E’ la seconda volta in due giorni che percorrendo via Cabella mi trovo di fronte il 64. Nella cabala dei numeri questo vuol dire “stai attento alla carta moschicida”. Certo che il guidatore del 64 deve avere un buon occhio per passare a pelo delle auto posteggiate. A parte quella che era finita giù dalla scarpata qualche anno fa perchè fatta di qualche droga. Vorrei ringraziare il mio spremiagrumi della Girmi che anche oggi si è fatto 7 arance. Ho calcolato che da quando lo abbiamo acquistato nel lontano 2001 ad oggi ha spremuto circa 10.780 arance. Credo che la Girmi sia una di quelle ditte che ha fatto la fortuna dell’Italia nel dopoguerra, non come quei mezzi delinquenti della famiglia FIAT, parlo di piccole medie aziende che hanno dato lavoro e prodotto manufatti che funzionano. Insomma STICAZZI!
Ho salvato questa foto mattutina perché il sole sfiorava in quel momento le case più alte di downtown Genova. Altro che Manhattan.
A proposito, ieri ho comprato un biglietto per una serata di beneficenza al ristorante Otto di New York. Il ristorante appartiene a Mario Batali, un mito della ristorazione in USA. Ha lanciato una raccolta fondi per la sua cuoca che deve affrontare un difficile (e costosissimo) intervento per cercare di sopravvivere ad una brutta forma di cancro che la ha colpita. La serata della cena io non sarò a New York ma ho dato il mio contributo col cuore, in qualche modo mi sento parte della comunità degli expat italiani a New York, anche se io non sono un expat in nessun modo. Però per la mia cultura ed educazione c’è qualcosa di innaturale, sbagliato in questa vicenda; che un cittadino americano che ha lavorato una vita duramente debba chiedere la carità per essere curato mi sembra una cosa dell’altro mondo. Se non fosse per la notorietà delle persone protagoniste e per le modalità di divulgazione della faccenda, penserei ad una bufala clamorosa. Ma non credo proprio che lo sia, e se penso a quei milioni di Repubblicani del cazzo che non voglio la Obama care, beh vi auguro di vivere a lungo e guarire, però solo dopo aver passato lo stesso inferno che sta passando Gina.
Oggi alle ore 10 incontro Di Mackey con la quale andiamo a trovare Giovanni Fravega nel suo studio nei vicoli. Di lo intervista per il libro su Genova che sta scrivendo. Fravega è una persona squisita, personaggio davvero singolare e direi unico, lo assimilerei al “patrimonio storico culturale di Genova” per le cose che sa e racconta sulla città. Io faccio da interprete nei momenti di difficoltà. Poi andiamo sulla “Terrazza Martini” come si chiamava un tempo, adesso non so come si chiama, c’è la sede di Primocanale ed è un punto di osservazione di Genova che per una fotografa professionista in più innamorata persa di Genova, dev’essere una bella esperienza.

Oggi dovrebbe arrivare la webcam, ed anche gli adesivi; mi sento fortunato a parte dei dolori alle articolazioni che mi fanno ricordare come io abbia doppiato da anni ormai la boa della metà corsa ed anzi sto percorrendo l’ultimo bordo verso la morte. la cosa mi stizzisce ed anzi, odio tutti indistintamente e vi auguro una poderosa serie di starnuti collosi senza alcun fazzoletto nelle vicinanze.

Raccontami di più del libro della Di Mackey per favore…Ho visto il suo sito, foto bellissime.
Sono mesi che vivo immersa nella cultura storica genovese; cercando di smantellare una casa strapiena di libri sulla Liguria (e di qualunque altra cosa, un zia apprezzatissima storica genovese ma disposofobica può essere letale per le nipoti)
Scrivo qualcosa di specifico.
Grazie 🙂