
Secondo intervento da remoto per rimettere la webcam in carreggiata. Matthew si fa aprire la porta di casa dal portiere e mi da uno squillo di telefono, io mi collego alla telecamera interna usando il cellulare e posso parlare con lui. Ha acceso il mio computer ed avviato un programma di laptop remoto, io ho fatto lo stesso, sono entrato nel mio computer di New York, ho cambiato (di nuovo) un codice e questa volta salvato su memoria fissa della webcam. Dovrebbe funzionare ma se mi sbaglio non avrò il coraggio di richiamare.

Questo è lo schermo del mio laptop a Genova che mostra lo schermo del mio laptop a New York sul quale c’è la pagina di configurazione della webcam di New York. Io posso lavorare come se fossi seduto alla scrivania con il mio laptop di fronte, a New York. Per uno che è del mestiere una cosa del genere sarà scontata, semplice e banale. Per me è comunque una sensazione straordinaria, non so come sia possibile ed invoco le magie del popolo Maya a spiegazione razionale del fenomeno.
Nota: sono quelli dell’assistenza Mobotix a Bologna che mi hanno insegnato come si fa. In teoria chi accede da remoto ad un computer può fare quello che vuole, anche ordinare un FORMAT C> che era il comando per azzerare il contenuto di un disco di memoria, l’arma finale ed irrimediabile che in un attimo rendeva un computer inutile. La prima volta che Stefano (si chiama così) mi ha detto cosa dovevo fare ed ho visto il cursore del mouse muoversi per volontà aliena, una mano invisibile cliccare sui programmi e scrivere nei files di configurazione, è stato traumatizzante. Ho percepito il timore di una entità lontana che si fosse impossessata del mio computer, contro la mia specifica volontà, e stesse manovrando il mio prezioso contenitore di dati senza che io potessi intervenire.
