Prego ?

Genova; oggi è il 7 agosto 2023.
Il sole dura 14 h. 24 min. 19 sec.
2 min. 31 sec. in meno rispetto a ieri.
Dall’ultimo solstizio, il sole dura 8 min. 9 sec. in meno.
Rispetto al prossimo solstizio, il sole dura 5 h. 34 min. 7 sec. in più.

Ho scoperto che il dato relativo alla differenza di sole dall’ultimo solstizio alla data odierna è pesantemente sbagliato per Genova.

Basaluzzo; oggi è il 7 agosto 2023.
Il sole dura 14 h. 26 min. 3 sec.
2 min. 32 sec. in meno rispetto a ieri.
Dall’ultimo solstizio, il sole dura 1 h. 9 min. 6 sec. in meno.
Rispetto al prossimo solstizio, il sole dura 5 h. 38 min. 21 sec. in più.

A Basaluzzo invece pare funzionare. Ho abbozzato una verifica ma mi sono ritrovato a brancolare nel buio, come se fossi nato ieri e non sapessi da che parte girarmi. E’ abbastanza mortificante, ho chiesto aiuto al programmatore ma immagino sia in ferie.

Ricapitolando; la webcam del Lido è ferma da settimane ed i dati solari sono a cazzo. Sto invecchiando e continuo a grattarmi le braccia.

Ultime notizie. Credo di aver scoperto l’arcano. Ho scritto al programmatore una mail con il seguente delirio.

Arieccomi.
Mi si è attivato un blocco di neuroni. Ho trovato il database mysql ed ho scoperto che i dati relativi a genova di questo semestre hanno il segno – (meno) sui valori che compaiono sbagliati sul sito. Anzi, non compaiono sbagliati, ma manca il valore delle ORE probabilmente perchè legge il segno – e non lo mostra.
Evidentemente quando ho elaborato la tabella prima di caricarla ho sbagliato a calcolare quel valore che invece di essere positivo è risultato negativo.
Bisognerebbe togliere il segno meno da quella serie di dati solo per Genova e solo per questo semestre.
Adesso sono su un PC che non ha Office, tra qualche giorno potrei provare a correggere su excel quel meno, cancellare la tabella su mysql e ricaricarla corretta, chissà che pasticcio riuscirò a fare.
Ti tengo aggiornato anche se non lo vuoi.
Stefano

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Le erbacce.

Anche questo campo ha una sua ragion d’essere. Ha fornito nutrimento per le impollinatrici quando era pieno di fiori, riparo per i giovani conigli e le giovani lepri quando l’erba è cresciuta, cibo per gli uccelli che si nutrono di insetti che hanno popolato in gran numero. Ora però andrà a nutrire qualche bovino, oppure fornirà un letto per le partorienti anche equine. Ma per farlo bisogna tagliarlo ed oggi arriva l’agricoltore con un mezzo super potente.

Ha impiegato circa 20 minuti per tagliare. Io con il Fiat del 1965 ci metto 5 ore. Agli inizi del secolo scorso lo facevano a mano, erano in tanti forse, ma chissà quanto tempo ci sarebbe voluto. Queste sono riflessioni talmente intelligenti che sono sorpreso io stesso di come sono acuto.

Per riprenderci dopo la fatica, ecco una soggettiva delle ninfee rosa.

La foto è pesantemente ritoccata perchè in quella al naturale questo pescetto si vedeva appena. Mi sono messo di impegno, questi si aggirano sotto le ninfee ed è difficile fotografarli, scatto numerose foto quasi alla cieca e questa è l’unica che serve a qualcosa. Assomiglia vagamente ad un Tricogaster, pesce di acquario di acqua dolce che io avevo tanti anni fa. Ma dubito che nel Lemme ci siano pesci tropicali, almeno non ancora. Chiederò in giro che cazzo di pesce è.

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Allucinanti.

D’accordo che le previsioni oltre i cinque giorni sono aleatorie, ma la tendenza delle temperature nei prossimi 15 giorni sono un incubo. OK, non tutti i modelli si spingono a sfiorare i 39°, la media sembrerebbe indicare una massima diurna di circa 33°, che comunque resta una indicazione di tendenza che a me preoccupa non poco. E poi in quel letamaio dei social leggo commenti di decerebrati ridanciani che sostengono la assoluta normalità del clima di questa estate.

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Le mucillaggini.

Sono ricomparse, figlie del torrente Lemme. Per rimuoverne un po’ efficacemente bisogna approfittare del vento che le ammassa da un lato, poi intervengo con retino e carriola.

Alle 5 non c’era vento ed erano ovunque, alle 6 si era alzato un tipo Grecale, abbastanza consueto da queste parti, che le ha accumulate in un punto. Mi sono armato e ne ho rimosse una carriolata. Pare siano ottimi fertilizzanti e, se sono le stesse che ho visto on line, si possono anche mangiare. Ma sono sicuro che le userò come fertilizzante.

