Back to the hurly-burly un belino.

Rientrato a Genova per trascorrerci alcuni giorni. Ho passato una intensa domenica a contatto con il gabinetto ed ora mi sento un pochino di febbre. Ogni tanto mi capita, prendo freddo al pancino e per 24 ore mi tocca questo disagio intestinale. In alternativa, è colpa dell’Astra Zeneca che mi hanno inoculato perchè qualcuno lo aveva rifiutato poche ore prima. Sono effetti colaterali ritardati oppure mi sta facendo venire un infarto mesenterico, questa notte starò male sul serio e domattina sarò in terapia intensiva. Miriam dice che finirò su “Studio Aperto” in un servizio con una musica drammatica e la mia storia triste che si snoda tra coincidenze terribili e fatali.

In questa fase della mia vita, dopo mesi passati a Basaluzzo, Genova mi sembra molto meno piacevole di prima. Forse dipende in parte dal fatto che ormai essere a Genova vuol comuque dire non vedere amici, non uscire la sera, non andare al ristorante. Fare una passeggiata per le vie del centro o anche sul lungomare mascherina-dotati mi risulta sempre più deprimente. La mia originaria delusione verso i concittadini che sporcano e rovinano tutto ciò che è un bene comune, sta diventando forte antipatia e sento un fastidio fisico quando sono circondato da loro e non solo per questioni di distanziamento sociale.

Invece a Basaluzzo sto proprio bene. Ogni tanto vediamo degli amici per passeggiare nelle stradine tra i campi, senza incontrare un cane di nessuno. E poi ci sono le mie attività arbicole, il taglio dell’erba, i rami da potare, le cure maniacali verso le piante in genere. E non vedo il cabibbo che butta la carta per terra, non vedo le aiuole piene di rifiuti, non sento gli scooteristi con le marmitte rumorose ed i loro piedi del cazzo ed il loro casco alla moda.

Un anno di epidemia e di restrizioni e questo potrebbe essere uno dei risultati. Mi sto abituando a vivere all’interno del mio minimo nucleo famigliare, tutti il resto è un accessorio di cui riesco a fare a meno. Non credo sia un successo, un bel risultato, un obiettivo raggiunto. E’ purtroppo una vera e propria involuzione, una chiusura ad ampie fette della vita. E’ una forma di rassegnazione più che di adattamento. Miriam al contrario soffre per questa clausura e se non mi uccide vedendomi così serafico è perchè rimarrebbe ancora più sola.

Non sa quando le faranno il vaccino mentre si viene a conoscenza giornalmente di persone che fanno il vaccino solo perchè loro o il loro medico di base è di italica furbetteria. Prima i mafiosi e camorristi, poi amici e parenti di persone che lavorano in certe pubbliche amministrazioni, poi categorie fortunate di lavoratori non a rischio, adesso i furbi, poi tutti gli altri. Io, se non muoio, dovrei avere nel sangue i primi anticorpi. Miriam teme che io, forte di questo effimero senso di immunità, riprenda la frequentazione del mio giro di prostitute e degli incontri sado-maso dell’Entroterra, che mi infetti e porti il COVID a casa. (anche la gonorrea)

Il passato inverno, durante una passeggiata abusiva in località Capriata d’Orba, sono stato fotografato dal KGB e photoshoppato per sembrare più brutto di quello che sono. Non potevo non salvare questa magnifica immagine di me. Potrei anzi metterla come profilo su WhatsApp al posto di quella attuale. Ieri ho fatto un errore madornale. So che esiste lo “status” e che si può aggiornarlo caricando delle foto. Si può farlo cento volte al giorno senza rompere le palle a nessuno, a meno che non si scelga l’opzione di informare i contatti del cambio di “status”. Non avevo capito bene cosa fosse l’opzione ed ho così mandato un messaggio a tutti i miei contatti che hanno WhatsApp informandoli che avevo cambiato status ed incoraggiandoli a guardare la prima foto che mi era passata per le dita, ovvero quella del germano vicino alla Pozzanghera.

L’ho capito perchè mi sono arrivati 2 messaggi di risposta da persone che non contattavo da mesi e mesi. Tutti gli altri avranno pensato “ma che cazzo me ne frega se Menada ha messo una foto insignificante sullo status WhatsApp, che rompicoglioni”. Non ho soltanto amici, ma anche molti contatti di lavoro e di professionisti che forse ritengono che io sia una persona moderata.

Per scusarmi, potrei aggiungere una nuova immagine e notificare nuovamente i miei contatti WhatsApp dell’errore.

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3 Responses to Back to the hurly-burly un belino.

  1. Anna says:

    Anch’io mi sono stupita di vedere il tuo uccello in bella mostra, ma un rompicoglioni in più o in meno non fa differenza. Anzi, mi ha fatto piacere vedere un pennuto piuttosto che un melenso messaggio di amore universale.

    • admin says:

      Se penso al numero di persone che hanno ricevuto una notifica e si sono viste una scarsissima foto di un uccello, o cielo. Però pensa la potenzialità di un sistema che ti permette di mandare una foto di un uccello – ad esempio – a 200 contatti e pretendere che tutti lo vedano. Cosa ti è arrivato ? Un messaggio di sistema o un invito a vedere un interessantissimo cambio di stato ? Uno pensa “ma che bello, vediamo cosa ha di significativo e rilevante il signor Menada da mostrarci ?” Quanta gente puoi disgustare con foto oscene in una sola mossa ? Con avviso perdipiù.

  2. Roberto says:

    Coraggio, anche io mi sento un pochino confuso, abbastanza confuso, confuso, molto confuso, del tutto distopico. Mi sento come su un carro trainato da due cavalli davanti e due dietro, frustate e sforzi immani per stare sempre allo stesso punto: e quel carro è il nostro governo, chi frusta davanti, chi dietro, ed è fatalmente immobilismo.

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