Più o meno 21 giorni.

Chiuso in casa. Ascoltando i bollettini giornalieri dei morti, dei ricoverati, di coloro che sono in terapia intensiva e di quelli che inevitabilmente vengono respinti al pronto soccorso e tornano in casa, probabilmente a morire.

Non riesco ancora a mettere a fuoco la situazione, soprattutto non riesco a definire i contorni di quello che sta davvero accadendo. Tre o più volte nel corso della giornata passa un fuoristrada della Protezione Civile con un altoparlante che recita “I signori cittadini sono invitati a rimanere in casa…” Da cittadino bovino vorrei convincermi che al paese c’è una guida solida, preparata e determinata a far si che il paese non affondi in una crisi mai vista prima. E’ difficile per me pensare che tutto tornerà come prima, perchè ancora non riesco ad assorbire consciamente come siano cambiate le cose in poco più di un mese. Le immagini di Bergamo dove i camion dell’esercito portano via le bare mi passano dal nervo ottico ma poi evidentemente vengono portate in un reparto del mio cervello che tentenna e forse preferisce proteggermi ed attribuire un valore allegorico, una sorta di film, una finzione cinematografica. Dal poggiolo sento distintamente il rumore delle onde che si frangono sulla spiaggia. E’ bellissimo, non dico di no, ma è soprattutto inquietante, il silenzio è quasi assoluto.

Oggi ho telefonato ad una persona che fa parte delle mie conoscenze istituzionali/professionali che lavora nel campo delle RSA, residenze sanitarie assistenziali. E’ a casa con la moglie, si sono messi in quarantena perchè entrambi hanno sintomi del COVID-19, ma aspettano ancora i risultati del tampone. La situazione delle strutture che gestiscono è molto diversa da posto a posto, in alcune è drammatica, in altre potrebbe diventarlo.

Io dunque sono a casa, credo in salute. Miriam chiude a chiave sua madre per diverse ore al giorno nella sua stanza, così evita di litigare. Poi sta al telefono con amiche con le quali si parla solo del virus e della fine della civiltà occidentale. Il team funziona, ci siamo divisi i compiti. In queste ultime settimane ho parlato poco di lavoro, solo un paio di telefonate ed una teleconferenza, ricevo tutti i giorni dei report che sono sempre uguali, tutti negativi. Il mercato è ai minimi storici e nessuno si azzarda a fare previsioni. L’atmosfera è incerta, ci sono state altre crisi ma questa è assolutamente indecifrabile; quanto durerà, chi resisterà, quanto tempo prima di terminare le riserve patrimoniali e svendere quello che resta.

Tutto quanto premesso, ecco una serie di immagini superflue gettate li, alla cazzo, con commento laconico sotto ciascuna.

Stanza dove c’è la caldaia, la lavatrice e la roba stesa, il cesto dove frutta e verdura si asciugano dopo la decontaminazione. Una delle due camicie che uso dall’inizio della quarantena, acqua di riserva.
Videoconferenza con due amici. Non amo particolarmente il sistema, però ha dei vantaggi, per esempio posso assentarmi, sfilare silenziosamente fuori campo dal raggio della webcam senza bisogno di addurre alcuna scusa e sparire lasciando mia moglie ad intrattenersi con gli interlocutori. Se lo faccio quando gli ospiti sono fisicamente da noi Miriam si incazza e non posso certo farlo se siamo noi a visitare amici.
Al di la di questa collinetta c’è la Pozzanghera. In primo piano la rete anti cinghiali. Le Truppe Rumene mi mandano queste foto, per fortuna ci sono loro che mandano avanti i lavori programmati come dei panzer. Il loro antidoto contro qualsiasi virus consiste in una zolletta di zucchero con una goccia di gasolio tutti i giorni. E chi li abbatte ?
Qui i lavori di ripristino della spalla dopo il taglio di Olmi malati.
Verifica periodica dell’impianto di irrigazione. Ci sono alcune perplessità sulla gestione del sistema di approvigionamento acqua. Due pozzi autonomi ed una cisterna di accumulo, alcune sonde di livello e qualche valvola. Ho telefonato all’elettricista, lunedì farà un salto a vedere, vorrei essere li, che cazzo.
Pecetto di Valenza (AL). La chiesa e, davanti verso il basso, la “Casa Menada”, RSA che porta il nome dei miei bisnonni. Foto gentilmente trasmessami da un cittadino, ex primo cittadino, con il quale ci siamo sentiti per sapere se eravamo ancora vivi.

Il governatore dello stato di New York ha decretato che i lavori edili non essenziali devono fermarsi. Infatti mi sembra che il cantiere che vedo dal soggiorno sia vuoto. Mi azzardo a fare due conti, non è il mio mestiere ma tanto non ho un cazzo da fare. L’impresa di costruzione più o meno spenderà $260 milioni per finire il palazzo. Probabilmente se li è fatti dare da una banca. Oggi una banca in USA impresta i soldi con un tasso del 4.75%. Non so se il costruttore si è fatto aprire una linea di credito per l’intera somma, comunque sia, mettiamo che abbia attinto per un quarto, solo di interessi gli costa circa $9.000 al giorno di ritardo, poi bisognerebbe considerare che lo stipendio alle maestranze credo continui a pagarlo (su questo ho dei dubbi) aumenti di costi del materiale, protezione del cantiere, forse il mancato incasso dei pagamenti di chi vorrebbe acquistare una casa sulla carta ma ritarda perchè non vuole rischiare di vedere i lavori fermi a tempo indeterminato, meno interessi attivi sui propri conti. Insomma una bella merda. Moltiplicata per tutti i cantieri a New York, e sono tanti, solo nella foto se ne vedono due, è un merdone cittadino di dimensioni enormi.

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