

Siamo andati per pranzo nel Village in un locale stile vecchio bar di mare dove i camerieri erano vestiti tutti da pirati.
Il nostro era mingherlino, alto due metri, lunghi capelli rossi e poi biondi a finire, truccato in volto e probabilmente trans o qualcosa del genere, simpatico e gentile. O simpatica e gentile, whatever. E poi c’era l’inevitabile passaggio di ragazze attraenti vestite in modo da non nascondere forme e colori della pelle.
(gnocche in abiti succinti)
Questa sera c’è la parata sulla west side, quella dove un gigantesco omone vestito da donna qualche anno fa riempì le mani della mamma di Miriam con quelli che alla Carla sembrarono dolcetti ma in realtà erano monodosi di lubrificante intimo. Anche dalle mie parti le strade sono affollate ed invase da umani di ogni età vestiti in maschera. Ho letto che in Italia un prete avrebbe detto che in fin dei conti festeggiare Halloween è come anticipare carnevale e dunque non è peccato. Se andiamo avanti così, tra un centinaio di anni anche il sesso pre-matrimoniale non sarà più il viale per l’inferno. Anche i detrattori politici forse si calmeranno tra qualche anno. (festa inutile perchè di matrice capitalist-americana)
Miriam era con una sua amica in giro per le strade quando sono iniziati i fuochi artificiali (di artificio come li chiamava mio padre). Si sono fermati in un punto dove si vedevano tra le case. Miriam sarebbe dovuta andare a fare la spesa come tutte le buone massaie soggiogate dal maschio alfa come sono io. Invece, complice la sia amica, si sono fermate da un (ultranoto) ristorante italiano ed hanno comperato, per se stesse e per i rispettivi mariti, minestra di carote e carpaccio di vitello. Io tendo a non essere particolarmente campanilista. Ci si abitua al cibo locale che, per carità, è estremamente diversificato e spesso non è affatto male. Ma poi ci sono ristoranti italiani che fanno da mangiare come si mangia in un buon ristorante in Liguria o Piemonte e la differenza si sente.


Passando in taxi sulla Park Avenue ho notato che tutti i ciliegi hanno sul terreno intorno al proprio tronco un anello di terriccio scuro, largo circa un metro e spesso quattro dita. Conferiscono alla pianta un aspetto curato ed ordinato, abbastanza tecnico anche se sui libri leggi che le radici di un albero grandicello assorbono solo dagli apici che possono essere a qualche metro di distanza dal tronco. Parrebbe pertanto che mettere fertilizzante vicino al tronco sia utile da poco ad un picocazzo.
Probabilmente è compost, magari mischiato con stallatico secco. Meno plausibile è che tutto serva per proteggere le radici più superficiali in vista dell’inverno. Ora, qualsiasi possa essere la ragione per cui lo fanno, se lo fanno nella sofisticata Park Avenue, lo posso fare io nella più rustica Pozzanghera Fangosa. Per velocizzare l’operazione al mio rientro, potrei ordinare su Amazon una decina di sacchi come questo, me li faccio recapitare in ufficio, il portiere sarà contento. Cosi appena rientro non passo neppure da casa a Genova, passo dall’ufficio e carico la macchina.

