Foto vecchie.

In questi giorni di inerzia sto leggendo due libri contemporaneamente, confondendone autori e contenuti, alla fine mi rimarrà in testa un minestrone privo di costrutto, lasciandomi un nuovo vuoto piuttosto che averne riempito uno.

Allora inganno il tempo con occupazioni nuove, per esempio sanificare le consegne di derrate alimentari che potrebbero essere infettate dal coronavirus. Passare l’aspirapolvere o cercare di togliere una macchia da un vetro di una porta usando tutti i prodotti che ho trovato nell’armadio delle scope (la macchia è ancora li). E sfogliare 32.195 fotografie contenute in 456 cartelle.

Questa è una gamba di Miriam. Miriam ha freddo, a prescindere. Questa era l’estate 2003, sopra le Alpi non ricordo bene dove fosse lo zero termico, ma a 2000 metri di gradi ce n’erano 30. E durante le passeggiate a Miriam veniva la pelle d’oca. Il suo ragionamento era; siccome a 2000 metri di quota di norma fa freddo, dunque ho la pelle d’oca dal freddo. Il ragionamento non faceva una grinza, salvo che c’era la temperatura che c’è a Dubai. La pelle d’oca di Miriam è una cosa seria; tutti i suoi muscoli piliferi messi insieme potrebbero tirare un autoarticolato.

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