instagram e Facebook, Stefani che lo hanno scoperto prima di me.

La futura webcam numero due di Grange è up and running. La somma di errori che avevo fatto nella prima configurazione riempirebbe un elenco del telefono (che non esiste più).

Adesso devo SOLO avere tempo di andare a Grange ed installare la nuova webcam, che potrebbe anche andare in streaming.

Leave a comment

Grange 2

La webcam è ferma dal 30 settembre, dopo qualche accertamento elementare credo sia il router che si è rotto. Intanto il router di Basaluzzo è stato sostituito con quello marcato Eolo per poter avere la linea telefonica ed ora è pronto per sostituire a propria volta quello di Grange. Il cerchio quadra e si chiude.

Con l’occasione sto preparando una nuova webcam HIK che si affiancherà alla Mobotix esistente. Oggi in ufficio ho configurato i fondamentali della Grange 2, ma il menù che gestisce l’amministrazione è cambiato. Ho impiegato ore di fatica per imparare a settare correttamente le HIK precedenti ed ora nelle nuove release il menù dovrebbe essere user friendly ma ho dei problemi, tanto che non sono riuscito ad accedere al server di Aruba.

Allora ho portato la webcam a casa e l’ho collegata al router. L’idea era quella di copiare la sintassi ed i comandi della webcam del Lido, sperando di far funzionare la nuova. L’indirizzo IP che ho assegnato in ufficio alla nuova webcam è 192.168.1.65 in onore dei miei 65 anni a febbraio. Ma sul router di casa quando attivo la webcam viene letta dal router come 192.168.1.111 e viene chiamata Redmi note 5G, che ho scoperto essere un cazzo di telefono. Poi provo a collegarmi ad entrambi gli indirizzi e, ovviamente, un beato picocazzo.

E’ la prima volta che mi capita una roba del genere, non so davvero a che santo votarmi. A breve proverò lo stesso collegamento sul router di Basaluzzo, vediamo cosa succede, ma soprattutto

Leave a comment