Buongiorno.

Questa foto, ieri sul far della sera, mostra un campo vicino a casa. L’agricoltore che lo stava compattando mi ha visto, ha girato il trattore ed è venuto di gran carriera a salutarmi. In realtà ha cercato di investirmi, mi ha inseguito con il compattatore ma io sono salito su un albero e dunque ha desistito. Avrà si e no una settantina di anni, persona cordiale ed onestissima, famiglia di lavoratori della terra da molte generazioni. Ha un cancro, di quelli rari e difficili da estirpare, forse deve essere operato di nuovo, ne parla come se dovesse andare a farsi togliere un dente, tanto, dice, prima o poi comunque si deve morire. E mentre mi diceva queste cose, io ero li ai bordi del suo campo che aveva fresato seminato e compattato con cura e devozione. Mi sentivo l’aria ebete di chi non sa come rispondere e si sente inutile e vuoto, ho abbozzato un sorriso che voleva essere pieno di comprensione, ma credo sia venuta fuori solo una espressione ebete.

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