Fa bello caldo.

Anche troppo, oggi 26 gradi di massima. Non mi lamento, però non piove da circa due mesi. Allora mi lamento. Scampolo pseudo estivo anche se, a differenza di Giugno, le mattine sono freschine, c’è rugiada ed in certi prati sui fondovalle fino a qualche giorno fa c’era anche la brina.

Alcuni alberi cambiano aspetto nel giro di 24 ore, da inverno a primavera overnight. I getti si stanno aprendo e le foglioline si dispiegano per il loro lavoro che durerà almeno fino al prossimo settembre. Non tutti gli alberi sono sincronizzati tra loro. Alcuni tigli sono praticamente fermi con dei minuscoli getti, altri hanno già le foglie di un paio di centimetri. Le querce sono quasi tutte ferme, tranne qualche esemplare che ha già le foglie copiose. I Carpini hanno le foglioline, gli aceri no. I peri hanno i primi fiori. I Pruni stanno sfiorendo ed hanno le prime foglioline. I Platani hanno i getti gonfi e prevedo foglie entro 48 ore.

Il caldo di questi giorni potrebbe finire brutalmente tra 222 ore, che sono tantine per parlare di una previsione; questo è il solito elaborato di un computer che, è noto, dopo le 72 ore tira ad indovinare.

A Pammattone hanno il Pfizer“. Foglie a parte, io sono circondato da discorsi sui vaccini. Miriam è farmacista, ha diversi amici farmacisti, in più ci sono gli amici medici. Insomma se ne parla diffusamente. Astra Zeneca forse ha dei problemi, Pfizer sembra il vaccino di eccellenza. Pare che la gente cerchi di sfuggire dai medici all’interno delle cui siringhe c’è il Trombo-Vaccino Zeneca e se si sparge la voce che in un dato punto vaccinale somministrano lo Pfizer, fuori si creano assembramenti di persone che sperano nelle dosi avanzate e sognano di essere chiamati dal medico di turno. Roba da film dell’orrore. Ho un testimone che ha visto una scena che gli ha ricordato quanto si andava nelle discoteche e si aspettava fuori che arrivasse un buttafuori e facesse invece entrare qualche sfigato in attesa.

Ma invece di quei cazzo di alberi, pensa alla batteria del backup della caldaia” perchè quando Miriam è in ansia, è davvero in ansia. E’ la frase più gentile che mi ha detto questa mattina in auto mentre andavamo a fare il prelievo del sangue.

Ogni tanto percepisco lo sguardo severo di mio nonno materno, di cui conservo un ritratto. Quando se n’è andato nel letto di casa per un infarto mesenterico mi hanno portato a vederlo, avrò avuto 12 anni ed ero troppo piccolo per capire il senso della morte, la cosa non mi ha fatto molta impressione. Era una brava persona, ha dato lavoro a tanti, ha costruito una piccola azienda, ha amato e sofferto, ha avuto amici e parenti, ha tessuto relazioni. Ma se io salgo in verticale di 10 km, mica tanti, sono già morto di freddo e per la mancanza di ossigeno. Se mi calo in acqua dopo qualche decina di metri sono morto. Insomma il mio spazio vitale è poco se considero le dimensioni del Sistema Solare e poi del resto della galassia e così via. L’esistenza di mio nonno è stata talmente rapida nei confronti dei tempi universali che potrebbe essere considerata insignificante. Anche la mia, e quella di tutti coloro che conosco, di tutta la mia generazione, dell’umanità, del pianeta Terra e di questo microscopico sole e di suoi pianeti, di questa banale galassia. Poi però ho perso il filo del discorso e dunque non so dove volevo arrivare.

E’ già passata la moda dei “meme” ? Comunque sia, Miriam ha sospettato che la stessi fotografando ed il pensiero le ha promosso questa espressione che è abituale ma amplificata dai 13 mesi di pandemia. Non posso escludere che stesse davvero pensando a quando vi è riportato.

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