Anche oggi il clima è stato estivo senza eccessi. L’aria è calda e secca, si riesce a dormire sotto gli alberi senza svegliarsi con la sensazione di essere dentro un vulcano. E poi di sera si cena sotto la pergola con 22°, ossia dieci gradi in meno di quando c’è stata l’ondata di caldo. Allora cenare fuori era impossibile per me.

Ho detto a Miriam che le metto un filtro sul telefono che impedisce di mostrare qualsiasi notizia che abbia al proprio interno la parola COVID (anche minuscolo). In realtà non so come si fa e devo documentarmi. Miriam non vuole, perché oltre che ipocondriaca è anche autolesionista e vuole sapere in anticipo quale cazzo di variante arriverà questo autunno. Oltre a tutte le restanti patologie note.

Questa E’ Miriam. Non so chi ringraziare per questa azzeccatissima meme che ho trovato in rete, ho aggiunto io il suo nome. Ho una sua foto in cui ha questa identica espressione (per fortuna è per scherzo e la fa quando è di buon umore), non pubblico perché non si fa, ma insomma… incredibile.

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Colombacci scemi.

Inevitabile la macchia blu-viola al centro dell’immagine. Lo fa solo in queste condizioni.

Hanno fatto un nido su un acero campestre. Ecco perché vedo spesso gazze, picchi, cornacchie, ghiandaie e capesante svolazzare qui intorno all’albero. Aspettano un attimo di distrazione e si mangiano le uova. Il maschio ogni tanto arriva e si posa su un ramo vicino, a parte la fecondazione, non capisco il suo ruolo mentre la mamma cova. Forse si danno il cambio sul nido.

Ma il titolo di scemi se lo guadagnano perché si posano sui piccoli rami, spezzandoli. Di sera ho visto almeno tre coppie di colombacci venire a bere dalla Pozzanghera. Spesso, prima di posarsi al suolo, si posano su una delle acacie; ho visto un ramo piegarsi sotto il peso di questo simil-pollo e spezzarsi. Perché non vanno subito a bere invece di fare danni ai miei preziosi alberi ?

Le capesante in realtà sono molloschi bivalva ma suonerebbe bene anche fosse un uccello.

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Piccolo ed intenso.

Alle 1,50 di notte sono stato svegliato da questo piccolo temporalino che ci ha presi in pieno. E’ durato un quarto d’ora, ha fatto circa 8 millimetri di pioggia. Pioggia forte ma nessun fenomeno distruttivo, vento o grandine. Aveva le velleità di un grosso temporale, ma la sua velocità (correva da NE a SW) era tale che non ha potuto accumulare quella energia indispensabile Soprattutto, al suolo le temperature si erano già abbassate e probabilmente la temperatura non scendeva bruscamente salendo di quota. Così non ha avuto la possibilità di crescere troppo e dunque accumulare una colonna d’acqua che quando scende si porta appresso venti di burrasca e spesso grandine.

Come sempre, sto inventando di sana pianta. Ma suona gradevole e si legge senza interruzioni.

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Qui un po’ meno.

Ma almeno a Basaluzzo è venuto un temporalino, circa 7 millimetri, mentre la temperatura si è abbassata a 17° che è meglio di 30°. Qualche sito patacca dice “in arrivo l’autunno” ma proprio non hanno idea di che cosa stanno parlando. Questa è una bellissima tregua, ma siamo ancora ai primi di agosto e per abbassare la guardia ci sono almeno altri due mesi. Ci sono alcuni alberi un po’ sofferenti per il seccume ma per il momento, nessuna morte accertata.

La webcam del palo si è spostata. Sembra che si sia piegata verso il basso ed un po’ a destra, credo per qualche assestamento. Ma dovrò salire per accertarmi cosa davvero è successo.

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Qui si sta bene.

Questa foto, scattata con il telefono, mostra una inquadratura simile a quella della webcam. Però compensa un po’ meglio e dunque è di qualità migliore.

Ho il sospetto che nei prossimi anni scatti una corsa forsennata a comperare case in montagna. Fa fresco, c’è silenzio, aria buona. Per il momento è pieno di vecchi come me. Molti sono “mangiarane” (francesi) ed un po’ “mangiacrauti” (tedeschi). Gli altri generalmente sono “mangiaspaghetti”.

Forse tra coloro anche giovani che fino ad ora hanno sempre optato per il mare, ci sono già dei ripensamenti. Forse un posto in quota dove rifugiarsi dalla sempre più insopportabile calura e dal sovraffollamento dei bassi strati è una buona scelta. Ed allora anche questi luoghi diventeranno pieni di traffico, affollati di gente chiassosa che romperà i coglioni a chi vorrebbe starsene in pace, a me per esempio.

