
La nuvola ha una forma strana, ecco perchè è salvata
Staying Alive non è soltanto il mio obiettivo in questi cupi giorni di tempo ed umore indeciso. Questa mattina c’erano 7 gradi su al Righi e dunque per scendere al mare con il motorino, sono tornato ad indossare la mia livrea invernale che comprende pantaloni di flanella pesante, giacca di tweed che mi fa sembrare Mister Bean, giaccone imbottito e cappello di lana.

I pantaloni mi sono strettissimi. I casi sono due: o si sono rappresi per il caldo estivo, oppure io mi sono espanso. Sul mio sedere fanno effetto leggins, mi sembra di essere vestito come negli anni ’70, anni in cui cantavano, appunto, i Bee Gees. Ho paura che se mi piegassi in avanti, la cucitura che tiene insieme le due chiappe si strapperebbe conducendo al cosi detto “sguaro”. Sono scomodi; non sono riuscito ad abbottonarli ed è solo grazie alla cintura che mantengo un decoro, ovviamente premono su tutta l’area interessata e rischio l’orchite.
I Bee Gees degli anni 70 stanno ai Bee Gees degli anni 60 come I Beatles stanno ai Cugini di Campagna. Ascoltare i Bee Gees di Stayin’ Alive mi causava un tic alla mano che premeva il tasto Off di qualunque cosa li stesse riproducendo e come antidoto andavo a mettere sul piatto i 33 giri con Massachussets, And the sun will shine, Words, Odessa,….ecc.
Come prendere un efficace analgesico dopo un feroce mal di denti.
Condivido in parte. Nel senso che la svolta commerciale ha indubbiamente cambiato molto il prodotto finito, ma qualche canzonetta da Saturday Might Fever non mi dispiaceva. Due generi diversi, cogli il meglio da entrambi, indossa anche tu dei pantaloni a zampa di elefante and hit the floor. Odessa comunque è stato davvero un grande album.