
Piove, il rumore della pioggia sul tetto è bellissimo e poi la pioggia lava le strade che sono sporche lercie, marce per colpa dei genovesi da soli oppure accompagnati dai loro fedeli cani del cazzo.
La domenica sera ho partecipato all’evento atmosferico con un contributo particolare. Mentre Miriam sul lavandino si toglieva quella roba nera dagli occhi che la fa sembrare un pugile dopo un incontro di boxe, io ero nella doccia. Nella doccia ho fatto un rumore, poteva sembrare un tuono, ma pioveva, che c’è di male?
Miriam si è spaventata, e questo le tocca una corda di disappunto unito ad aggressività di ritorno. Mi ha coperto di improperi del tipo “… sei ingrassato, hai un aneurisma all’aorta e dovrai essere operato e sei una bestia quando fai queste cose”.
Il blocco neuronale che modula la modalità insulto a Miriam ha ramificazioni un po’ ovunque e colpisce anche il circuito dove risiede la paura di rimanere sola se qualcosa andasse storto a me. Per il momento nessun medico ha prospettato la necessità di un intervento. Miriam però è avanti e si è fatta in testa il film con il suo inevitabile, triste epilogo.
Così si è concluso questo fine settimana, che ha compreso anche un intasamento del mio esofago a casa di amici. Solito viaggio della speranza in bagno dove ho rigurgitato un miscuglio di fettuccine e vino rosso. A tavola avevo il bicchiere dell’acqua vuoto, il boccale era lontano e per promuovere lo sturamento ho bevuto due sorsate di vino, inutili. Non mi era ancora capitato di rigurgitare vino rosso; brucia tremendamente quando percorre l’esofago in senso contrario, non mi spiego perchè. Si, va bene, brucia quando esce dal naso e questo ci può stare, ma l’esofago solo in uscita non me lo sarei mai aspettato. Chiederò al mio gastoenterologo di fiducia.