
Questo è il recinto dell’Ontano. Un animaletto ha praticato un foro nella rete di plastica e si è introdotto all’interno. Non sembra aver fatto danni alla piantina, ci sono le sue impronte sulla terra soffice ma la pianta è intatta e non ci sono scavi. Allora cosa è andato a fare? Rompermi i coglioni. Instillarmi paure ed ansie, mandarmi un segnale del tipo “posso andare dove tu non vuoi e crearti dei dispiaceri”. Dovrei mettere una rete di fibra di carbonio elettrificata? Durante il mio soggiorno giornaliero del mercoledì non ho avuto tempo, ma ho una rete alta 25 cm di ferro che potrei aggiungere, ci devo pensare.
Sembrano finferli ma alla lontana, lungi da me cogliere un fungo che non conosco. I prati sono affollati di funghi come questi, anche se più biancastri. E di Gambisecchi, che conosco e raccoglierei ma sono pigro.
Da lontano poteva sembare una loffa. Me la pregustavo tagliata a fette, saltata in padella con un velo di olio e sale. Invece era questo coso, un Macrolepiota excoriata che pare sia buono da mangiare, ma assomiglia ad un fungo simile e velenoso. Per esperti; non lo avrei raccolto comunque. Spero che i miei vicini, fungaioli che mangiano anche le pietre, sappiano quello he fanno e spero, se lo vedono, di non trovarli morti in giardino.

Qualcosa sta nascendo dove ho seminato i fiori di campo. Sospetto che siano proprio i fiori ma dovrò apettare qualche mese per capire e vedere i risultati.
Ogni tentativo di resistere è futile; i colori autunnali mi piacciono ed intaso i server di foto già viste e riviste, come se l’autunno fosse una sorpresa. Ma guarda che spettacolo mai visto prima, i gialli, i rossi, gli arancioni. E puntualmente mi chiedo che differenza c’è tra una quercia che diventa gialla ed una che è ancora verde.
I cinghiali non hanno più rotto il filo elettrico, lo aggirano ed entrano nel pratone passando dal bosco. Per il momento fanno pochi danni, vedo benissimo da dove passano e potrei mettere delle mine anti-carro sul sentiero, oppure recintare anche il bosco. Vediamo, se dovessero intensificarsi le loro visite dovrei fare qualcosa, voglio un prato e non un campo di patate appena tolte.
Avevo comperato dai cinesi una corda che nel giro di qualche settimana si è sfaldata e polverizzata per molta della lunghezza. Allora ho acquistato una corda seria. Ho anche rivisto la distanza tra i paletti di legno che delimiteranno il Cerchio Incolto. Su un raggio di 30 metri ed una circonferenza di 188 metri, 30 pali devono stare ad una distanza di 6,20 metri per compiere il cerchio, circa.


Da sinistra verso destra si vedono quanto segue.
- Un quadro dipinto da un nipote in un momento di creatività. Mica male, forse avrebbe potuto continuare, ma è scemo e glielo dico sempre.
- Un vasetto che conteneva una pianta da interni, il vaso è ancora li e la terra secchissima.
- Una palla che mi serviva per le lezioni di pilates che facevo in ufficio. L’istruttrice mi ci faceva sdraiare sopra sia di pancia che di schiena. Non era il mio esercizio preferito. Quello preferito è quando mi faceva fare gli addominali e per non farmi sollevare le spalle dal pavimento mi si sedeva sulla faccia. Ma l’ho fatto una volta sola perchè l’ho morsicata. E’ un riflesso condizionato di origine ancestrale, roba da Neanderthal.
- Una tazza con la scritta “lieto dì una verga” che ho comprato on line. Parente di “buone feste un belino”. Anzi, mi è venuta un’idea.
- Un tubetto di Arnica che usavo per la mia epicondirite. Non serviva ad un cazzo, con me ci vuole la chimica industriale, servono le molecole potenziate. Scaduta, la userò come collante.
- Un residuo di gel disinfettante per mani, retaggio del covid. Anche questo scaduto.
- Ochetta rappresentante Donald, regalo di non ricordo chi. Se la premi emette un fischio.
- Piccolo oggetto di gomma morbida che, se premuto, emette un suono dipo flatulenza. Mi dimentico di portarmelo in giro da usare quando le condizioni lo permettono. Miriam lo detesta. Lo uso come sottofondo quando mi chiama sul cellulare.
- Il plastico di Basaluzzo. Mi piace proprio, mi tiene compagnia, mi sembra di essere li.
- Una cartellina che contiene un documento originale stampato da un fratello di mio nonno, contiene tra le altre cose, un riferimento al Empress of Ireland, affondata nel 1914 e parla di come rendere le navi più sicure. Dovrei farlo riprodurre da una tipografia e distribuirlo a parenti che lo sfoglieranno una volta sola per poi sistemarlo in un un cassetto e dimenticalo per sempre.
- Le cuffie con le quali ascolto canzoni di Cristina D’Avena ed i discorsi di Stalin in lingua originale con sottotitoli in svedese.
- La mobotix incollata al vetro della finestra.
- Una gomma da matita ed un mouse.
































