La banalfoto della sera.

E’ davvero una misera pozzanghera, semivuota, paludosa. Eppure io oggi ho passato quasi l’intero pomeriggio a fissarla, pensando a cose belle e brutte, poi mi ha colto il freddo e sono rientrato in casa, perchè se per sbaglio mi dovesse venire una qualsiasi, banalissima forma da raffreddamento, uno starnuto, un colpetto di tosse, un brivido di freddo, Miriam mi chiude in uno sgabuzzino ed aspetta 15 giorni prima di farmi uscire.

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Solo su questi schermi.

Questa foto è carina ma nulla di più. Certo, io l’apprezzo particolarmente perchè è uno dei miei adorati alberi, ma foto di alberi in autunno ce ne sono a trillioni, molto, ma molto più belle di questa. Eppure se io la metto su Instagram ricevo apprezzamenti sotto forma di “likes” o non so bene cosa. Io non conosco la razio di Instagram; se uno vuole vedere delle belle fotografie non segue me ma un fotografo professionista. Oppure io seguo un amico che mette le foto sue, della famiglia, dei bambini (anche se sticazzi alla massima potenza) della sua casa e di cose che ci uniscono nell’amicizia. Ma un anonimo albero del cazzo, perchè riceve così tanti segni di apprezzamento ? E poi, quelle persone che non conosco e mi seguono, perchè mostrano considerazione per una mia foto bruttina ? Amici di amici che si sono sentiti per WhatsApp e si sono scritti “segui menada che mette delle foto bellissime”. Non credo proprio. E poi, ultimo dei misteri, alcune gnocche che si sono messe a seguirmi, il loro profilo è privato e per vedere le loro foto dovrei seguirle a mia volta. Escort ? Atleti bielorussi di lotta Greco-Romana travestiti ?

E poi c’è Facebook, dove molte persone mettono le foto mentre mangiano la polenta, mentre sono in una città d’arte, la loro gita sui monti, il cane il gatto. Piuttosto che una anonimissima quercia sarebbe più comprensibile mettere una foto mentre taglio l’erba con il trattorino. Nemmeno a Miriam interessa, Facebook è un immenso serbatoio di cose in buona parte inutili se non dannose. Caratteristica di questo blog è che la mia ostentazione è davvero orientata solo a me stesso, ed incredibilmente riservata ad un pubblico inatteso che decide scientemente di leggere queste pagine inutili. Non è una piattaforma con 3 miliardi di iscritti, è una cagata letta da un numero di persone che non credo superi le 10 unità. Persone che rispetto e ringrazio, ma che sono destinate a leggere e vedere foto veramente inconsistenti.

E non solo una banale quercia, ma anche la foto che mi riprende mentre sono sul trattorino e taglio l’erba. Sembra che io stia per travolgere la Metasequoia. Sono anche ingobbito. La faccia è quella di sempre e non può migliorare.

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5.7

Oggi a Genova il giorno dura 11 ore e 57 minuti, ossia meno di quanto dura la notte. E’ così da svariati milioni di anni ma io, ridicolo essere umano, cito l’evento come se fosse chissà cosa. E sono 5.7° il che vuol dire che il ciclo della natura questa mattina sta dando una bella scoppola a vespe e zanzare. Avrei voluto salvare i dati di Basaluzzo, me ne sono dimenticato.

Negli ultimi 10 giorni il Pozzo Nuovo ha dato in media 1529 litri di acqua al giorno; forse, dico FORSE il bilancio della Pozzanghera è tornato positivo, ossia non si starebbe più svuotando. Vuoi le temperture basse, la pioggia di ieri ed io pozzo, il livello magari ha smesso di scendere.

Una veloce ed inoffensiva ancorchè totale ed assoluta perdita di tempo in questa fresca e cristallina giornata autunnale. Lo stemma della Pozzanghera Fangosa.

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Un po’ di sollievo.

Alla fine dell’evento direi che 12 millimetri sono caduti. Il valore mi consente un timido sorriso, mentre la rilassatezza tipo post-coito mi arriva solo oltre i 30 millimetri. Mi accontento.

La mappa delle precipitazioni è chiara; ad est il libeccio, ad ovest la tramontana, nel mezzo una linea di convergenza con fulmini, pioggia e vento persistente.

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Ecco qui.

Puntuale come il 740, ecco la classica foto dell’albero le cui foglie assumono la caratteristica livrea autunnale e sticazzi. Questo in particolare è l’ultimo arrivato, messo a dimora un mesetto fa per fare ombra in uno spazio dove non ero riuscito a far crescere un albero per somma di errori.

