Persiane

La finestra della cameretta dove ho dormito fino a quando non ho compiuto grosso modo i 15 anni, aveva la persiana. Se quando abbassavo la persiana prima di coricarmi non arrivavo fino in fondo, tra le stecche, rigorosamente di legno, restava un sottile spazio attraverso i quali filtravano le luci dei lampioni stradali. Ne risultava una sorta di canovaccio con delle righe orizzontali. Contavo le righe e per ogni riga contavo i tratti luminosi, più lunghi o corti a seconda delle irregolarità della persiana.

Più o meno, è quanto ho cercato di riprodurre qui sopra. Non ricordo bene quali fantasie attivassi osservando le luci. Ma percepisco ancora oggi le sensazioni che avevo, diluite ma non del tutto, segno che la mia attività cerebrale correlata di allora era molto intensa ed è rimasta, coperta di polvere ed un po’ graffiata, in qualche cluster di neuroni. Era sicuramente una fonte di congetture molto articolate. Forse erano treni, oppure luci di case e paesi in un mondo lillipuziano, un linguaggio da interpretare.

Ci credo che ancora oggi ho dei problemi.

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