Poteva essere una normale giornata decorosa. Però alle 12 sono andato nel mio consueto bar-ristorante, ero un po’ in ritardo e l’unico tavolo di quelli da single era proprio di fronte alla televisione. Radio Zeta era in onda, e credo trasmetta prevalentemente musica nostrana.
Appena seduto, è andato in onda il filmato di uno sfigato cantante italiano il cui nome mi è sfuggito mentre lo mettevano in sovraimpressione. La musica era accattivante come lo può essere la suoneria di un videocitofono, lui si atteggiava da grande divo, figo, attore consumato, espressioni intense. Invece era una merda provincialerrima. Il video era stato girato da qualche parte negli USA, tanto che verso la fine s’è vista una grossa bandiera americana, che non c’entrava un cazzo con la canzonetta ma nel caso la location prestigiosa non fosse stata abbastanza chiara a tutti i burini lobotomizzati che seguono questo cantante da due soldi.
Appena dopo, mentre cercavo di elaborare lo strazio appena subìto, ho scoperto con racapriccio che Fiorella Mannoia canta una cover dell’imperdonabile purga anni ’60 “Io che amo solo te” del compianto Sergio Endrigo. Davvero, non ne sentivo il bisogno, tanto che mi si è bloccato l’esofago come se ci avessi irrorato della schiuma poliuretanica.
Poc’anzi mi è tornato un certo appetito ed ho ristabilito il mio bilancio elettrolitico ed ormonale con una porzione di focaccia farcita con stracchino e prosciutto cotto. Questa, una volta arrivata nello stomaco, finisce direttamente nei miei circuiti neuronali per dare manforte alla dopamina e farmi passare il malumore. Ieri invece, questo particolare sticazzi mi ero dimenticato, sono andato in un altro posto a mangiare le acciughe fritte ma ho dimenticato gli occhiali ed ho mangiato un bel po’ di lische. Spero vengano dissolte prima di arrivare alla fine del mio intestino.
Attenzione; nell’immagine sopra, gli ho allungato la faccia ed intristito l’espressione, per fargliela assomigliare a quella che mettevo su io, poco più che bambino, quando sentivo la sua canzone.
Altro Argomento.
Questa sera rientrando a casa il gatto grigio mi aspettava per la dose serale di coccole. Mentre gli baciavo la pancia tenendolo capovolto in braccio, ho sentito un miao venire da un cespuglio. Anche il grigio (che si chiama Pablo o Pedro) lo ha sentito e, una volta raggiunto il Nero senza coda (e senza nome), c’è stato un principio di scaramuccia tra i due con abbondante scontro vocale. Poi il nero ha deciso di andar via senza che dalle minacce si sia passati alle botte. Ho desiderato fortemente fermare su carta questo racconto anche perchè la foto è davvero mediocre.