Gli Storni ritornano.

Tra poco inizieranno a costruire i nuovi nidi sotto i coppi, ossia tra i coppi ed il tetto di legno, sia sul colmo che in corrispondenza dei pluviali. Insomma, inizia il casino dei genitori che fanno il nido, poi dei piccoli che hanno fame, dei genitori che vanno avanti e indietro portando cibo ai piccoli, i piccoli che iniziano a sgambettare, che litigano e si accapigliano,  poi quelli che sembrano dei convegni su come fare più rumore possibile con il materiale a disposizione, cinguettii in crescendo, prove di gorgheggio, tiro alla fune, gioco del bowling e tutto quanto crea fastidio a coloro che cercano di dormire a pochi centimetri di distanza. Per non parlare della loro abitudine di fare i bisogni quando stanno per atterrare da fuori in modo che le loro deiezioni si spanteghino sui muri producendo disegni a forma di striscia verticale.

Anche quest’anno arrivo lungo sulla mia intenzione, mai messa in pratica, di cotruire barriere architettoniche ad impedire la nidificazione nelle aree più sensibili, ossia sulla camera da letto. Ho anche contemplato la possibilità di elettrificare il tetto o disseminare i coppi di mine anti-storno, tagliole, esche avvelenate.

E invece anche la primavera basaluzzese 2018 sta per essere allietata dai canti soavi di questi pennuti. Soprattutto la prima mattina verremo svegliati da queste creature che sembrano dotate di tacchi di ferro ed ali di carta vetrata, più un set completo della Blechedecher (se si scrive con la K, Blekedeker, suona più tedesco).

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