Continua la fase piovosa senza eccessi. Fa freschino per essere a metà Maggio, c’è anche un po’ di vento da nord. Il biologo, interrogato sul perchè i picchi si accaniscono contro quel Tiglio e solo sul lato del tronco verso nord, mi ha risposto che “evidentemente ci sono insetti che mangiano il legno e dei quali il Picchio si nutre”. Avrà ragione lui, essendo uno studioso, ma mi resta qualche perplessità. Ho in mente di fare un censimento degli alberi ma adesso il tempo è avverso , qualsiasi passeggiata all’aperto con carta e penna è altamente sconsigliabile.
Questa carta dei fenomeni meteorologici è un incredibile passo avanti nel senso della globalizzazione della galassia; tre regioni d’Italia che per altre cose si litigano e si guardano dall’alto verso il basso reciprocamente, diverse per come mangiano e come parlano. Una di queste parla persino un’altra lingua tendente al Francese e si sente facente parte di una entità nazionale a se stante. Eccole unite in un foglio con i dati di una sola rete di stazioni meteo. La parte inferiore è riferita a Basaluzzo, ovviamente.
Non che le regioni confinanti non abbiano le proprie reti, ce le hanno eccome. Ma per vedere le stesse informazioni bisogna passare la frontiera e cercare su altri siti web. Un sito nazionale ? Si, c’è una rete amatoriale che funziona bene, ma vive dei propri soci e delle loro stazioni meteo, non può certo vantare una accuratezza dei dati che in teoria dovrebbe essere garantita dallo Stato.
Gialla per l’esattezza, domenica 20 Maggio. Piove in effetti ma per il momento solo moderatamente ed i miei corsi d’acqua di riferimento sono totalmente asciutti o al massimo con un po’ di acqua sindacale.
Il totale di questa fase perturbata ormai si aggira sui 50 mm. di pioggia, distribuiti in più giorni e dunque in modo ottimale, non si spreca nulla ed appunto i torrenti sono asciutti perchè l’acqua si ferma nella terra asciutta. E spero ne scenda un po’ anche nelle falde anche se il ritorno di acqua si aggira con un ritardo di trenta giorni dalla precipitazione. Me lo disse l’esperto di pozzi e trivellazioni.
Il mio riferimento più locale è una roggia che riceve l’acqua da parte della piana che si vede oltre la Pozzanghera. Quando c’è acqua vuol dire che il terreno è saturo, si formano ruscelli che finiscono in un avvallamento che scende verso il torrente Lemme. In passato questa roggia di acqua ha provocato qualche piccola esondazione limitata alla strada provinciale ma nulla di rimarchevole. Adesso è totalmente asciutta.
Questo è il tronco di un Tiglio. E’ come se fosse stato preso a mitragliate, ma in realtà penso sia un picchio che per qualche ragione si accanisce contro questo esemplare. Non fa segni che penso possano essere dannosi, ma perchè lo fa e solo da un lato del tronco, per me è misterioso. Chiederò agli esperti.
Problema: quando la pioggia cade di stravento, si bagna la lente della ultima webcam Pozzanghera 2.
La cosa è ovviamente oltremodo fastidiosa e non è un episodio isolato, contando sul fatto che nei prossimi mesi ed anni continui a piovere, potrebbe ripetersi.
In fase di installazione della webcam, avevo preso in considerazione il problema ed il mio neurone tecnico aveva valutato una possibile soluzione.
Il palo di legno che sorregge la webcam è uno di quelli che viene usato comunemente in aree rurali per tirare linee telefoniche o della corrente elettrica. La punta è sagomata in modo da impedire ristagni di acqua, in più è tagliata in maniera che non ci siano bordi ad angoli acuti, che si sfalderebbero velocemente. Questo accorgimento comporta il fatto che se dovessi inchiodarci sopra una tavolozza di legno, questa sarebbe troppo inclinata ed in più avrebbe un piano di appoggio convesso ed irregolare.
Allora il mio neurone mi ha proposto una soluzione che ho voluto qui disegnare in alta definizione e prospettiva tridimensionale. Quattro viti senza fine, ciascuna con tre serie di bulloni, quelli inferiori che fissano la vite al palo, i due superiori che tengono in posizione la copertura di legno.
Dovrò salire sul palo armato di trapano, la messa in opera presenterà difficoltà non da poco. Poi la tavola di legno diventerà casa per uccelli o calabroni o ragni violino o serpenti, lucertole insomma qualsiasi altra creatura che troverà un posto ideale per installarsi.
