Ormai ho capito che le prime 48 ore della periodica trasferta a New York a me scatenano una sindrome depressiva particolarmente acuta. Non sento minimamente il Jet Leg, ma mi viene una angoscia profonda più stronza di quella delle normali fasi depressive solo perchè, cazzo, sono nella città che non dorme mai, la più bella del mondo, più attiva, spettacolare eccetera eccetera. Ed invece sono stordito dalla depressione, vaffanculo.
Allora questa mattina mi sono vestito da ginnastica – espressione di una quarantina di anni fa – e sono andato a correre a Central Park, che è da ultrafighi e magari stimola la poca dopamina che c’è in me. Sole, ottima temperatura, colori autunnali, migliaia di persone, molte delle quali arrivate per la maratona di domani. In realtà non corro del tutto; avendo la forma fisica di una salsiccia, mi sono inventato un metodo per sopravvivere che consiste nel contare 100 passi di camminata e 100 di corsetta. Due giri del Reservoir, per un totale di circa 5 km. Al secondo giro non ero più lucido da riuscire a contare bene i passi e dunque il rapporto 1 a 1 tra passo e corsa s’è incrinato in favore del primo, significativamente, credo.

$9 per questa merda.
Tornando indietro, e sapendo di dover incontrare i bambini figli di amici, mi sono infilato in un negozio ed ho comprato del trucco per mascherarmi da Halloween. Perchè oggi è Halloween. Per citare non so chi, Halloween è la festa in cui sostanzialmente le ragazze sono libere di vestirsi da troie.
Mi sembra un giudizio affrettato, stante che tantissima gente, adulti e bambini, sono mascherati tipo carnevale nostrano. Ma sticazzi; ci sono anche in effetti per le strade diverse belle gnocche scollatissime e vestite da modello strega tipo bagascia sottotipo trash.
Prima di andare al ristorante mi sono annerito la zona intorno agli occhi. Miriam mi guardava compassionevole, infatti per strada mi sentivo un perfetto coglione, per nulla spiritoso o integrato nel modus locale. L’effetto infatti non era quello di uno zombie divertente, ma di un malato e mentre ci accomodavamo al tavolo ho incrociato lo sguardo di una commensale che aveva gli stessi occhi cerchiati di nero, ma non aveva una espressione particolarmente divertita, anzi credo fosse malata davvero o reduce da qualche operazione. Dunque mi sono sentito un coglione al cubo, per la vergogna avrei voluto scomparire nascondendomi in una Omelette al formaggio ed almeno mangiare il formaggio.
Per completare l’infelicità del mio gesto, il nostro cameriere era indiano o pakistano, dunque aveva di suo gli occhi cerchiati di pelle più scura, io al più potevo sembrare una copia mal riuscita di Peter Sellers nel film The Party. Va da se che non ho affatto spaventato o divertito i bambini anzi, i loro genitori pensavano che io non avessi dormito e soffrissi di cirrosi epatica. Insomma vaffanculo a tutto quanto afferisce ad Halloween.

Anche i grattacieli sono in tema la notte di Halloween.