Ancora 24 ore di caldo.

Molti ristoranti e fast food hanno tavolini sul marciapiede, ma in questi giorni sono infrequentabili per il caldo. In compenso al chiuso hanno l’aria condizionata di una cella frigorifero, dunque per Miriam sono improponibili. Dunque mi avventuro in un supermercato alimentare, dove vendono una vasta gamma di cibi già cotti di estrazione multinazionale. Qualcosa di sano e dietetico per Miriam, io sono più grossolano e cerco pietanze a base di formaggio. Trovo sempre quello che cerco.

Domani l’ondata di caldo termina, la temperatura scende di 15° centigradi in sei ore. Si inizia a deambulare per strada tranquillamente e fare vita sociale.

Verso le 6 di pomeriggio siamo usciti. Eravamo su una panchina dal Pond ed avevo appena finito di dire a Miriam che benchè il cielo fosse minaccioso, il radar non mostrava alcun fenomeno in arrivo.

Ci siamo riparati sotto la tettoia di un baretto, subito raggiunti da un gruppo di messicani in vestiti tradizionali che stavano preparando una sessione fotografica, poi è arrivata una signora con un cane ed altre due persone. Ha quasi smesso di piovere, ho detto a Miriam di andare a casa mentre io dovevo fare un paio di commissioni.

E’ venuta una bulaccata magistrale, ho provato a mettermi sotto un albero come altri passanti, ma dopo qualche minuto durante i quali la pioggia è semmai aumentata, sono andato a casa. Dovevo andare a comperare la minestra di pomodoro da Morton William, buonissima, ma se fossi entrato nel gelido supermercato fradicio come ero, non sarei uscito vivo. Ma sticazzi?

Domani sarà più fresco ma noi emigriamo di nuovo, sperando di non trascinarci dietro caldo, afa, insetti, virus.

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