

Il termine “terminale” ricorda scenari ben più drammatici. Ma in questo caso dicasi velocità terminale la massima velocità che un qualsiasi oggetto può raggiungere cadendo in un fluido data l’attrazione terrestre. Se l’oggetto in realtà non si muove rispetto al suolo è perchè il fluido nel quale cade viaggia alla velocità terminale in direzione contraria alla forza di gravità. E’ così che si galleggia come uno stronzo sull’acqua, ma qui c’è un ventilatore bello potente che crea un vento di oltre 200 chilometri all’ora che ti tiene sollevato, chiaro no?

Al primo giro, durata un paio di minuti, non so come avevo un male boia alla spalla. Avevo dovuto firmare un disclaimer nel quale, tra le altre cose, ho affermato di non aver subito operazioni e danni alle spalle. In effetti non c’è scritto se “avete qualche cazzo di patologia classica dell’invecchiamento”. Probabilmente tenevo le braccia in un modo errato. Nel secondo invece nulla. L’istruttore non ti molla se non per qualche brevissimo istante; se sbagli qualcosa nella posizione, tipo ti giri o abbassi una gamba e perdi la stabilità, potresti venir proiettato contro le pareti o prendere il volo e restare attaccato alla griglia sul soffitto fin quanto non spengono il ventilatore. Poi ti devono staccare come una mosca sul parabrezza di un’auto.
Questo è il filmato fornito dalla struttura. Stona la musica eccitante e dietro il tizio che passa l’apirapolvere; rovina l’atmosfera da sport estremo, ecco. Miriam ha provato a fare un filmato, ha premuto il tasto del film ma non quello che lo avrebbe fatto partire. Aveva una espressione molto preoccupata, temeva mi potesse venire il classico coccolone. Devo dire che a dire il vero, quando sono uscito avevo il fiatone ed il cuore accellerato, non me l’aspettavo. Lo sforzo fisico mi è sembrano irrilevante e l’emozione è stata contenuta. Forse il fatto di percepire lo stato di sospensione nell’aria attiva qualche meccanismo residente in qualche profondo angolo di circuiti nervosi che si ricordano bene di quando eravamo un mammifero che viveva sugli alberi, il progenitore comune che abbiamo con gli altri primati, chissà. Se si saltava da un ramo ad un altro era per sfuggire ad un predatore oppure inseguire una partner per accoppiarvisi, entrambe situazioni che movimentano il cuore eccome, specialmente se il belino duro continua ad incastrarsi nei rami. Sto inventando ovviamente, non sono mai salito su un albero con una erezione, non ancora.

Miriam ha scattato diverse fotografie durante la vestizione e praprazione al “volo”. E poi dopo in un pub a festeggiare con una pinta di Guinness.
Ho anche la foto di Miriam che beve con una espressione di pura felicità. Ma come noto Miriam non vuole che la foto venga resa pubblica. Sono autorizzato solo a mandarla a sua madre con WhatsApp.