Renzo Piano

iloveNYOggi piove, nonostante le previsioni avessero detto, fino a ieri sera, che oggi ci sarebbe stato un bel sole. In compenso ieri verso mezzogiorno è venuto fuori il sole, mentre secondo i previsori avrebbe dovuto piovere fino a tarda notte. Miriam si era messa gli stivali per proteggersi dalla pioggia ed è inciampata per la strada. Ora cammina come un compasso e lamenta dolori ad una mano, al ginocchio e ad un piede. Quest’ultimo sta assumendo una colorazione bluastra in diversi punti; colpa dei previsori meteo. Ed anche del Greenwich Village; io lo dico sempre che è un posto mainstream che visto una volta non serve tornarci, ma lei testarda ci vuole tornare ed ecco il risultato.

Siamo andati a visitare il nuovo museo Whitney, disegnato da Renzo Piano, che ha riaperto pochi mesi fa dopo essere traslocato dalla Upper East Side ed è venuto nel Meatpacking District.

Sticazzi geografici; era per mostrare la mia presunta familiarità con la cittadina.

 

Il complesso fa parte di un progetto ben più grande nella lower west side di Manhattan. E’ come se, a tavolino, un giorno a Tursi avessero deciso di rifare Cornigliano; giù le vecchie fabbriche ed i palazzi in disuso, al loro posto nuovi insediamenti pubblici strutturali che invogliano gli investitori privati piccoli e grandi a scommettere nella rinascita dell’area. Ed è come se Cornigliano nel giro di 10 anni fosse diventata una attrazione commerciale e culturale visitata da turisti da tutta Europa. Strade in ordine, negozi, ristoranti, zone di verde pubblico ben tenute. La scommessa qui a New York è senz’altro andata a buon fine.

Non conosco personalmente Renzo Piano ma leggendo quello che ha fatto nel mondo suppongo che professionalmente sia una persona di caratura straordinaria. E poi, il figlio di Renzo Piano era compagno di classe di Miriam; questo dettaglio di una certa importanza mi porta a parlare di lui quasi come se fosse mia sorella, o mio nonno, o cugino di prima. Orbene, mi domando dunque chi gliela fece fare di presentare il “waterfront” project ai genovesi qualche anno fa. Se non ricordo male venne accolto inizialmente con sorpresa, ma subito dopo venne criticato, deriso ed il suo progetto non credo fu neppure discusso al di fuori di qualche bar del centro città. Ma come ha potuto pensare che il suo progetto smuovesse i neuroni di pongo dei minus habens della politica locale ? Ed i modestissimi “grandi” imprenditori locali, la rabberciata confindustria januensis ? Non ricordo se lo appoggiarono o meno. Secondo il concetto fondamentale della genova-bene o che-si-crede-importante “io non ci guadagnerò, ma allora non guadagna neppure lui”, e “se si crede tanto bravo perchè non se ne torna all’estero invece di rompere i coglioni qui ?” Detto, fatto. La mia conoscenza della vicenda fu scarsa allora perchè evitai di leggere gli articoli del giornale del partito Secolo 19mo per non farmi delle incazzature, ma anche la mia memoria è scarsa e sicuramente allora ebbi una visione ingenua e molto naif di come invece ritenevo sarebbero dovute andare le cose. In definitiva, conoscendo la mentalità così chiusa, ostile e conservatrice dei suoi concittadini che contano, ed immaginando che la dovesse conoscere bene anche lui, ma chi cazzo gliel’ha fatta fare ?

 

This entry was posted in All possible crap. Bookmark the permalink.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *