Alcuni anni fa una giovane ragazza della Columbia University venne colpita in testa da un mattone staccatosi dalla facciata di un palazzo. Morì. Moltissimi palazzi a New York sono ricoperti di mattoni, è una tradizione. Venne dunque emanata una legge locale, la numero 11 mi pare, ed ogni 5 anni tutti i palazzi sono sottoposti ad una revisione per vedere se ci sono dei mattoni che possono rappresentare un rischio.
Spesso non mettono impalcature, ma dei cestelli appesi dall’alto. E da quando siamo arrivati a New York, tutti i giorni lavorativi a partire dalle 8:30 fino alle 17 sembra di essere, appunto, in un cantiere. Usano martelli, martelli pneumatici, flessibili, esplosivi, l’incredibile Hulk, armi da assalto. Siamo attaccati da sud e da ovest contemporaneamente. Ho scritto un paio di e-mail che pregiudicheranno la mia posizione professionale per sempre, trovare un briciolo di concentrazione è alquanto difficile. Dovrei andare nel Parco con il laptop. Fa figo.
Ieri è arrivato il tecnico per mettere uno scatolotto di aggiornamento del telefono. Se non lo avessi fatto mettere, sarei rimasto senza telefono perchè sostituiscono i vecchi fili di rame con la fibra. Non capivo una parola di quello che diceva. Ho dovuto chiamare il supervisor del condominio per fargli fare da traduttore, ma mi vergognavo a dirgli “non capisco un cazzo di quello che dice” ed è stata una scena kafkiana. Avesse parlato in un dialetto africano sarebbe stato lo stesso. Comunque adesso ho un buco nel muro in più, un filo che percorre una parete, un nuovo ed intrigante scatolotto pieno di luci in un armadio.