Calabroni ed altre considerazioni inutili.

I calabroni hanno costruito un nido di imprecisate dimensioni tra il tetto ed i muri, sotto le tegole, nelle fessure delle travi. Non si vedeva il favo, ma una serie di buchi utilizzati dagli insetti per entrare ed uscire. Credo che anche i calabroni partecipino attivamente all’equilibrio ecologico del pianeta. Tuttavia se fanno un nido nel mio tetto e mi ronzano intorno di giorno e di notte, entrano in casa e non posso avvicinarmi ai pochi alberi da frutto che ci sono, allora devo fare qualcosa.

Sarebbe bello che per liberarsene bastasse parlar loro con fare gentile e convincerli ad emigrare a distanza di sicurezza dalle mura domestiche. Purtroppo non esistono neppure sostanze assolutamente naturali, bio compatibil-ecologiche impatto zero no OGM ed amichevoli che, spruzzate nelle vicinanze, invoglierebbero gli insetti ad andar via. Scoreggia di mucca con influenza gastrointestinale? Un disco a caso di Sanremo suonato a tutto volume per tutta la notte davanti al nido?

Ed allora si ricorre alla brutal chimica industriale, bisogna sterminarli con un veleno. Sono tremendamente dispiaciuto della scarsa eco-compatibilità del prodotto usato, non ci sono alternative che mi assolvano dall’accusa di essere contrario alla natura ed allo stesso tempo, malvagio, sterminatore di innocenti creature, cattivo dentro.

Io devo, prima o poi, salire sul palo per cambiare l’orientamento della webcam. Il palo è fallato e benchè sia stato fatto un intervento di consolidamento, non sono certo che il palo, con il mio peso, non ceda di botto schiantandosi al suolo con me ad esso legato come un salame. Per arrivare al nido c’è stato bisogno di noleggiare un camioncino dotato di cestello, che potrei utilizzare per salire sul palo. Ci devo riflettere.

Ed ora per la serie “ma che cazzo succede”; Ma Che Cazzo Succede?

Il caotico angolo cottura della rete durante la sperimentazione della “basa8”

Se si vuole modificare l’inquadratura della webcam, bisogna avere la facoltà di vedere il risultato dello spostamento. Perchè non si può spostare così, a caso e poi sperare che l’inquadratura sia corretta da subito, sia in altezza che in orizzontale e che non sia ruotata che mostra un paesaggio storto. Non posso certo salire sul palo, muovere la webcam, scendere dal palo, entrare in casa, guardare il laptop, risalire sul palo e ripetere ad libitum.

Ma intanto, preso da sacro furore, ho preso la webcam di riserva, quella che tenevo per fare un certo lavoro che ho procastinato a data da destinarsi. Ho collegato la webcam che avevo precedentemente configurato ma non ricordavo la password, neppure ricordavo se e dove avevo salvato la password. Perchè ho sempre più dei cluster neuronali che restano isolati dal resto del sistema.

Ho resettato la webcam e poi ho rifatto la procedura di prima accensione. Dieci volte perchè facevo non so quale errore cretino e la webcam scompariva alla vista del router.

Volevo attivare la APP che permette al mio telefono di collegarsi alla webcam. L’idea è che io mi porto il cellulare sul palo così in tempo reale vedo come ho spostato la webcam. Ma non ci sono riuscito.

Ho poi provato a copiare la configurazione di una webcam esistente in quella nuova. Ma non ci sono riuscito. Volevo aggiornare il firmware scaricato dal sito della casa madre della webcam. E non ci sono riuscito.

Ho nel frattempo scoperto che la webcam sul palo ha modificato le scritte sovraimposte sulla immagine.

Da così:

A così:

Non ho fatto nulla, giuro. Lo ha fatto da sola, al posto di quello che avevo scritto io mesi addietro, ha messo il modello ed il numero di matrice della webcam. Ma chi cazzo glielo ha detto? Quella serie di numeri fa molto Star Trek ma io preferisco la mia versione.

Comunque, alla fine salirò sul palo e mi farò assistere da Miriam sull’inquadratura, perchè lei sarà sul laptop in casa, collegata telefonicamente con me sul palo. Poi mi farò assistere da quelli dell’ambulanza nel caso il palo cedesse ed io mi schiantassi a terra.

E poi una nota di speranza.

Come dovrebbe essere noto al mondo, percorro spesso Corso Italia dal lido fino alla Foce per andare in ufficio, mattina e pomeriggio per tornare. Corso Italia è mantenuto ai limiti del decoro ma oggi per la seconda volta ho visto la pulizia della passeggiata con idropulitrice. Cooperativa Il Rastrello. La prima volta qualche anno fa era l’AMIU. La persona che aveva il compito di pulire teneva la pistola puntata verso l’alto. Aveva l’espressione del sindacalista assente per malattia. Invece oggi l’addetto puntava la pistola verso il suolo. La sua azione poteva essere migliorata, ma rispetto a sparare alle allodole è un concreto passo avanti. E poi questa; incrocio Corso Marconi con via Rimassa. In genere molti automobilisti non riescono a mettere insieme i neuroni necessari per capire che se impegnano l’incrocio con auto ferme dal lato opposto, quando il semaforo diventa rosso sono bloccati nel centro del crocevia ed il traffico si blocca in tutti i sensi. Oggi c’era una simpatica vigilessa che sopperiva allo scarso QI dei genovesi bloccando le auto prima che si precipitassero a bloccare l’incrocio. Con una aggiunta per me sorprendente; faceva comunque passare le moto che non avrebbero bloccato l’incrocio. Motociclisti increduli quando venivano invitati a procedere senza fermarsi. Alcuni ringraziavano con gli occhi lucidi. Anche io ero commosso. Da una parte c’è Putin, dall’altra c’è Trump, noi abbiamo una sindachessa molto graziosa, speriamo bene.

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