Stessa spiaggia stesso mare.

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Non mi posso lamentare. Quattro giorni in questo posto sono piacevoli. Eravamo con una famiglia di amici, mamma papá e due figli di 8 e 10 anni che parlano come se ne avessero 16 perché vedono sit com tipo Hanna Montana che faceva tanto la bambina poi in un attimo la ritroviamo nuda su una palla di acciaio che dondola con fare ammiccante.

La foto non é manipolata, i colori sono proprio questi. Miriam, con l’acqua alla cintola del basso fondale, é stata avvicinata da un grosso barracuda (che ho visto anch’io). Lui si faceva i fatti suoi, lei in compenso ha dato molto peso all’avvistamento e non ha mostrato particolare apprezzamento per l’incontro ravvicinato.

La cucina locale propone frutta e verdura, riso e carni preparate in modo semplice ma saporito. Il pesce, in compenso, viene apparentemente cotto per ore a calore esagerato. La presentazione é folcloristica, truccano il pesce come se fosse una bagascia cosi’ com’é ricoperto da fette di limone e carote e papaya, ma sembra di mangiare del materiale da costruzione, tipo isolante poliuretanico.

Mi sono trattenuto dall’acquistare la risposta caraibica alla Nutella. Chissá come sono arrivati a determinare il nome, a me sembra la marca di un antinfiammatorio prodotto in veneto. Si vende anche in compresse.

Il viaggio di ritorno in aereo vale una nota. Intanto siamo partiti con 40 minuti di ritardo. Abbiamo aspettato in piedi nel braccio che porta dal terminal all’aereo. Senza aria condizionata, in clima subtropicale. Miriam stava benone, tutti gli altri no. In aereo avevo seduto nella fila di fronte un tipo che probabilmente non era mai stato in aereo. Ha provato ad allacciare la cintura prima annodandola, poi facendo incastrare i due estremi in modo innaturale, poi ha passato le tre ore e trenta minuti di volo con un dito nel naso. Ma aveva una espressione simpatica, sembrava una di quelle brave persone trascinate nella metropoli straniera da parenti malvagi. Poco piú avanti una famiglia con due bambini in etá tra i 4 ed i 6 anni che hanno strillato e pianto per l’intera durata del volo. Il padre aveva al polso un orologio apparentemente d’oro massiccio grande come la flangia di un gasdotto. Sparsi per l’aeromobile numerosi altri burini ambosessi vestiti griffati con pettinature alla moda e solito dispendio di piercing e tatuaggi come se da quelli dipendesse la loro sopravvivenza. Al mio fianco un cinese, comunque un orientale. Sembrava distrutto dal sonno, ha cercato di dormire ma il tipo vicino a lui era enorme ed é andato in bagno 5 volte costringendo il malcapitato ad alzarsi tutte le volte per evitare il rischio di venire stritolato durante il passaggio nell’angusto spazio tra gambe e sedile anteriore.

Mi sono fatto l’idea che in realtá l’individuo fosse scappato da Wuhan facendo scali nei piú impensabili luoghi del pianeta, arrivato in centro America da Ushuaia via Bogotá e finalmente approdato a New York con il suo carico di coronavirus letale. E sedeva vicino a me. Mascherava il malessere ma era visibilmente provato. Si é messo la mascherina solo dal nastro per la raccolta dei bagagli e probabilmente in queste ore sta diffondendo la malattia in tutta New York ed io me la porto in Italia tra una settimana.

Per il resto, i soliti animali che pungono per suggere il sangue ed un sole implacabile mitigato solo dall’ombra cercata spasmodicamente e attenzione a mettersi sempre dove c’é vento, se possibile.

Peró ora BASTA. Siamo rientrati felicemente, io in modo particolare, a New York dove il termometro segna zero gradi centigradi e c’é un pallido sole. Ho fatto una offerta a Wikipedia ed una a Bernie Sanders che nel dibattito di ieri sera ha fatto una bella impressione e forse sará il front runner dei democratici. Anche se nel complesso i Dem sono talmente scemi e viziati da pecche e divisioni che mi sa che a Novembre si troveranno Trump per altri 4 anni. E comincio a pensare che ben gli sta.

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