Il pluviometro ARPA di Basaluzzo dopo le piogge di ieri segna quasi 40 millimetri in tre giorni, io sono fermo a 12. Ho ispezionato con cura il mio tubo graduato ed ho scoperto una crepa sottile e lunga che non avevo notato prima. Probabilmente s’è formata con il ghiaccio di questo inverno. Morale, perde acqua, dunque probabilmente la lettura giusta è più vicina a 40 che non a 12. Meglio così.
Ieri gran bella giornata, sole, nuvole, un paio di scrosci di pioggia abbastanza prolungati. Poi è entrato l’Ostro, vento dominante che corrisponde più o meno al libeccio ligure. Ho dovuto rinforzare gli ormeggi ad un tiglio che ho messo a dimora quattro anni fa e che già una volta si è piegato proprio per effetto del forte vento da sud.
Gia detto precedentemente. L’Ostro crea sulla pozzanghera dei giochi di onde bellissimi, dovrei fotografarli ma ieri ne avevo per l’acciuga. Un giorno spiegherò la natura di minuscole increspature che rappresentano mulinelli di vento altrimenti invisibili. Dal punto di vista fisico, minuscole trombe o tornadi. Ma devo prima fotografarli.

Altro argomento.
“Non ci sono più le mezze stagioni” è un tormentone che sento da quando, decine di anni fa, ero ancora adolescente, e forse potrebbe essere proprio così. Oggi, ad esempio, c’è stata, per tutto il giorno, una precipitazione tipica di marzo, ma mese più, mese meno, forse non significa gran che, solo che per la gente c’è stata la Pasqua di mezzo…. E’ stato comunque un tipo di tempo benedetto dalla campagna, e che è stato definito maltempo da chi era vacanziero e gitaiolo. La “gente” dovrebbe capire che il tempo atmosferico sta subendo modificazioni rispetto ai tempi passati e che i concetti di “maltempo” e “buontempo” devono essere adattati alle varie situazioni. Se dite che è maltempo un periodo piovoso estivo ad un balneare sicuramente si troverà d’accordo, e sarà felice di mesi soleggiati e secchi: quest’ultima cosa non sarà certo l’ideale per campagna ed agricoltori. E una stagione con temperature oltre la media in inverno fa certo comodo poichè si risparmia sul riscaldamento, ma non è normale, così come non è normale, come è già successo, che il caldo d’estate duri da maggio a ottobre. E tutto questo sconvolge i cicli naturali di piante ed animali: noi umani no, siamo felici del caldo d’inverno e del sole abbronzante d’estate. Chiedo scusa del pistolotto, non sono un ambientalista impegnato, solo un osservatore sconsolato.
Così mi scrive Roberto. Roberto forse non esiste se non nella mia fantasia. Io sono dissociato e sempre più confuso ed è possibile che abbia delle fasi di sdoppiamento della personalità ed inventi delle persone che commentano le mie modeste note. Infatti qui sopra Roberto scrive cose che avrei potuto scrivere io, magari avrei inserito qualche termine utile come “cazzo, tette figa” che servono a condire il mio discorso d’autore (cit.)
Provo ad essere serio per pochi minuti suscitando nausea nel raggio di un km da dove sono seduto. Io non parlerei di normale-anormale ma userei il concetto di condizioni nuove; il clima, Trump, May, Di Maio sono tutti fenomeni nuovi, che impongono adattamenti ancor prima di riflessioni. Nuovi non nella sostanza (mani, piedi e coglioni sono sempre esistiti) bensì nella risonanza e nel ruolo nelle nostre vite. Io non vorrei Trump come amministratore del mio condominio e Di Maio non lo considero in grado di fare arbitro in una partita di cirulla, e guarda che ruoli occupano. Io sono convinto che queste novità siano tutte frutto della nostra natura umana, conseguenze di somme di errori portai avanti per decenni da noi singoli individui e da coloro che abbiamo pigramente eletto. Per quanto riguarda il clima nello specifico, ho letto un breve commento di qualcuno di cui ovviamente ho scordato le generalità, dove dice che larghe fette della popolazione oggi consapevole è passata dalla negazione al nichilismo senza toccare la fase della reazione. Io pianto alberi ma alla fine mi identifico in questa comoda ed ipocrita fascia della popolazione.

Ultima annotazione; l’Ostro ha scrollato per bene gli Olmi i cui semi si sono sparpagliati ovunque. Anche nella Pozzanghera dove le carpe hanno gradito la manna dal cielo e si sono abboffate per mangiare quelli che galleggiavano.
Foto rubata da Internet.