Considerato che a mille metri si sta oggi come si stava a cento metri di quota quarant’anni fa, potrebbe esserci un boom di richieste di abitazioni nelle vallate alpine. Le infrastrutture come gli acquedotti diventeranno insufficienti. Insomma i problemi della pianura si trasferiranno sui monti. Chissà se i comuni resisteranno alla tentazione di far cassa con oneri di urbanizzazione riempendo ogni posto disponibile con case, centri commerciali, parcheggi.

Passeggiate tranquille; ho colto una conversazione tra i tavolini di un bar; un paio di amiche della mia età stavano progettando una escursione di qualche giorno tra rifugi. Ridevano sulla amara considerazione che per affrontare la vita non confortevole dei rifugi alpini alla nostra età bisogna portarsi creme per combattere la secchezza vaginale, pillole per contrastare la pressione e lassativi. Io mi focalizzo su escursioni giornaliere con poco dislivello, possibilmente all’ombra dei boschi, con tappa strategica in un posto dove si mangia seduti a tavola.

Mi consolo e non penso al clima, grazie alle lumache che compro dallo spacciatore sulla via principale di Cesana Torinese. Qui nella foto erano prima della cottura. Questa volta però ho sbagliato qualcosa nei tempi e forse nei watt del microonde e molte sono venute dure come sassi. Ho ripiegato su una ricotta che genera dipendenza. Miriam si sveglia di notte e punta verso il frigo con l’irrefrenabile fame da formaggio e fa fuori la ricotta a cucchiaiate direttamente dentro il frigorifero.

A new York li chiamano “bodega cats”, ho un libro che ne mostra alcune decine. Questo è un BC dell’Alta Val Susa.

Vale un dettaglio della foto. E’ restato in quella posizione per almeno un’ora, mentre pranzavamo in un ristorantino sulla strada pedonale opposto alla vetrina. Poi si è accasciato definitivamente.

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La Zuppa del Casale, Farro e Ceci.

Questo è un altro episodio della sagra “ho sempre freddo”. Il riscaldamento di casa qui nell’alta valle Susa è centralizzato, abbiamo un termostato che comanda una elettrovalvola che consente il passaggio dell’acqua calda nel circuito del nostro appartamento. Se il termostato registra una temperatura inferiore a quella impostata, da il consenso e Miriam può percepire la meravigliosa sensazione dei caloriferi che iniziano a riscaldarsi. Non posso mettere il termostato a 30° come vorrebbe Miriam, il limite superiore è 22°. Il termostato è in una zona della casa particolarmente calda, la temperatura della camera da letto è leggermente inferiore a quella della cucina e pertanto ogni mattina parte la lamentela di chi vorrebbe i 30° stabili.

Se il termostato in cucina registra 23°, non da il consenso ed i caloriferi rimangono freddi. Miriam dice di spostare il termostato mettendolo sul terrazzino; non credo che il sistema funzioni perché il termostato è senza fili e se lo allontano dall’elettrovalvola non riesce a comunicare e per default l’impianto resta chiuso.

Questa mattina io ero sveglio da circa mezz’ora, prima che qualcuno si alzasse ed iniziasse a recriminare, ho provato un esperimento di termodinamica applicata di trasmissione del freddo da zuppe congelate ai sensori dei termostati di temperatura interna di appartamento di civile abitazione.

Dopo circa un minuto che tenevo premuta la busta di minestra surgelata contro il termostato a muro, il display ha segnato 19° ed ha trasmesso il consenso all’elettrovalvola che si è aperta permettendo all’acqua calda di circolare nei tubi di casa. Con grande soddisfazione della parte interessata.

Gite domestiche. Grazie a Google Earth si riesce a ricostruire percorso e dislivelli. Non sono dati precisissimi, ma danno l’idea. Durante la sosta-pranzo ci sono due configurazioni. Se si pranza al sacco, è un pasto contenuto per non portarsi dietro chilogrammi di troppo nello zaino. Un panino imbottito, una mela. Ma se la gita prevede di fermarsi in un rifugio, le calorie assunte sono in genere ampiamente in grado di pareggiare e forse anche di superare quelle bruciate durante la gita.

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La Barre des Écrins

Foto scattata con il cellulare appoggiato ad un piccolo binocolo portatile che uso per guardare nelle case degli abitanti della valle. Da Sauze, a 40 km di distanza, si vede svettare questo “quattromila” che avrei voluto frequentare con gli sci tanti anni fa. Poi ho perso il treno ed ora è per me è assolutamente irraggiungibile. In realtà sarei arrivato sulla cima del ghiacciaio, il Dome de Neige, con un bello e facile giro di sci alpinismo. Che però mi risulta oggi è diventato molto più impegnativo perché il ghiaccio si sta sciogliendo e sono affiorati crepacci enormi.

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