Plurale di UFO, sostantivo maschile. La sintassi mi è nemica e pure gli acronimi. Due recenti immagini delle webcam. La prima mostra – angolo alto a sinistra – una nuvola a forma di coccodrillo che insegue un pollo già senza piume. La seconda inquadra un globo nero che potrebbe essere una mongolfiera o qualsiasi altro oggetto volante.
A parte il recente, fondamentale intervento di un vero programmatore di pagine web per poter mostrare le mie ultime webcam, le mie pagine web stanno in piedi per dei programmi che ho scritto io e modificato nel corso degli anni. La quarta webcam di Basaluzzo ha richiesto un lavoro di manutenzione ed adeguamento che solo io sono in grado di fare. O per essere più precisi, nessun programmatore serio scriverebbe delle paginette amatoriali come le mie. Le farebbe in modo totalmente diverso e non ci penserebbe neppure ad aggiustare le mie. Uso un linguaggio macchinoso ed arcaico oltre che da prima elementare.
Oggi ho trovato le condizioni per mettere a posto le quattro pagine modificando i link che richiamano alla “1”, la webcam sul tetto. La “2”, la webcam degli alberi. La “3”, la webcam della Pozzanghera fangosa originale ed in fine la “4” che è quella sul palo. La numerazione rappresenta l’ordine temporale con le quali sono state installate.
I primi tentativi non sono andati a buon fine; le webcam non si chiamavano tra di loro, ma si richiamavano “ad minchiam”, oppure chiamavano pagine inesistenti o documentari sui castori o erano link a se stesse. La minuscola immagine che mostra i numeri da 1 a 4 era troppo grossa, poi era sfuocata, poi era scritta male. Non mi ricordavo neppure come fare per rendere l’immagine funzionante con i link. Ho sbagliato tutto quanto potevo sbagliare.
Perchè il mio cervello crea banchi di memoria in posti talmente nascosti che poi non riesce più a trovare, non subito quanto meno. Al terzo, o quarto rifacimento totale del pacchetto di cambiamenti, forse funziona tutto. Ma non sarei così sorpreso se alla mezzanotte si sbalestrasse nuovamente, perchè a volte riesco anche a fare casini a scadenza.
Ho scritto queste righe decine di volte, ma dopo qualche mese di inattività non mi ricordo nulla, allora devo cercare un programma che funziona e copiarlo facendo le modifiche che si rendono necessarie e non la imbrocco MAI alla prima o alla seconda e spesso neppure alla terza. Ma soprattutto, per tutto quanto sopra,
Io amo i papaveri. Non a caso ne ho recentemente seminato un bel numero, ma comunque nascono spontanei e si moltiplicano in modo esponenziale. In questi giorni i prati si stanno riempendo.
Earworms or stuck song syndrome
Recurring tunes that involuntarily pop up and stick in your mind are common: up to 98% of the Western population has experienced these earworms. Usually, stuck songs are catchy tunes, popping up spontaneously or triggered by emotions, associations, or by hearing the melody.
Questo ovviamente succede anche a me. Ultimamente mi ricordo di aver passato una intera mattinata canticchiando mentalmente il motivo del programma televisivo “Portobello” di Enzo Tortora. La gamma spazia ampiamente tra generi diversissimi.
Questi papaveri rossi comparsi quasi nottetempo sulla collinetta che contorna la Pozzanghera mi hanno stimolato un qualche cluster neuronale che contiene la canzone di Fabrizio De Andrè “La Guerra di Piero”. Sono diversi giorni che non riesco a non canticchiarla in testa. Forse ne ho già parlato, perchè questo mi succede invariabilmente ogni anno quando vedo i primi papaveri spuntare tra l’erba della tarda primavera.
