Saverio ha passato con noi la Pasqua. Si è invitato perchè non aveva un cazzo di meglio da fare. In queste ultime settimane sta uscendo dal suo lungo inverno emotivo, dopo quattro mesi di depressione durante i quali ogni tanto telefona dicendo “voglio morire, mi sento sono, ho bisogno di una donna” adesso sta entrando nella sua fase pre-estiva e dunque diventa un rompicoglioni da olimpiadi.
Gli ho detto che la sua depressione non si cura con una donna ma con i farmaci ed una terapia psichiatrica. Gliel’ho detto infinite volte ma lui non ci sente. E’ andato da un medico che non gli piace, ha preso delle medicine per 2 giorni ed ha smesso, non si vuole curare. Nella sua vita ha avuto menages con donne belle ed intelligenti che alla fine, esasperate dai suoi ondeggiamenti, lo hanno piantato. Dovrebbe capirlo nel momento in cui tira fuori la sua infanzia infelice; se a cinquant’anni suonati ancora tiri fuori la tua infanzia come causa dei tuoi mali, o sei cretino o hai qualche punteria fuori fase. Lui non è affatto cretino, è un professionista bravo ed apprezzato, ma è ciclotimico da manuale universale della ciclotimia. Dunque passa i tre/quattro mesi freddi durante i quali sta davvero male e si annulla nell’autocommiserazione, poi trascorre circa tre mesi durante i quali è ipomaniacale e di conseguenza spaventosamente menoso, il resto dell’anno è quasi normale.
Gli vogliamo bene anche se da adesso fino a Settembre deve essere preso a piccole dosi. Buon per lui non è permaloso, perchè se lo fosse non sopporterebbe la riga di “vaffanculo” che si becca in questi mesi di grandeur tipica di chi ha i recettori della dopamina fuori fase.
Il suo approccio dopo essersi autoinvitato è “mi mettete a dormire nella stanza bella“. Nella stanza bella c’è mia suocera, nella brutta, che poi brutta proprio non è, ci vai tu, oppure (Vaffanculo n°1).
Arriva con una auto del 1999 che tiene non so per quale motivo e che posteggia nel cortile in cemento perdendo olio nerissimo. “Sono stufo della mia macchina che ostenta, una macchina più modesta understatement va benissimo“. Si come no, ma la tua auto di riserva understatement del cazzo smerda ovunque. (Vaffanculo n°2).
Cena alla Birreria di Francavilla. “Ma noo, quel posto li, è brutto si mangia malissimo.” Andiamo con altri amici e a tutti piace quel posto. (Vaffanculo n°3).
La mattina dopo si piazza sulla poltrona nel soggiorno in mutande, incurante del fatto che gli altri ivi inclusa la mamma di Miriam non apprezzano di vederselo così davanti. Chi lo conosce si aspetta di vederselo davanti in mutande, tuttavia (Vaffanculo N°4).
Si prende la mia bicicletta e percorre pochi metri sul praticello di fronte a casa, lasciando due brevi solchi, inevitabili sulla terra impregnata di acqua. Per fortuna il pneumatico è sgonfio. Imbranato com’è non riesce a gonfiarlo e mi chiama invano perchè in tutta risposta si becca il (Vaffanculo N°5).
Passeggiata; lui è in ritardo perchè si mette le scarpe alla moda rosse. Noi normodotati passiamo sul prato erboso. Lui per far prima taglia attraverso un pezzo di collina di terra accuratamente rastrellata dalla quale spunta erbetta rada alta 1-3 centimetri, sprofonda fatalmente nella terra molle lascianto le sue indelebili tracce. Si becca il (Vaffanculo n°6).
Farinata in forno a legna; “troppa legna, troppo fuoco, troppo storto, troppo stretta la bocca.”. Prosegue la preparazione; “troppo liquido, troppo olio. Troppa cenere, troppo presto, troppo tardi, lo strato nella teglia è troppo spesso“. “Non toglierla, non lo vedi che è cruda”. Inizio a tagliare in fette “Non tagliare, aspetta, ecco hai tagliato, è troppo molla”. Insomma, si becca il (Vaffanculo n°7).
Si lava le scarpette piene del fango raccolto durante la passeggiata. “non hai una spazzola più dura, questa non serve.” “la carta non va bene, proprio non hai una spazzola di setola dura ” “Ci vorrebbe una spazzola, così non viene via, non voglio bagnare le scarpe, non voglio bagnare le stringhe”.”Dovresti avere una spazzola” Termina le operazioni mugugnando per il risultato poco soddisfacente consumando mezzo rotolo di carta da officina, lasciando un porcaio ed in più mi accorgo dopo mezz’ora che ha lasciato il rubinetto dell’acqua totalmente aperto. (Vaffanculo n°8).
Partita a boccette; il suo compagno di squadra probabilmente lo ucciderebbe ma lo conosce e mi sorride tra il compassionevole, il divertito ed il tollerante. Ogni tiro che fa viene preceduto, accompagnato e seguito dai suoi imperdibili suggerimenti “Devi fare così – noo non dovevi fare così, sposta il braccio, sporgiti, non sporgerti, tira più piano, tira più deciso, guarda come devi fare, guarda come dovevi fare”. Alla fine sono io a sbottare (Vaffanculo N°9).
Lascia il bagno in condizioni che nemmeno in albergo oseresti farlo, in più è alto di statura e quando fa la pipì centra perfettamente l’acqua facendo un rumore che si sente in tutta la casa. Riesce ad essere rumoroso persino quando fa la doccia. (vaffanculo n°10)
Altro Argomento. Questa notte siamo stati svegliati di soprassalto da una lotta sul tetto. Il rumore era quello di un action movie con Rambo che si picchia con Steven Segal. Forse qualche predatore ha assalito gli storni che hanno nidificato sotto le tegole. Per prima cosa, si è sentita una serie di colpi sordi e rumori di tegole una contro l’altra, fruscii, martellate, come se qualcuno grattasse sul legno con un cacciavite, scontrasse le scossaline con una frusta per la panna montata, ma nessun lamento animale. Dopo la battaglia, durata qualche minuto, s’è sentito un rumore come se qualcosa avesse strisciato attorno per il tetto per una decina di minuti, avanti e indietro, infine è tornato il silenzio.
Altro Argomento. Ho ispezionato il campo ed il bosco limitrofo dove per due giorni hanno pascolato le pecore e le capre. Intanto devo dire che avevo una idea parziale delle deiezioni ovine; ci sono si le palline rotonde a grappolo che conoscevo, ma ci sono anche dei merdoni da competizione. Mettiamo che un paio siano dei pastori, un paio dei cani. Le altre ? Le pecore tagliano benissimo l’erba senza toccare le radici, ovvero il muso non striscia al suolo e dunque sono il perfetto tosaerba. Ma le capre si sporgono sugli alberi tenendosi sulle zampe posteriori, mordono la corteccia e la tirano fino al suolo. Questo è male. Comunque sia, adesso la zona profuma di formaggio di capra e di pecora, dunque il latte ha un odore molto simile alle sotte che lasciano sul prato. Questa considerazione mi potrebbe garantire una intera puntata al National Geopraphic Magazine, oppure più modestamente una comparsa nel programma “Linea Merde” con quel tipo ultraburino con quel cappello da scemo, non ricordo il nome. Ah si, ho Google; Luca Sardella.