Di nuovo a New York. Oggi è Domenica, si annunciano temporali e sto mangiando biscotti ad oltranza. All’aeroporto di Monaco il tabellone davanti al cancello di imbarco mostrava un messaggio a dir poco inquietante.
Il volo è ritardato a causa di un malfunzionamento mondiale del sistema computerizzato. La traduzione in italiano non rende benissimo l’idea che trapela da “world wide IT-breakdown”. Nel mio immaginario della fantascienza di serie B immagino gli alieni o la Spectre che mandano un virus nel sistema globale di controllo dei voli ed il mondo è sull’orlo di una catastrofe. Invece il ritardo si riduce in venti minuti e poi ci imbarcano. Es tut uns leid wir haben uns geirrt. Ci siamo sbagliati, una signora delle pulizie aveva inavvertitamente dato un calcio alla spina del computer della Lufthansa ed hanno dovuto riaccenderlo. Ma il collasso del sistema mondiale di controllo faceva molto più sensazione e chi scrive i messaggi è un buontempone.
Appena decollati, e sentite le scuse del comandante, lo stesso ha annunciato un volo tranquillo ed appena dopo abbiamo evidentemente incocciato la Jet Stream ed iniziato a ballare tanto che siamo dovuti scendere di quota.
All’immigrazione, ossia il girone dantesco dei visitatori, c’era più chaos del normale perchè le procedure sono cambiate. Per quelli come noi, ossia dotati di ESTA e non per la prima volta in USA, ci attende una macchinetta al posto dell’ufficiale in carne ed ossa. Così facendo non facciamo la coda e ci sembra di essere fighissimi, trattati da locali, mentre gli altri peones devono andare sotto le forche caudine dell’interrogatorio. Forse siamo diventati parte del programma Global Entry dove è un computer che ha già in memoria i nostri dati biometrici che ci riconosce lasciandoci passare. Se non ci avesse riconosciuto saremmo stati inceneriti da un raggio laser e le nostre ceneri buttate nell’Hudson.
Tutto quanto ciò premesso, ed ora un po’ di sticazzi folk. Mercatino stradale sulla terza avenue,
Due chilometri chiusi al traffico ed affollati di bancarelle e visitatori. Un terzo delle bancarelle vende cibo di tutti i tipi. Alimenti organic iper salutari ma anche cose più appetitose delle più disparate etnie. Ho resisitito a roba fritta, strafritta, ultrafritta fino alle mozzarelle grigliate tra due ciambelle di granoturco. Unta all’inverosimile ma deliziosa, dopo il terzo morso mi sono intasato ed ho dovuto gettarla via. Miriam ha scoperto che molte delle bancarelle sono in realtà le svendite dei negozi che sono sulla 3rd avenue. Per la modica somma di $20 in contanti, ha comperato una deliziosa camicetta hip di stramarca che di listino costava $190 più le tasse. (alla faccia dei ricarichi).
Bene; anche in questo post ho raggiunto una interessante soglia di machecazzomenefrega.