Dormi sepolto in un campo di grano Non è la rosa, non è il tulipano Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi Ma son mille papaveri rossi
Lungo le sponde del mio torrente Voglio che scendano i lucci argentati Non più i cadaveri dei soldati Portati in braccio dalla corrente
Così dicevi ed era d’inverno E come gli altri verso l’inferno Te ne vai triste come chi deve Il vento ti sputa in faccia la neve
Fermati Piero, fermati adesso Lascia che il vento ti passi un po’ addosso Dei morti in battaglia ti porti la voce Chi diede la vita ebbe in cambio una croce
Ma tu non lo udisti e il tempo passava Con le stagioni a passo di giava Ed arrivasti a varcar la frontiera In un bel giorno di primavera
E mentre marciavi con l’anima in spalle Vedesti un uomo in fondo alla valle Che aveva il tuo stesso identico umore Ma la divisa di un altro colore
Sparagli Piero, sparagli ora E dopo un colpo sparagli ancora Fino a che tu non lo vedrai esangue Cadere in terra a coprire il suo sangue
E se gli sparo in fronte o nel cuore Soltanto il tempo avrà per morire Ma il tempo a me resterà per vedere Vedere gli occhi di un uomo che muore
E mentre gli usi questa premura Quello si volta, ti vede e ha paura Ed imbracciata l’artiglieria Non ti ricambia la cortesia
Cadesti a terra senza un lamento E ti accorgesti in un solo momento Che il tempo non ti sarebbe bastato A chiedere perdono per ogni peccato
Cadesti a terra senza un lamento E ti accorgesti in un solo momento Che la tua vita finiva quel giorno E non ci sarebbe stato un ritorno
Ninetta mia, a crepare di maggio Ci vuole tanto, troppo coraggio Ninetta bella, dritto all’inferno Avrei preferito andarci in inverno
E mentre il grano ti stava a sentire Dentro alle mani stringevi il fucile Dentro alla bocca stringevi parole Troppo gelate per sciogliersi al sole
Dormi sepolto in un campo di grano Non è la rosa, non è il tulipano Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi Ma sono mille papaveri rossi
Questa meravigliosa canzone non ha bisogno di presentazioni. Però mi tocca personalmente. Il fratello di mio padre, Piero, Alpino della Divisione Cuneense, Battaglione Saluzzo, 22a Compagnia, partì per il fronte russo senza più ritornare e dorme, realmente, sotto i papaveri in un ex campo di prigionia in Russia.
E’ probabile che ne abbia già accennato su queste paginette, ma la storia che lo riguarda è incredibile per come si è svolta e per come è tornata casualmente alla ribalta dopo cinquantanove anni dalla sua morte, complici attori straordinari che in qualche modo hanno avuto a che fare con lui.
E’ tutto on line, foto, racconti, documenti; basta cercare.
Il riscaldamento planetario per effetto delle emissioni di gas serra da parte dell’uomo è un fatto che mi sembra innegabile, ma tanto non gliene frega un cassettone a nessuno e chi invoca i normali cicli climatici e nega la possibilità che la nostra razza sia direttamente responsabile, fa bene perchè vive più tranquillo.
Io però mi documento ed essendo abbonato a “Epistassi Moderna” mi sono fatto una idea su come girano le cose. Tutti i giorni l’atmosfera terrestre fa sforzi enormi per mantenere, per ristabilire un equilibrio che il continuo l’alternarsi del giorno e della notte scombina sempre. L’equilibrio è impossibile ma in fin dei conti non è neppure un obiettivo di tutto il sistema che anzi grazie agli squilibri si arricchisce. Se noi volessimo raggiungere un equilibrio che garantisse un clima assolutamente stabile e prevedibile giorno dopo giorno, ad esempio nel Nord Ovest italiano, vorrebbe dire che viviamo di qualche equazione lineare. Malauguratamente per i previsori, di equazioni ce ne sono a carriolate, sono tutte interdipendenti, si scambiano costanti e variabili come nulla fosse ed in più non sono affatto lineari. Ecco perchè fare previsioni oltre cinque giorni è un esercizio molto spesso di fantasia e sapere come sarà il clima tra un anno è assolutamente, categoricamente, inevitabilmente e fatalmente come lanciare i dadi dalla finestra.
L’apporto di gas serra derivante dalle attività di questa razza umana, unica nel suo genere, è certo come la forza di gravità, ma stabilire come saranno gli effetti è facile come svuotare un big-bag di piume da un grattacielo e pretendere di sapere subito dove e tra quanto cadranno le piume. L’unica certezza è che cadranno, prima o poi.
Nessuno aveva previsto questa piovosa prima decade di Maggio, nessuno avrebbe potuto. Poi chiaramente ci sono previsori che “lo avevo detto”, affermando che avrebbe potuto piovere, fare vento, grandine, tuoni e fulmini, oppure una sfiammata di alta pressione nord-africana, o piovere polpette o nulla di tutto ciò. Sono capace anch’io a fare le previsioni così.
Tra cinquantaquattro ore questa dovrebbe essere la situazione in Europa. Quella bassa pressione sull’Italia è una situazione decisamente anomala per la metà di Maggio, ma nell’ambito del cambio climatico in corso è assolutamente plausibile, perchè nessuno è in grado di mettere le mani nella carriolata di equazioni e cavarci qualcosa. Io ringrazio e gioisco perchè questa pioggia è una benedizione e potrebbe essere molto importante in previsione di una estate che in teoria potrebbe essere calda e secca.
