Sticazzi 1. La Pozzanghera si sta inesorabilmente asciugando. Riepilogando la situazione che da mesi mi fa lamentare senza ritegno, ha piovuto poco in primavera, ha piovuto quasi nulla negli ultimi 2 mesi, non si prevede pioggia per chissà quanto, dunque mi trovo nella necessità di dover scegliere tra far morire gli alberi messi a dimora negli ultimi 2 anni oppure le carpe. Devo correre ai ripari, probabilmente attingendo a fonti terze. Il pozzo fa quello che può ma c’è bisogno di più acqua per superare l’estate.
Sticazzi 2. Ho tagliato l’erba del pratino di fronte a casa, è perlopiù secco e tuttavia la poca acqua che gli do a sere alterne permette la crescita di sparute piantine alte e striminzite, tagliando l’erba frantumo soprattutto le foglie secche dei tigli ed il tappeto secco assume un aspetto più ordinato. Verso le 6 il sole è andato dietro gli alberi e se da una parte questo mi consente di sopravvivere, l’ombra attira le zanzare che mi assalgono nonostante la velocità spericolata alla quale guido il tagliaerba. Zanzare, moschette del belino che mordono e forse anche un tafano.
Sticazzi 3. Miriam partecipa a 2 chat su WhatsApp. Sono chat di donne. Non lo dico in senso negativo, ma insomma sono solo amiche e conoscenti. Io non so se sistono anche chat di uomini, probabilmente si e probabilmente sono orientate al sesso ed al vernacoliere oppure sono noiose. Queste due chat di Miriam fanno fischiare il suo telefono come un merlo. Le ragazze si scambiano messaggi a ondate. Perchè se una scrive qualsiasi cosa, come ad esempio “a me smangia a guersa” tutte le altre si sentono in dovere di commentare. E dunque parte una raffica di messaggi. Messaggi di solidarietà, o di condivisione di qualche roba spiritosa, fotografie, filmati e quelle frasi profondissime sulla felicità, la serenità, amicizia, bontà, affetto… il tutto accompagnato da sfilze di cuoricini, faccine, fiorellini, manine sventolanti ed altre emoticons sdolcinate. La natura dei messaggi a me sembra orientata ad argomenti che in genere non riescono a suscitare il mio benchè minimo interesse. Ma sono cose loro, non posso esprimere giudizi. Ammetto che sono sorpreso di come donne adulte, per non dire mature, si concedano con tanta partecipazione a queste chat. Ho resistito fino ad oggi pomeriggio. Dopo aver letto uno scambio eccitato su una roba di cui non me sarebbe potuto fregare più di un picocazzo, ho intercettato il telefono incustodito ed ho scritto “Rovazzi”. Sono certo che nessuna, proprio nessuna delle amiche di Miriam conosce il significato del nome Rovazzi. Eppure Miriam si è arrabbiata e non poco quanto lo ha scoperto. Ha ragione, non dovrei interferire in ambiti che non mi riguardano. Così la prossima volta scrivo la traduzione esplicita, ossia “Guarda, guarda, guarda che ti mostro il cazzo che mi frega.”
Sticazzi 4. Mi fanno male i piedi ed ho scoperto che ho un po’ di artrosi. Anche una piccola spina calcaneare. La terapia consiste nel far scorrere i piedi sopra una pallina da tennis avanti e indietro, poscia imergere i piedi in acqua gelata tutte le sere per 10 minuti. Non ho una pallina da tennis a disposizione e mettere tutte le sere i piedi nell’acqua gelata non è il mio sogno da bambino.

Quando inaugurai il campo da bocce, il Consulente Bio ci regalò un set 4 bocce nuove di pacca. Però giocando ci accorgemmo che le bocce erano ovalizzate, regalando traiettorie totalmente imprevedibili e beffarde. Dopo i lazzi e frizzi tra di noi, furono chiamate le bocce di Gian in onore di un amico al quale avremmo dato quelle bocce per giocare per vedere come si sarebbe incazzato. Per farla breve, adesso due bocce sono nel frigorifero (reparto verdura, credo) e la sera eseguo quell’esercizio di rollatura dei piedi due in uno, cioè massaggio e freddo. Mi ammalerò di polmonite in men che non si dica. Intanto ho il naso tappato, complice la polvere del taglio prato.
Sticazzi 5. Ieri sera rimbombava per la valle una band tipo-rock che cantava testi impegnati. Da quei pochi versi che ho colto, mi è sembrato di sentire lo stile di Guccini, che nelle sue canzoni generalmente raccontava che, dopo aver lasciato il turno nella miniera del Sulcis, veniva attorniato da una banda di fascisti di buona famiglia, vestiti griffati con auto sportiva e Rolex, che gli davano una saccata di botte e lo chiamavano spovco opevaio. Ecco, quello stile. Forse ho capito da dove veniva la musica.