Belin.

Il decollo da Newark è stato avvincente, vento forte. Le prime due ore di volo pare siano state altrettanto intense, gli assistenti di volo legati alle sedie perchè i sobbalzi non permettevano di servire il pasto. Ma io dopo 30 minuti dal decollo dormivo pesantemente grazie al zolpidem tartrato che avevo ingerito come sempre dopo aver superati i 2.000 metri di quota.

Intanto scopro che in Italia siamo convinti che da 4 giorni il sindaco di New York stia ancora spalando la neve dal vialetto di casa sua, senza interruzione. L’immagine è forte, vende bene e dunque viene ripetuta anche quando la neve a New York si è sciolta completamente dopo la pioggia di domenica e lunedì. Alcuni giornali italiani hanno scritto che le temperature hanno raggiunto nello stato di New York i -50°. Hanno copiato pari pari le notizie della CNN Usa,  solo che così come scritte, in USA le temperature si riferiscono al wind chill, o temperatura percepita in funzione del vento, e gradi Fahrenheit, non gradi centigradi. E’ come sei io scrivessi che:

“Eccezionale; informo tutti che la temperatura del buco del sedere di Stefano è di 100 gradi”.

Certamente il dato è corretto, ma per mia fortuna non è espresso in gradi centigradi;

100°F = 37°C

L’esistenza contestuale in questo pianeta di almeno due unità di misura per la temperatura, entrambe utilizzate diffusamente, per molti giornalisti italiani è un dettaglio talmente difficile da comprendere da diventare superfluo.

A Genova Aereoporto Colombo Cristoforo ci sono i bracci per l’imbarco e lo sbarco dei passeggeri come negli aeroporti importanti. Però il nostro aereo era troppo piccolo per essere servito dal braccio, meno male che non pioveva o quasi. Un funzionario della dogana mentre passavo mi ha lanciato uno sguardo che a me è sembrato pieno di rancore, come se dovessi sentirmi in colpa per qualcosa. Qualcuno, secondo la mia modesterrima opinione, dovrebbe suggerire a questi individui di mostrare un volto più sorridente ai passeggeri in arrivo. Qualcuno dica a loro che esistono delle vie di mezzo tra il sorriso beota ed il grugnito, espressioni di vago benvenuto con le quali il ruolo istituzionale di ufficiale di polizia non viene messo in discussione, semplicemente si assume un volto più cordiale, che non guasta mai. (Forse con l’esclusione di Genova e dei paesi sotto dittatura dove il sorriso è considerato una debolezza o un affronto o chissà cosa).

Infine, tiro un sospiro di sollievo perchè il tassista non aveva il telepass, sarebbe stato un insulto a quei minatori filippini che il telepass non se lo possono permettere. Ormai siamo in pochi a resistere alla tentazione diabolica del telepass, tenete duro!

Welcome home, motherfucker.

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5 Responses to Belin.

  1. Roberto says:

    Bentornato nel melting-fuck genovese. Qui è stato il solito grigiore allegrato da piogge e frane varie. Uno spasso, torrenti esondati, strade statali chiuse, condomini evacuati, New York ci fa una pippa. Quì è il vero grande disagio per poca popolazione, altro che poco disagio per grande popolazione!

  2. Mig1 says:

    C’è gente che sta peggio, comunque.
    Io ora lavoro sulla fottuta cazzo di collina dei maledetti e poco serviti Erzelli.
    Se nevica, lì sono sicuro se ne fermerà un metro.

    • admin says:

      Gli Erzelli; ne ho sentite di cotte e di crude ma non voglio credere che siano vere.

    • LedLighter says:

      Se riesci ad arrivare in cima in una giornata di neve, occhio ai lastroni volanti di ghiaccio che si staccano dai davanzali delle finestre del nono piano

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