Nel bel mezzo della pandemia fuori controllo, oggi in Italia abbiamo un “nuovo” governo tenuto insieme con lo sputo ed in USA hanno un nuovo presidente.
Adesso sto per dire alcune opinabili cagate psudo impegnate, perchè non ho voglia di mettere le foto della Pozzanghera. E devo tirare fino alle 11 perchè se vado a dormire prima, mi sveglio a mezzanotte e per riaddormentarmi ci metto ore.
Ho guardato l’insediamento di Biden in televisione in diretta, spettacolo sicuramente più avvincente delle nostre scenette in parlamento. Per i nostri standard la kermesse assomiglia vagamente alla consegna degli Oscar, ma oltre alla forma ed un velo di retorica, c’è anche la sostanza di un programma ben dettagliato ed ambizioso. A me comunque il discorso di insediamento è piaciuto, da cittadino del mondo bovino quale sono mi è sembrato sincero, convinto, onesto e condivisibile. Buona fortuna quarantaseiesimo presidente; la vostra fortuna in qualche modo finisce per riverberarsi anche nella vecchia Europa. Mentre guardavo la cerimonia, ho mandato un paio di SMS ad altrettanti amici a New York ed erano entrambi davanti al televisore. Poi ho seguito altri conoscenti americani su Facebook – nessuno repubblicano – ed ho letto commozione diffusa. Con tutti i difetti e le enormi contraddizioni squisitamente americane, tant’è loro si commuovono e piangono di gioia quando il loro candidato alle presidenziali viene eletto. La cosa sembrerebbe contagiare anche i turisti stranieri; ero sotto il Rockefeller Center alla vittoria del primo mandato di Obama ed anch’io piangevo. Miriam pensava che stessi per avere un infarto. Oh, magari anche i leghisti hanno pianto quando Salvini è diventato presidente del consiglio, in effetti per quanto ne so, i cinquestelle piangono quando vedono in televisione DiMaio. Tra le mura domestiche d’Italia, oltre ad una improvvisa e forte allergia, i miei occhi in genere lacrimano per altri motivi non ascrivibili alla gioia. Ah, Facebook; ho scritto un commento pro Biden su un pagina dove si parla di politica (pagina apertamente liberale) e sono stato coperto di insulti da sostenitori di Trump. Da li si è aperta una diattriba a base di insulti pesanti tra le due fazioni con una decina di commenti rabbiosi. Non rispondo mai alle provocazioni, se poi qualche Trumpanzee si accorge che sono italiano, la dose di insulti nei miei confronti raddoppia. Non hanno tutti i torti, dovrei forse farmi i cazzi miei. Ho la pelosa sensazione di aver già detto le stesse cose quando Trumpet è stato eletto. Mi ero preso una corba di insulti anche allora.
Facebook: se lo conosci lo eviti!
E’ pieno di persone per bene e di gente tremenda, insomma campioni di tutte le razze. Più che evitarlo direi di saltare a pie’ pari le discussioni su argomenti caldi che inevitabilmente finiscono in gazzarra ed evitare di rispondere alle provocazioni. Poi riesco anche a farmi delle risate, ma bisogna essere selettivi sulle pagine e sui commenti. E poi contare fino a 3.000 prima di mandare qualcuno a fare in culo non perchè non sta bene e non è bello, ma perchè è quasi certamente inutile.