Guasto sulla linea

Le due webcam della Pozzanghera sono ferme alla stessa ora, potrebbe dunque essere lo switch o il POE, spero non sia qualcosa di elettrico. Devo andare a vedere.

Essendo sabato ed avendo tanto tempo libero, ecco un gif animato tradotto in MP4. Questo prezioso contributo sonoro è anche su YouTube. Forse lo silezienzieranno per questioni di copyright sulla canzone. Ma qui è al sicuro.

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Le rare notti limpide della pianura.

Non è frequente vedere così tante luci notturne. Un po’ l’inquinamento, un po’ la foschia concorrono a rendere la notte generalmente brumosa, ammesso che brumosa voglia dire qualcosa. In più la Luna sorge dopo le 10, dunque il cielo è bello nero. Sarebbe interessante riuscire ad identificare i vari paesi che concorrono a formare quella linea di luci. Anzi no, non mi viene in mente nulla di più inutile. Ci sarà Alessandria, e poi una moltitudine di paesini e frazioni, qualche industria, qualche strada. Sticazzi.

Qui invece si vedono le luci di alcune cascine isolate e le luci di Pasturana. Anche in questo caso la bruma normalmente permette di vedere meno luci e più offuscate.

Anche sui monti la visibilità è ottima, come lo è molto più spesso che nella velenosa pianura. In basso Sauze di Cesana, in centro più in alto ossia più lontano c’è Rollieres. Ci sono anche due lucine sui Monti della Luna, verso la Francia.

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Pioggia.

Sempre la benvenuta, anche se guidare la motoretta in città comporta un rischio accentuato di cadere. E poi ti bagni, tra parabrezza e visiera del casco non si vede un cazzo, se poi è con il buio e ci sono le luci degli altri veicoli, un si vede una molecola di cazzo.

Non è pioggia intensa, ma polverizzata e dunque il poco scirocco la manda contro la webcam.

Piove intorno ai 2000 metri di quota, poi il livello neve scenderà nelle prossime ora, ma solo sul versante francese, mentre in Alta Val Susa se ne vedrà da zero ad un nanocazzo.

L’argomento del momento nel mio microcosmo è quella luce sul molo della Pozzanghera. Sono stato da un grossita di materiale elettrico, gli ho chiesto un adattatore grazie al quale posso mettere una piccola lampadina in luogo di quella grande. Il negoziante mi ha detto “quello ce l’hanno i cinesi”. Mi sono sentito un tossico dipendente che cerca qualche droga strana ed il farmacista gli dice “devi andare nei vicoli”. Allora in un istante ho trovato e comprato quanto mi serviva su Amazon. In effetti è cinese, lo chiamano “Conversion Lamp Holder”.

Mi ha chiamato Miriam incazzata come un toro, stava andando dal dottore e voleva andare in taxi. Ma a Genova ci sono quattro taxi in croce e quando piove il servizio di radio taxi semplicemente non risponde al telefono. Allora è salita in auto ma c’è molto traffico dunque era in ansia perchè temeva di arrivare in ritardo.

Ieri sera eravamo ad un cena a casa di parenti stretti e c’erano diversi medici. Tra questi ce n’è uno che mi riempe di elettrodi, uno che prendeva il sangue a mio padre ed infine uno che mi mette un dito nel sedere. Quando sono vestiti in borghese e non li vedo nei rispettivi luoghi di lavoro li confondo tra loro. Miriam mi sta mettendo pressione perchè faccia la mia visita annuale alla prostata. Mi è venuta l’idea di andare da uno di questi medici a caso e, con la bocca piena di tartina al prosciutto dire “ehi, ti devo chiamare così mi metti un dito nel culo”. Uno dei tre avrebbe risposto in modo affermativo.

Seconda sera di fila che la lampadina è accesa. Sono cautamente soddisfatto. La verità? Una importante componente della mia pulsione ad installare una lampada sopra il molo è la speranza che prima o poi venga una nevicata. La luce, la neve, la Pozzanghera, una fiaba insomma.

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Bene, ma da migliorare.

Non muovo quasi più un braccio per lo sforzo, ma il lavoro è quasi terminato e già funzionante. Adesso un cavo elettrico a 12 volt alimenta la lampadina. Il 17% dell’elettricità che consuma, arriva dalla Francia. Il 77% delle materie prime utilizzate in Italia per produrre l’83% della corrente, arriva dall’estero. Questi dati sono copiati da Internet, non mi assumo la responsabilità sulla loro accuratezza.

