Carpe ed altre amenità

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In questa foto ne ho contate 90, ma sicuramente mi sono sbagliato per difetto. Diciamo un centinaio di giovani carpe, leva 2018. Non credo sia l’unico branco della Pozzanghera, ci sono singoli esemplari che preferiscono una vita più riservata e “…non cal loro d’allegria, schivan gli spassi”. In totale potrebbero essere migliaia, alcune impiegate a scavare un tunnel che le porti al Lemme che scorre a circa 1 km verso ovest. Mangiano qualcosa che trovano in superficie, probabilmente roba che il vento di questi giorni ha portato dagli alberi e dalle erbe nelle vicinanze. I petali biancastri sono i fiori delle acacie.

Si vede, male, il getto che arriva dal pozzo. Ancor peggio si vede una schiumetta biancastra che si forma sotto la cascatella di acqua. Eutrofizzazione della Pozzanghera. Questo eccesso di materiale organico provoca una componente di tensione che produce la formazione di bolle. Come era successo nell’Adriatico un paio di decenni fa. Ho inventato tutto, la schiumetta si dissolve presto ed i pesci sono contenti. Tutta salute.

La Carpa Rossa è restata li per almeno 30 minuti. Ho avuto la sensazione che mi stesse osservando, ma da bambino ho visto troppe volte qualche cazzo di film di Walt Disney. Forse si prendeva il caldo. L’acqua è fredda e si sta lentamente riscaldando in superficie. Forse sta soffocando, l’acqua in superficie ha più ossigeno. Forse è morta ed i piccoli movimenti che faceva erano provocati dalle rane che passavano nelle vicinanze.

Altro argomento. Oggi prelievo del sangue ed elettrocardiogramma in previsione dell’estrazione del dente. La ragazza che mi ha prelevato il sangue e fatto l’ECG è giovane e carina. Il ricettore dell’ECG comprende una pompetta con una ventosa che si applica sulla pelle e li dovrebbe restare. Si mette del gel che aiuta la ventosa a rimanere aderente e si accende la macchinetta che disegna quel grafico che nessuno in realtà ha mai davvero saputo leggere, nemmeno un economista di Bloomberg. Chi ha inventato questo strumento ride ancora oggi. Però oggi non c’era il gel, allora la ragazza ha usato semplice acqua, e come conseguenza, una di queste ventose continuava a staccarsi. Vana la ricerca del gel nei cassetti, partecipando al disappunto della giovine, stavo per suggerire la saliva come alternativa all’acqua ma mi sono trattenuto. Non avrei mai potuto leccare la ventosa, che forse non disinfettano dal 1945, e tantomeno avrei potuto proporre alla tipa di leccarmi o sputarmi sul petto per poter terminare l’esame. Da qui, mi è partito lo stereotipo maschilista sessuomane vernacoliere. Se non va bene lo sputo si potrebbe provare con del muco. Quello esofageo, che conosco bene ogni volta che mi intaso e che ha una viscosità eccellente, è di difficile reperimento. Quello nasale fa schifo. Che muco resta ? Ma quello vaginale, perbacco. Ed allora mi è venuta quell’espressione idiota che copre l’ilarità nel pensare alla scena nel suo complesso. Io che le suggerisco la soluzione e lei che si volta un attimo pudica, maneggia la ventosa con movimenti inequivocabili, e poi si rigira verso di me e mi applica sul petto il recettore che a quel punto non si muove per tutta la durata della misurazione. Nel frattempo però la mia frequenza cardiaca aumenta vertiginoscamente e la pressione sale, l’ago della macchinetta disegna picchi preoccupanti e la ragazza deve ripetere l’esame, ma questa volta chiama un suo collega maschio grande, grosso e peloso, che per fortuna porta un tubetto di gel così non deve usare i suoi fluidi corporei ed io non devo fare la doccia con il Betadine quando torno a casa.

Altro breve argomento. Tornando dall’esame sono passato di fronte al mio bar usuale. Erano le 8 e mezza c’era vento e freddino per la stagione. Di fronte al bar c’è il marciapiede che nella bella stagione ospita tavolini che di tanto in tanto vengono spazzati via da un autobus di linea. Questa mattina c’era un solo tavolino con due persone vestite con T-shirt e jeans. La loro prima colazione consisteva in due pinte di birra, patatine e noccioline. Passandoci vicino ho sentito che parlavano in inglese. Mi è venuta voglia di dirgli qualcosa, tipo far loro i complimenti. Ma ho già preso dei pugni in faccia da un paio di inglesi ubriachi, ho abbandonato subito l’idea.

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