A dimora.

Il lungo viaggio delle tre piccole è terminato; da Fresno a Basaluzzo, ora sono nella loro nuova dimora. Il vivaio è supercertificato come libero da malattie che potrebbero infettare tutto il comprensorio e da li l’intero continente Eurasia. Sono passato casualmente attraverso Fresno questa estate in auto durante il mio girovagare. Questa notizia aggiunge una nota di colore cosmico e cabalistico alla intera vicenda.

Dopo aver valutato attentamente le opzioni, ho scoperto che di fronte a casa si è aperta una radura dopo che diversi alberelli sono caduti per la bufera di 10 giorni fa. Una volta in quel punto c’era un laghetto dove vivevano delle oche, il terreno è un po’ migliore rispetto a quello fetente della piana argillosa. Le ho messe a circa 4 metri l’una dall’altra, che è davvero poco per il tipo di albero, ma semmai dovessero attecchire, il problema della loro dimensione si porrà tra diverse decine di anni ed io non me ne dovrò preoccupare.

Qualche anno fa avevo acquistato uno strumento tanto specializzato quanto abbandonato in un mobiletto. E’ una specie di tronco di cono di metallo con impugnatura con il quale si scavano buchi nei quali si dovrebbero mettere i bulbi di tulipano.

Me lo ero dimenticato al Righi, lo avevo preso per mettere i tulipani nel cortile, non l’ho mai usato. E’ saltato fuori nel corso del trasloco di qualche mese fa, è finito a Basaluzzo ma di tulipani non ne ha ancora visti.

Altro elemento di combinazione catartica e cabala ornamentale. E’ venuto benissimo per scavare il buchetto dove ho messo le tre piantine. Un lavoro davvero professionale. Nel punto in cui sono, orientando accuratamente due getti dell’irrigazione del vicino praticello, le tre piccoline verranno annaffiate in automatico durante la stagione secca.

Adesso bisogna solo aspettare.

 

Ciascuna è protetta all’interno di un piccolo recinto che serve per cercare di tenere lontani i cinghiali, i caprioli, i conigli, le volpi i tassi e tutta quella serie di bestiacce che probabilmente proverebbe a mangiarle o a scalzarle dal terreno o urinarci sopra o rotolarci per il gusto di rompere le balle a me.

Ovviamente seguirò l’evoluzione da vicino, con frequenti rapporti laconici sullo stato di salute delle tre, con foto a ripetizione e commenti idioti. Ai masticoni relativi alla Pozzanghera si aggiunge dunque quello delle tre piantine californiane (una con ascendente giapponese).

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