Il tempo di Luglio.

Dicono che il clima in questi ultimi due giorni sia stato come lo è normalmente a Luglio. Oltre 30 gradi ufficiali ed umidissimo. Ufficiali, misurati nel mezzo di Central Park, ma basta allontanarsi di un blocco dal verde e 5 gradi si prendono come default, poi in certi angoli della strada dove il sole è particolarmente insistente la sensazione è di 40 gradi, oppure 50 se c’è anche puzza, oppure 60 se c’è puzza ed è appena passato un camion della spazzatura.

Di sera però il clima diventa più mite. La temperatura torna ad essere gradevole. Passeggiare è affascinante, in questa zona ci sono innumervoli ristoranti, sempre pieni, con i tavolini anche sui marciapiedi ed una atmosfera quasi di vacanza.

La foto qui a fianco ritrae un vecchio. Prima o poi dovevo diventare vecchio, ancora grazie che ci sono arrivato ad essere vecchio.

Ma qui ho un aspetto particolarmente vetusto, sarà anche la luce, la camicia da pensionato, il cappellino da bocciofila ed una espressione da vecchio scemo.

 

Miriam imvece prova a nascondersi in un sacchetto.

Due accenni alla saga del frigorifero.

C’è qualcosa che non va; il servizio di assistenza fa cagare, Dopo la terza visita di un tecnico in ritardo di ore sul previsto, totalmente incapace, abbiamo speso più soldi che se avessimo comperato un frigorifero nuovo. Però adesso forse funziona. Forse il latte smetterà di andare a male, gli yogurt di ribollire ed il formaggio di diventare verde dopo dieci minuti che è nel frigorifero.

Domattina comunque andiamo da Home Depot, una sorta di supermercato del fai-da-te che vende di tutto, e vediamo di capire quanto ci vuole per un frigorifero che funziona, nel caso questo ci abbandonasse di punto in bianco. Magari prendiamo anche un barbecue. Non sapremo cosa farcene, ma qui è fondamentale avere il barbecue in casa; se non ce l’hai ti senti figlio di un dio minore. Oppure potrei acquistare 50 metri quadrati di moquette, la mettiamo anche sul soffitto. Mi servireppe poi una confezione di 300 batterie stilo AAA. Prima di usarne metà, le altre cominciano a prendere vita iniziando a vomitare conglomerati giallognoli a chiazze bianche.

 

Clicca

In questa immagine si vede la finestra della camera dove siamo noi. Non è difficile individuarla. Basta cliccare sulla immagine ed attendere quella mezz’oretta che ci mette per scaricarsi. Poi, dopo che il computer s’è bloccato, dopo che il file della fotografia ha sovrascritto metà dei dati sensibili sul computer, manomesso la rubrica degli indirizzi e messo fuori uso l’ascensore, ebbene eccola li, con le tende mezze abbassate e l’adesivo “me ne frego delle biodinamica” che si vede sulla sinistra in basso.

INFINE. Siamo stati a visitare una mostra d’arte moderna. Il posto è molto bello, una vecchia caserma dei tempi della guerra di secessione tenuta come una reliquia. E fin qui, tutto bene. Il buffet (a pagamento) consisteva in ostriche, salmone e champagne, e già questo era inusuale. La mostra conteneva, sia in vendita che oppure in esposizione, opere di autori come Picasso, Mirò Gauguin, Sisley, Moore, Warhol che valevano da qualche centinaia di migliaia di dollari a diversi milioni.

Miriam, che nota queste cose, mi diceva che c’erano visitatrici con addosso decine di migliaia di dollari in borse, scarpe e vestiti. Per quanto mi riguarda, ciò che mi ha colpito più di tutto e che il posto era pieno di gnocca. Ma tanta davvero,  non avrei mai pensato che ad una mostra di arte ci potesse essere una tale concentrazione di patata.  Tanto che quando sono uscito sulla Park Avenue ho messo le mani e megafono, ho alzato la testa verso il cielo e dal profondo del cuore mi è uscito un liberatorio “ma quanta figa” a voce stentorea che non penso sia risuonato spesso da quelle parti. Miriam non era contenta della mia uscita.

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