Partirei segnalando fin da subito il fatto che oggi il mio umore era:

ossia mi sono già svegliato con il belino inverso. Dormo male da qualche giorno e so bene che l’insonnia è come lo scirocco per le perturbazioni atlantiche. Precede la depressione. Se qualche occasionale visitatore apre questa pagina casualmente perchè cercava una marca di mutande e non sa cosa aspettarsi, gli suggerisco di andarsene immediatamente perchè quello che segue è uno sfogo, un inutile, banale comune sfogo. E niente mutande.
- E-mail del cazzo. E’ quello che ho scritto io. Ho a che fare con partners aziendali foresti. Il mondo intero sa che i levantini gestiscono le proprie aziende considerando i soci di minoranza delle merde. Ossia, fanno il cazzo che gli pare sostenendo che in quanto molto bravi, non vogliono essere disturbati mentre manovrano. Il 99% delle volte sono bravi davvero e dunque fanno si i loro porci interessi, ma anche quelli dei soci di minoranza. E’ quell’1% che costituisce il rumore di fondo della partnership che mi inquieta. Mi va bene 364 giorni all’anno, ma 1 giorno all’anno chiedo delle spiegazioni. E mi riesce malissimo, pur sapendo di avere il diritto di chiedere “ma che cazzo state a dire?” Dunque pur conscio che si tratta di una mail scritta col culo dell’ansia, mi incazzo se non mi arriva prontamente risposta. Mi immagino il destinatario che si mette una mano sulla faccia (facepalm) quando la riceve. E perchè dovrebbe rispondermi subito ? Insomma, questo ritardo agita in me scenari inquietanti.
- Telefonata del cazzo. Questa l’ho ricevuta. Quando una strategia di investimento mi viene magnificata due anni fa, ed improvvisamente mi viene messa in dubbio dalla stessa fonte, mi inquieta. Dunque sono stato inquietato in entrambi i sensi, in entrambe le direzioni.
- Allora tolgo i tutori. A trenta pioppi cipressini. Ed invito il piantumatore che si occupa delle immense tenute basaluzzesi di utilizzare una tecnica diversa da quella che usa abitualmente. Gli ho anche stampato una relazione del British Ortoagricoltural-botanical-sa-la-minchia Society. Scontro tra “l’ho sempre fatto così anche senza una merda di diploma” e “noi britannici insegniamo alla Galassia come fare dai tempi in cui eravamo una colonia romana, anzi da ben prima”. Ed io sono in mezzo. Comunque io sostengo gli anglosassoni, basta che non si parli di cucina.
- Ed arriva lo stallatico. Ne sono arrivate svariate tonnellate al rimorchio di un trattore. Per l’orto. Solo che l’autista, nonchè mio neo-vicino, è passato con il trattore, il rimorchio ed il suo pesante carico di merda nel mezzo del terreno coltivato a prato, lasciando due solchi profondi mezzo metro. Mentre camminavo verso di lui, deve aver visto la mia faccia furiosa ed è sceso dal trattore scusandosi, domani rimedierà fresando il terreno. Cazzo, un giorno di questi ti sfondo la porta di casa con il furgone e poi ti chiedo scusa.
- La frase sconcia del giorno. Un mio amico oggi me l’ha ripetuta e continua a sostenere che gliela riportai tanti anni fa dopo averla letta su un periodico porno che leggevano i miei fratelli adolescenti. “Ho il grilletto duro, la fica mi tira, sento il piacere colarmi tra le chiappe“. In effetti è un capolavoro di sintesi; boh, io non mi ricordo, se lui dice che è mia la fonte, avrà le sue buone ragioni.
- Mi uccido. E’ quello che ho pensato verso le 3 del pomeriggio. La depressione fa questi scherzi; chi non sa cosa vuol dire la depressione come stato patologico può inventarsi tutte le frasi di circostanza, ma non capirà mai come ci si sente.
- Recupero del pallone. La scorsa Domenica ho sottratto per gioco il pallone ai bambini dei vicini e l’ho tirato sul tetto di casa. Pensavo fosse un gesto giovanile e spiritosissimo ma non avevo tenuto conto che sul tetto c’è la ringhiera anti slavina ed il pallone è rimasto la. Oggi ho costruito una pertica e con ripetute spinte il pallone è tornato nelle mani dei bambini che dunque possono cacciarlo nel torrente Biscia quanto vogliono.
Adesso però ho sonno e vado a dormire, ho preso lo Stilnox e mi si chiudono gli occhi. Domattina se mi gira aggiungo alcuni dettagli semmai più inutili e malposti dei precedenti.