Il mio giro di ispezione domenicale con l’ombrello regala i suoni della pioggia nel bosco, e con questi ultimi sei millimetri notturni l’evento perturbato fino ad ora ha regalato 43 mm. di pioggia. Un grosso Olmo proprio di fronte a casa sta seccando, entro una settimana sarà completamente secco ed abdrà tagliato. La malattia prosegue anche se il contagio sembra avvenire a ritmi forse inferiori. Piuttosto, due Cedri dell’atlantico o Cedri piemontesi come li chiamano qui, sono in sofferenza ed a leggere sui blog in materia di Cedri pare che siano destinati a morire nel giro di pochi mesi. Un vero peccato perchè erano cresciuti bene da quando li avevo messi a terra nel 2008.
Si osservi con particolare attenzione questa immagine del radar; un piccolo nucleo cumuliforme che nasce ad una ventina di km in mare aperto al largo di Voltri e, spinto da un debole vento di simil scirocco, si sviluppa verso nord-nord ovest prendendo la caratteristica forma a “V” (come vagina ma in più con vento e fulmini).
Il tutto si muove lentamente, in questo caso verso ovest, per ragioni che non sto a spiegare mostrerebbe la tendenza del tempo di non migliorare troppo nelle prossime ore.
Ed ora, per la gioia degli astanti, la foto della webcam che mostra proprio quel cumulonembo che nasce e si sviluppa verso la costa, nella foto da sinistra verso destra.
Avrei potuto anche disegnare la direzione dei venti, quello di scirocco a destra della formazione nuvolosa e quello di maestrale dal lato opposto. Ma, sticazzi. Questi V-shaped sono piccoli e graziosi, ma quando le condizioni sono tali da mettere a disposizione molta energia, possono diventare dei bestioni enormi e fare danni.
Ho riallacciato la webcam Pozzanghera Uno. Lo scorso tentativo era durato poco, in effetti era un tappullo di grado severo, adesso c’è uno switch più professionale ed è sempre un tappullo ma di grado medio. Per il momento funziona ancora tutto.
Questa fase perturbata ha portato con se una dose di acqua decorosa. Adesso mi sembra tutto più verde, più rigoglioso, più sano. Accetto la possibilità che queste siano impressioni mie personali, soggettive e totalmente infondate. Non ho ancora fatto il mio giro di ispezione per verificare lo stato di una parte degli alberi, ma ad un primo sommario esame mi pare che almeno quei pochi osservati stiano bene ed abbiano uno sviluppo della chioma abbondante.
Altrettanto soggettiva, in questo caso sono sicuro che lo sia, la sensazione che in generale gli alberi mi sembrano molto rigogliosi. Mi sento attratto dalla teoria che lo siano anche grazie alla aumentata quantità di Anidride Carbonica nell’aria. In linea teorica potrebbe essere, ma al lato pratico dubito che un incremento di CO2 corrisponda ad un riscontrabile aumento della produzione di cellulosa da parte delle piante addette. Comunque chiedo in giro.
La pioggia caduta non era scontata. Il primo episodio ci ha interessati con un margine di una ventina di km di “buono”, quello odierno c’è stato grazie ad un raro temporale autorigenerante in presenza di Ostro, ossia sotto vento rispetto agli Appennini Liguri, anche in questo caso a poca distanza da Basaluzzo la pioggia è stata poca o nulla.
Durante una fase soleggiata, ho preso i semi di papavero e li ho mischiati in una carriolata di terra. Poi ho sparso il tutto in una zona non lontana dalla Pozzanghera. Molta terra mi è finita dentro le scarpe, nelle maniche e nel collo. Poi è venuto l’acquazzone nella foto; spero che anche una minima parte dei semi riesca a germogliare ed attecchire. Mi sono goduto – tanto – il rovescio di pioggia sotto la pergola seduto sulla panchina dondolo-zen sovrastante la Pozzanghera. Però ha iniziato a soffiare il vento e la temperatura è scesa da 17 a 13 gradi nel giro di dieci minuti, ho abbandonato la postazione e domattina potrei anche svegliarmi con la febbre, ma ne sarà valsa la pena.
Una Garzetta, o un Airone bianco, chiederò al Consulente Biologico. Non sapevo che fossero anche animali serali. In effetti non so nulla, potrebbero anche essere animali che di notte si trasformano in lupi mannari. Comunque se mi tenete a bada la popolazione dei piccoli pescetti grigi, mi fate un favore.