Acqua.

Anche questa mattina mi sveglio alle 5, assalito da ansie e depressioni. Mi sforzo di fare mente locale elencando tutte le fortune della vita, inclusa Miriam che dorme al mio fianco, ma non serve. Devo porre un freno al piccolo tormento quotidiano scendendo lesto in cortile ed accendendo la pompa che alimenta la gocciolante. Trascorsa un’ora durante la quale ho verificato lo stato del mondo sulla rassegna stampa on line, esco e vado a controllare quanta acqua c’è alla base dei circa 130 alberelli che questo circuito fornisce. Ci sono 4 circuiti che a turno alimento in modo da dar da bere ad un totale di circa 200 alberelli e 120 piante di rose rugose o canine.

Mi beo del fatto che attraversando il prato non sento erba scricchiolare – ossia secca – ma sento la rugiada. Arrivo ai tre filari di acacie ed immergo le dita nella terra intorno a qualche albero preso a caso e le sento belle bagnate. Questa è pura pornografia arbicolo-rurale. Un’ora per circuito, due volte alla setimana in questi mesi caldi, salvo pioggia. Se tutte le piante sopravvivono a questa estate del cazzo, è un successo ed aumentano le probabilità che possano crescere negli anni a venire.

Ieri sera tornando da una festa campagnola, proprio nel rettilineo sotto casa ho dovuto fermarmi per lasciar passare un famiglia di cinghiali. Per nulla disturbati o intimoriti dai miei fari, mi sono sfilati in direzione Pozzanghera fangosa. Devono prima attraversare un campo e risalire il declivio boschivo che porta alla piana dove ci sono le mie attività vegetali. Stamattina nessuna traccia di scavi e sondaggi nelle mie proprietà terriere e specificatamente nella zona lacustre, meglio così.

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