Sul libro del forestale tedesco leggo che gli alberi tolti dalla propria sede e trapiantati altrove non saranno mai in grado di crescere tanto e bene in quanto per l’espianto sono state recise le punte delle radici, sede dell’intelligenza sensoriale dell’albero. L’albero condurrà una vita modesta, impossibilitato com’è di espandere il proprio impianto radicale e dunque dipenderà sempre dall’irrigazione artificiale, le iniezioni di steroidi ed ogni tanto da una massaggiatrice che pratica l’happy ending. Oggi c’è nebbia, che tutto sommato non è un delitto, anzi tiene il prato umido.

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Piccolo guastatore.

Questo è un platano davanti a casa che ho messo a dimora una decina di anni fa. A circa un palmo dalla terra ho notato un buco e del liquido che ne usciva. Ho ripulito dai residui che si accumulavano nella ferita ed ho infilato del filo di ferro nel buco, sono andato su per 30 centimetri abbondanti. Ho prima ravanato con il filo di ferro, poi ho preso un tubicino di plastica e sono salito fino a fondo corsa, ho collegato dall’altra parte lo spruzzatore a pompa e dopo pochi secondi ha iniziato ad uscire della roba indecifrabile, infine è uscito l’ospite, l’autore del buco.

Questo piccolo stronzo si stava scavando una galleria dentro il tronco. Non so se avrebbe ucciso la pianta a lungo andare, ma pare che sia mortale per i meli.

Il rodilegno giallo

Il rodilegno giallo è un lepidottero che, allo stadio larvale passa da un colore rosato a un colore giallo con dei puntini neri sul dorso; la farfalla, invece, ha un’apertura alare di 70mm nelle femmine e 40mm nei maschi, le ali sono bianche con chiazze nere e il torace è ricoperto da una peluria biancastra.

Il ciclo biologico del rodilegno giallo si completa in uno o due anni:

  • dopo la schiusa delle uova, deposte nelle vecchie gallerie o all’interno di lesioni del tronco, le larve svernano durante il primo inverno
  • entrano ed escono dalle gallerie, andando ad attaccare organi legnosi sempre più grandi
  • durante l’estate successiva le larve possono sfarfallare, oppure rimanere allo stadio larvale per un secondo anno
  • le larve che decidono di svernare all’interno dei tronchi anche durante il secondo inverno, sfarfalleranno dunque il terzo anno

fonte: https://www.noisiamoagricoltura.com/verme-nel-tronco-del-melo/

Spero di aver definitivamente eliminato la minaccia dal platano, ho irrorato abbondantemente la ferita con una soluzione di verderame, poi ho chiuso il buco con un tappo di carta assorbente ed infine sigillato con dello stucco. Spero la pianta riesca a guarire senza infezioni interne.

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Ennesimo liscio. (doppio)

Il temporale è poi sfilato nella direzione della sua lunghezza, ossia verso Nord Nord-Est. Nella Pozzanghera sono cadute una decina di gocce per metro quadrato, il vento ha spostato un po’ di foglie secche.

Dopo un’oretta la storia si ripete, questa volta da sud. Poi si ripeterà a nord, poi sud e così via. (aggiungere imprecazione a scelta)

Le due Rosse che mangiano gli sfridi del taglio dell’erba sulle sponde della Pozzanghera. In realtà c’è del photoshop, una delle due appartiene ad una seconda foto, poi cucite con abile sovrapposizione di un frammento. Però la sostanza è quella. C’è un terzo temporale che è sulla traiettoria per arrivare qui, ma probabilmente si dissolverà prima di entrare nell’area comunale.

Photoshop al massimo, good effort but poor result.

Però a Genova diluvia, come nella norma.

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Confido nelle BOLAM.

Il modello BOLAM per le prossime ore vede pioggia a Basaluzzo. E’ l’unico, gli altri vedono il solito nulla pneumatico. Forza Bolam, conto su di te.

E poi ho iniziato a leggere il secondo libro sugli alberi. Il primo, di un autore italiano, dopo un inizio promettente scivolava verso l’esoterico, parlando dell’intelligenza degli alberi. Questo ultimo libro invece sostiene che gli alberi si parlano tra di loro.

Io sono il primo a ritenere che gli alberi siano macchine sofisticate che gestiscono la propria esistenza con meccanismi di interazione con l’ecosistema che ancora oggi non conosciamo del tutto, sono in giro da qualche milione di anni, sapranno bene come vivere e riprodursi ed espandersi. Non come noi umani che non abbiamo idea di come ci si rapporti all’ecosistema circostante, con risultati che dovrebbero essere noti a tutti. Da questo punto di vista in effetti gli intelligenti non siamo noi.

