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Delle mie vicende sito web-webcam. Mi annoto queste stupidaggini per poi ricordare la data nella quale sono avvenute. Il problema è che però poi se le cerco non le trovo, dunque alla fine il tutto si riduce ad uno spreco di bites, corrente elettrica, spazio sui server.

La rivisitazione delle pagine del sito stefanome avrebbe lo scopo di togliere tutte le ridondanze che in questi anni ho prodotto utilizzando un linguaggio infantile ed obsoleto. E soprattutto, arricchire le possibilità di utilizzo con alcune implementazioni che ora mi sono precluse. Il ragazzo che qualche anno fa aveva aggiunto delle funzioni utilizzando un sistema a me totalmente oscuro, ha fatto un bel lavoro. Tuttavia volendo aggiungere delle nuove funzioni specifiche, il mio amico al quale mi sono rivolto ha incontrato un ostacolo insormontabile. Quello che si pensava di poter fare è impossibile per dei limiti operativi imposti dal provider Aruba. Allora il progetto è al palo. Ci sarebbe una soluzione radicale, che il mio amico programmatore mi ha spiegato a voce e poi ribadito con un messaggio WhatsApp.

Ho capito leggermente di più della soglia del picocazzo. Però da autistico-manicale dell’ordine e della razionalità, l’idea di avere tutto nuovo, aggiornato, pulito e con nuove esaltanti funzioni, mi piace molto.

Devo scegliere; o restare così ma dover fare dei compromessi su alcune idee che ho in testa, oppure fare il salto di qualità. Se la cosa dovesse andare in porto, e se no ho capito lucciole per lanterne, avrò il mio server privato, che pare sia molto meglio di condividere un hosting con chissà quante altre beline che scrivono cazzate su internet. Non so bene in cosa consiste un server privato; mi immagino una stanza con un grosso calcolatore elettronico con sopra il mio nome, cognome e l’avviso “non toccare” e poi un codazzo di servitori a me dedicati che lo controllano, lo puliscono e fanno gli aggiornamenti quando serve. Sarà come essere un latifondista del web, il mio server è come la mia terra, sconfinata di tarabites e piena delle mia fotografie, files, questo blog sfigato e puttanate varie. Sto aspettando che Alessandro, questo il nome dell’amico, mi dia le informazioni necessarie per comperare un dominio nuovo e con chi devo aprire una utenza.

Alessandro, due parole a corollario, è un ragazzo che nei primi degli anni 2000 avevo conosciuto tramite la partecipazione ad un forum di meteorologia. Il forum era frequentato da una moltitudine di persone diversissime tra di loro ma con una passione comune per il tempo, le perturbazioni, la pioggia e la neve. Siamo sempre restati in contatto, ora lui lavora in una società che gestisce stazioni meteo, webcam on line ed è di fatto un programmatore di professione, ecco perchè quando mi parla di server e routine php usa un linguaggio che a me sembra più una superscazzora, a me ostile.

Non ultimo, la sua fidanzata pare faccia una Kachapuri favolosa. Sono anni che io inseguo l’idea di andare in un ristorante etnico a New York che ha questa roba nel menu, ci sono pure le fotografie. Poi me ne dimentico sempre ma almeno non do scossoni al mio colesterolo.

In merito alle mie manie informatiche, seguiranno aggiornamenti non richiesti.

Ho parlato con l’installatore che qualche anno fa aveva installato la parabola di Eolo a Grange Sises. Gli ho parlato mentre era in una zona dove il segnale telefonico rimbalzava tra le montagne e dunque ho fatto fatica a seguire tutto, ma per sommi capi lui dice che non serve praticare un secondo foro nel muro, non serve neppure allargare il foro esistente. Però il nuovo cavo va passato senza lo spinotto e dunque il cavo si taglia e poi lui attesta il cavo ed il gioco è fatto. Se non ho capito male. Grazie alle mie sconfinate capacità tenciche, con un po’ di pazienza potrei attestare il cavo di rete, ma avendolo già fatto alcune volte, poi lo so come va a finire; A) non riesco a far passare il nuovo cavo nel buco. B) Ci metto due ore ad attestare il cavo e poi non funziona.

Spero che il tecnico riesca a fare un salto altrimenti mi dovrò imbarcare nella procedura che comprende mettere nella sequenza corretta i diversi microscopici cavetti, ciascuno identificabile con un diverso colore della guaina. Li prendo tra l’indice ed il pollice (quest’ultimo per fortuna ancora opponibile) e mentre lo faccio me ne scappa uno, poi due, li rimetto a posto ma mi accorgo che ce ne souno due invertiti, poi mentre infilo il tutto nello spinotto mi scappano dalla presa perchè mi suda la mano oppure ho un crampo alle dita perchè per la paura di farmi scappare un cavetto, esercito una pressione disumana. E poi quando ho crimpato il cavo mi accorgo che uno dei piccoli bastardi è rimasto fuori, allora devo prendere un nuovo spinotto, tagliare via tutto e ricominciare da capo.

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