Fiori

Ieri nel treno da Brooklyn per tornare a Manhattan la temperatura era gradevole. Fuori fiammeggiava oltre i 35 ma nel viaggio sotto l’East River c’era poca gente e l’aria condizionata era moderata. Invece sul treno che da downtown Manhattan porta a Uptown la temperatura era polare. Non so come siano le regole ed a che temperatura vengano messi i termostati sui vagoni, ma spesso in estate sui treni c’è un freddo polare. Per fortuna Miriam non è venuta per il lunch con un amico a Brooklyn, altrimenti moriva.

Credo sia la prima volta che i miei viaggi qui coincidono con la fioritura dei ciliegi e dei tulipani e narcisi. Molto bello, molto pittoresco e la mattina tantissimi cani, così, tanto per dire.

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La Pozzanghera (non) fangosa di Central Park. Musa ispiratrice della vera Pozzanghera fangosa di Basaluzzo, quest’ultima riprodotta in scala 1:1.000.000.

Per tornare alla metropolitana, ho il sospetto che la temperatura nei vagoni sia gestita ad uso del guidatore. Se il guidatore soffre il caldo in modo normale, la temperatura all’interno del suo treno conseguentemente è ragionevole. Ma se il guidatore, ipervitaminizzato e dotato di abbondanti riserve energetiche derivanti da una alimentazione eccessivamente calorica, soffre il caldo come una bestia appena arriva la primavera, i viaggiatori possono contare su un clima polare. Il guidatore non si addormenterà per un colpo di calore senza mandare il treno contro un altro treno, ma i vieggiatori rischiano di andare in ipotermia. Ricordo ancora con terrore un viaggio da Manhattan per il museo di Flushing nel Queens qualche anno fa. Buona parte del viaggio è su una linea sopraelevata. Fuori faceva caldo ma con temperature in media con la stagione,  la gente stava bene, rideva e scherzava. Dentro era una ghiacciaia, mi sembrava di essere in una versione speciale del film Cassandra Crossing, noi sigillati nei vagoni a guardare fuori dai finestrini con lo sguardo triste e rassegnato di chi è destinato a finire giù da un ponte.

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