The American Elm Tree

Ovvero il mio prossimo esperimento di globalizzazione arbicola.

Ma perchè due bustine con semi dello stesso albero che sembrano diversi tra loro ? Boh !

Come dicevo qualche settimana fa, o forse non lo dicevo ma lo pensavo e non l’ho scritto, oppure l’ho scritto ma male, in ogni caso mi sono dimenticato. Insomma, c’è questo sito web meraviglioso di un vivaio che ti spedisce semi e piantine di una varietà enorme di alberi, ho acquistato 100 semi di Olmo Americano (costo totale con spedizione, €6 circa). E’ come l’Olmo Italiano ma più grosso, più accessoriato, esotico, ha un accento straniero.

Sul sito ovviamente c’è una ricca pagina di informazioni su come si devono gestire i semi per farli germogliare. Un aspetto che ho sottovalutato e che mi ha fatto seccare l’ultima partita di ghiande di Central Park è la stratificazione fatta come deve essere fatta, termine che ho maldestramente tradotto dall’inglese, ma ho per il belino di andare a leggere come è l’equivalente in italiano. Comunque è il sistema di tenere il seme in frigorifero per un certo periodo per simulare l’inverno, con o senza umidità a seconda della pianta, prima di metterlo in terra a primavera. Per l’Olmo non ce n’è bisogno.

Adesso sono tutti cazzi miei. La prossima primavera metterò i semi nei minivasi biodegradabili, uno per uno, poi inizierò a dar da bere e vedremo se e quanti germoglieranno. Se germogliano dovrò metterli nella loro dimora definitiva, ma dovrò proteggere le piantine da conigli e caprioli. Supponiamo che ne germogli il 50%, sono 50 piantine, metterle a dimora una ogni 16 metri quadrati, mantenendo una distanza minima di 4 metri una dall’altra, portano una superficie totale di 800 metri quadrati da recintare.

Mi annoterò diligentemente gli sviluppi di questa brillantissima iniziativa.

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