Quasi terminato; la parte elettrica è davvero dilettantesca, ci sono cappellotti esposti alle intemperie e solo grossolanamente isolati. Ho dovuto anche mettere una terribile ciabatta per alimentare il trasformatore. Infine ci sono delle orrende guaine nere – provvisorie – che sbucato alle estremità dello scavo e che andranno sostituite con tubi di rame, indistruttibili e di bell’aspetto.

Il trasformatore è identico al caribatteria di un telefono, potrebbe aver durata effimera. Ne ho un altro più serio, ma il suo impiego avrebbe aggiunto un ulteriore tappullo all’incrocio di cavi e cavetti che si raggomitolano sotto la tettoietta della panchina Zen. Intanto vediamo come funziona questo. Vediamo se la lampadina si brucia, o se ci sono incendi, eplosioni, fughe di gas.

La nebbia mattutina. La notte è passata e la lampadina è restata accesa. Bene.

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Dovrei aver tutto.

  1. Dieci metri di filo elettrico a due poli. Non so se dice così.
  2. Dieci metri di guaina. Trovata in un piccolo negozio di elettricità che non aveva solo le matasse da 100 metri.
  3. Trasformatore. Il negoziante mi ha chiesto se lo volevo a corrente continua o corrente alternata. Non conosco la differenza, ma se alternata vuol dire che la corrente c’è un po’ si ed un po’ no, la voglio continua. E’ per una lampadina. Ah, va bene.
  4. Nastro adesivo.
  5. Una vanga.
  6. Una zappa.
  7. Cappellotti.
  8. Forbici.
  9. Carriola.
  10. Guanti da lavoro.

E poi ecco gli auguri 2024. Con un omaggio a Tim Minchin che ho tagliato al minimo.

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[HSO4−] = 4,5 M, [H3O+] = 4,5 M; [SO42−] = 1 10−2 M

Questa è una formula che rappresenta il fenomeno chimico che avviene in una batteria al piombo, come quella che sto inopinatamente utilizzando per la Pozzanghera. Non so come, ma questa formula dovrebbe garantire la produzione di corrente elettrica. Ovviamente ho fatto un copia-incolla perchè la chimica che ho imparato a scuola si è sciolta come neve al sole. Posso solo identificare un parente stretto dell’acido solforico, anche se poi in questa formula tolgono un po’ di idrogeno, aggiungono gli ioni ed a quel punto sono già in un terreno per me inesplorato.

Quella lucina che insiste debolmente per qualche ora è frutto della produzione di corrente che avviene naturalmente all’interno di una batteria e che si accumula durante le ore diurne. Ma secondo Wikipedia durerà ancora per pochi giorni, perchè dopo qualche tempo di batteria completamente scarica, la stessa è da buttare e non si recupera. Dovrei mettere una pala eolica che muove una dinamo che ricarica la batteria. Però ci sono giorni interi di calma assoluta, specialmente durante fasi nebbiose invernali. Dunque al lato pratico presso la Pozzanghera per lunghi periodi c’è poco vento, c’è poco sole, insomma non ho speranze. Mi sa che se resto dell’idea scema di avere una inutile luce sul moletto, dovrò attaccarmi alla griglia nazionale.

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Molto male.

La luce della lampadina si è lentamente spenta. O per essere più precisi, è tornata ad essere un lumino da cimitero. Molto probabilmente ho calcolato non male, ma malissimo l’energia che la batteria aveva a disposizione per tenere accesa la mia lampadina da 12 watt. Un sito web che calcola queste cose mi indica che, malcontate, sono circa dieci le ore che posso aspettarmi. Avrei dovuto pensarci prima, altro che sei mesi. Il difetto nella progettazione è evidente come è palese la mia totale incompetenza in materia di elettricità.

Non mi è chiaro il meccanismo con cui invece di spegnersi completamente, resta appunto acceso il cero votivo; se la batteria si scarica, lo fa del tutto e non rimane un barlume di elettricità. Mi sfugge, come un gas raro, qualche elemento chiave nella faccenda, ma mi sembra indiscutibile l’inadequatezza del sistema.