Molta gente abbraccia gli alberi; io adoro gli alberi, ne ho messi a dimora più di mille in questi anni non per farne legna da ardere ma per vederli crescere, per vederli integrati e scambiare mutuo beneficio con altre piante ed uccelli, animali. Ma al di la del simbolismo del gesto di abbracciare un albero, la mia interazione con essi trova la propria massima espressione nel dar loro da bere quando sono giovani, potare i rami danneggiati. Sono davvero felice se li vedo sani, robusti. Se gli alberi percepiscono le mie buone vibrazioni nel vederli sani non lo so, non posso escluderlo e posso anche cullarmi nell’idea che tra me e loro ci sia un legame speciale, ma non metto la testa nella terra per sentire i loro fruscii.

Comunque per il momento ho appreso che in Europa secondo questo autore tedesco non esistono più foreste vergini, tutti i boschi sono stati impiantati dall’uomo dopo le deforestazioni selvagge degli ultimi secoli. Ad onor del vero avevo letto da qualche parte invece che in Polonia resistono alcune zone dove la foresta è quella originale pre homo sapiens sapiens & sapiens.

Finirò di leggere questo libro, ma spero che vada più nel concreto, altrimenti ne dovrò cercare un altro.

E già, finalmente.

Non ho capito bene qual’è il giro, neppure bene il genere delle persone coinvolte, Kis_ulily è un uomo ?

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Il chicco di caffè.

Ogni tanto, pur percependo la necessità di perfezionare una sessione specifica, devo impegnare molte risorse. Sono costretto ad esercitare una pressione spaventosa, emetto sbuffi e lamenti, divento rosso in faccia, a volte mi viene mal di schiena, ondeggio avanti e indietro con lo scopo di facilitare la motilità. Il risultato però, malgrado l’impegno, è oltremodo deludente. Il volume prodotto corrisponde a quello di un chicco di caffè.

Ecco, le attuali condizioni meteo, pur contenendo molti degli elementi necessari per la riuscita di precipitazioni abbondanti, a Basaluzzo si concludono con un totale di circa 2 millimetri, micron più, micron meno. Il flusso atlantico è ancora attivo, i prossimi giorni potrebbero essere favorevoli, bisogna sperare ed avere pazienza.

Mentre mi lamento sulle condizioni meteo che insistono sulla Pozzanghera Fangosa ed area limitrofa, mi giungono gli echi del televisore, telegiornale. Prenderei a schiaffi metà degli autori di commenti politici sulle elezioni. Sono tra il patetico e l’irritante, la maggior parte di quelli che prenderei a sberle sono quelli che hanno perso. Bambini incapaci di elaborare il dolore della sconfitta, emotivamente incompleti, rabbiosi. Ma anche tra i vincitori ho colto qualche frase alla cazzo. Ma andate a fare in culo (generico)

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Via la vecchia corazza.

E’ autunno ed i colori sono belli. Non belli come nel New England o nei lariceti in montagna, c’è il grigiore derivante dal seccume vigente, ma per fortuna c’è modo di diminuire la luminosità ed aumentare la saturazione delle foto, senza esagerare.

A dire il vero questo è forse l’unico scorcio qui intorno che, ripreso con la giusta angolazione, può assomigliare ad una paesaggio autunnale. Infatti di foto come questa, scattate dalla finestrella nelle scale, ne ho già messe qui alcune decine.

Fino a qualche anno fa sui rotocalchi c’era una pubblicità nella quale la solita gnocca di turno si toglieva un pezzo di biancheria intima tipo reggiseno (non veniva mostrato nemmeno un frammento di seno) che probabilmente le impediva di respirare o la obbligava a parlare solo con le vocali da tanto era stretto. Al suo posto avrebbe dovuto indossare il reggiseno della ditta Taldeitali.

Un momento catartico e bellissimo della messa a dimora degli alberi è appunto quando hai finito di fare il buco, hai messo nel buco la pianta nuova, hai circondato la zolla di terriccio buono, hai messo il tutore ed innaffi.

Ma c’è anche un secondo evento che a me piace particolarmente; il momento in cui togli il tutore. Il tronco dell’albero viene finalmente liberato dalle maglie che lo riteneva. Dai legacci cadono a terra gli innumervoli insetti che fanno il nido tra legacci e tronco e nei nodi. Oggi ho liberato 11 Tigli intorno alla Pozzanghera. Questa è la stagione migliore perchè ci sono poche foglie e se per sbaglio ci fosse una sventolata, il rischio di sradicamenti è molto residuale.

Salvo situazioni eccezionali, in genere il tutore non credo danneggi la pianta. I legacci sono in genere abbastanza elastici da permettere l’accrescimento della corteccia per quei due – tre anni che servono. Però io ho la sensazione che invece gli alberi patiscano i tutori, sensazione basata sul nulla, ma quanto basta per non vedere l’ora di toglierli.

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