Cosa fare ora? Escludo di acquistare la batteria di un camion o quella di un fork-lift, quest’ultima pesa circa cinquecento chili. La batteria che ho acquistato può essere però ricaricata ed usata come fermaporta, come sopramobile, come schiaccianoci. Potrei regalarla per Natale a Miriam, magari l’apprezza per darmela in testa.

Vendono kit formati da pannelli solari collegati ad una batteria che si carica durante il giorno ed eroga corrente durante la notte. Ce ne sono di economici e €50 e di professionali a €1.000. Potrei provare quello economico, ma nei mesi invernali la Pozzanghera prende poco sole e rischio di ricadere nel problema iniziale. Invece di ordinare su Amazon al buio, posso provare da un elettricista vicino al mio ufficio e sentire cosa mi dice. Ma che cazzo, è una lampadina da 12 watt, mica il Luna Park di Ponte Parodi.

Come alternativa, devo attaccarmi alla più vicina fonte di corrente, usare un trasformatore ed interrare un cavo che porti 12 volt fino al palo. Ci sono problemi logistici e pratici non insormontabili, il terreno è soffice e lo sforzo richiesto per lo scavo non sembra eccessivo, ho bisogno di qualche metro di guaina, il cavo elettrico, il trasformatore, una vanga, la sonda per tirare il cavo.

Mi consolo con questa sequenza di belle immagini dell’alba nel fresco mattutino (-1°). Nella prima si vede anche il cero votivo acceso, Santa Pozzanghera.

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Meglio.

L’intervento sui collegamenti elettrici ha avuto buon esito. Questa volta ho usato calma e gesso, ho perso sensibilità alle dita diverse volte ma adesso la lampadina emette la luce per la quale è stata costruita in Cina. Xi-Ping è felice.

Nel frattempo, ecco una pianta di ninfee in formato invernale.

Questo è il lavoro finito visto da nord ovest. Il fissaggio della lampada sarebbe per un muro, non un cazzo di palo, basta sfiorarla che si muove ma credo che a meno non venga un uragano, dovrebbe resistere. Da qui sembra un lavoro decente.

Questo invece lo stesso ma visto dalla parte opposta. Si vede il crepuscolare con un supporto in ferro che ha già iniziato ad arrugginire, lo scatolotto non è per esterni ma sopra c’è del nastro adesivo che dovrebbe garantire impermeabilità almeno per dodici ore.

E’ ancora abbastanza un lavoro di mediocre fattezza. Considerando che il voltaggio è basso, non credo succederà qualcosa di grave se entrerà acqua nei contatti, che però adesso sono fatti usando cappellotti, come li ha chiamati l’elettricista.

Sono moderatamente soddisfatto, ma in futuro ci sarà un incremento della solidità e professionalità dell’installazione. Penso cambierò la lampadina mettendone una più piccola in modo che dalla webcam si veda solo la luce e NON la lampadina.

Adesso resta da capire quando la batteria sarà scarica. I watt sono pochi ma non so cosa aspettarmi. Se durasse per qualche mese sarebbe un successone, la batteria è ricaricabile. Magari on line trovo il calcolo; dati i valori di volt, ampere, watt, salcazzo, la lampadina rimarrà accesa per X ore, pari a Y giorni sulla base di N ore di accensione giornaliera media.

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Un altro sogno del belino.

Tra le notizie positive, non ci sono stati incendi dalla Pozzanghera e la lampadina ha diffuso il suo fioco bagliore durante tutta la notte senza inconvenienti. Devo però sistemare i fili elettrici come si deve.

Dopo una accurata pulizia della cucitura, ho realizzato che i punti non erano cinque ma forse sei. Credo che domani me li tolgano, oppure me li tolgo io tirandoli con la pinzetta che Miriam usa per strapparsi le sopraciglia e tagliandoli con le forbicine con le quali si taglia le unghie dei piedi. Non prima di aver disinfettato per bene gli strumenti, specialmente le forbicine.

Tradizionale immagine dei monti dietro Voltri con il caigo. Genova è bella, noi genovesi tendenzialmente siamo delle sonore teste di cazzo, ma non si può avere tutto.

E veniamo alla parte onirica. Quando il primo mostriciattolo muore nel film “Alien”, viene incisa una sua zampa per vedere com’era fatto. Dal taglio esce una sostanza micidiale che fora il pavimento e passa nel piano sottostante, fora anche questo pavimento a prima di fermarsi ne trapassa altri due.

Il sogno di questa passata notte non ha comportato traumi e contusioni, non aveva nulla di drammatico e tantomeno di alieno, ma a modo suo è stato micidiale. Ho sognato che ero in un ristorante orribile, andavo in bagno a fare la pipì. Mi sono svegliato in un lago di liquido seminale inodore, incolore ma colloso tanto che ho dovuto fare una doccia alle tre del mattino. E stimo di averne prodotto un centinaio di litri. La sostanza ha forato il materasso, forato i pavimenti dei due piani sottostanti e si è fermata in cantina.

Sono andato a cercare informazioni sull’accaduto, avevo dei sospetti ed infatti ho trovato quanto segue.

Negli adulti, la presenza di eiaculazioni durante il sonno (…) sono da considerarsi come una risposta dell’organismo ad un lungo periodo di astinenza sessuale, in assenza di eiaculazione.

Non sono coordinato. Pensavo di aver messo una pietra sopra alla faccenda, complice una risposta dinamica dei miei corpi cavernosi davvero residuale. Ma, se non ho capito male, la mia prostata evidentemente funziona ancora, o si è rimessa a funzionare, non so e non lo voglio sapere.

Comunque dev’essere il regalo di Natale 2024, combinato con i punti sul sopraciglio ed un dolore al gomito che devo farmi vedere perchè ormai sollevo il braccio a fatica. Ed essendo il braccio con il quale mi facevo le seghe, ecco che il cerchio in qualche modo si chiude.

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Non buona la prima.

Oggi ho perso del tempo come un vero pensionato, sono andato a Basaluzzo per installare il nuovo sistema di luce notturna. Voglio una luce stabile che di notte illumini il moletto, e non intendo rinunciare al progetto dopo l’insuccesso della luce ad energia solare.

Ecco dunque la nuova lampada con il suo interruttore crepuscolare e sotto la scatola di legno all’interno della quale c’è un contenitore di plastica abbastanza impermeabile e dentro una batteria da moto.

Mio fratello ed i suoi amici di università che venivano a casa nostra a studiare mi chiamavano “Filini” dal personaggio dei film di Fantozzi. Filini organizzava sempre tutto e spesso in modo maldestro. Questa installazione è abbastanza maldestra, avrebbe bisogno di alcune migliorie per la parte che riguarda i fili elettrici. Anche sulla scatola della batteria avrei potuto fare meglio, ma la provvisorietà dell’installazione era dovuta al sospetto che qualcosa non avrebbe funzionato.

Ed infatti qualcosa non funziona; avevo provato in cucina a fare tutti i collegamenti elettrici come da istruzioni reperite on line, la luce della lampadina era brillante.

Durante il montaggio in situ ho pasticciato con i fili elettrici, complice la fretta di finire il lavoro prima di andare in ipotermia, i gradi erano 2. Non sono riuscito a seguire bene le polarità ed i colori dei fili. Risultato, la luce è quasi impercettibile, fioca come una lampada votiva, fa un po’ lumino di cimitero.

Dunque devo tornare su a Basaluzzo e questa volta sistemare per bene i fili.

Nel frattempo, forse le polarità errate dei collegamenti stanno mandando in ebollizione la batteria che questa notte esploderà. Farà una bella luce ma solo per il tempo necessario a bruciare il molo, il palo e tutto il suo contenuto.

Oppure semplicemente la batteria andrà in corto circuito e divenerà esausta prima che il gallo canti domattina. Si bruceranno l’interruttore e la lampadina. La batteria si spezza e l’acido colerà nella Pozzanghera azzerando ogni forma di vita per decenni.

Nota di colore. Percorrendo il tratto autostradale Bolzaneto-Giovi ci sono dei lunghi tratti ad una corsia. Mi sono trovato dietro ad un camion frigorifero dalle cui porte chiuse fuoriusciva un torrente di acqua. L’acqua schizzava e si polverizzava in una nebbia che ha ricoperto la mia autovettura. Poco male, a parte l’odore. Quando me ne sono accorto ho preso le distanze dal mezzo, ma intanto dentro l’abitacolo sembrava di essere al mercato del pesce.

Ho dovuto fa lavare l’auto e far irrorare l’abitacolo di quei prodotti nefitici che sanno di bagnoschiuma da caserma all’ennesima potenza.

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