Inno alla pioggia

Sia nel mio cortiletto genovese che nello sconfinato feudo basaluzzese, annoto che quest’anno gli alberi sono rigogliosissimi. I getti sono in alcuni casi ben oltre i 30 centimetri di estensione, le foglie sono grosse e piene, uno spettacolo. Ovviamente si tratta degli effetti delle copiose piogge di questo inverno che proseguono nella primavera ormai inoltrata. Ed anche Maggio, dicono, sarà piovoso. Sono contento; l’impianto radicale degli alberi messi recentemente a dimora cresce rapidamente nella terra umida cercando di star dietro al prorompente sporgersi dei nuovi rami. Bene.

Altro Argomento. Due giorni fa ricevo il seguente email:

  • Da: X. Messaggio: Amore, potresti mandare il fax del pdf alla Jolly?

Non sapevo che la mia amica X sapesse mandare una mail. Anzi ero incerto sul fatto che fosse in grado solo che accendere un computer ed orientare la tastiera nel modo corretto. In effetti qualche incertezza deve avere, se manda a me un messaggio che è ovviamente indirizzato ad un altra persona. In sequenza, a distanza di pochi minuti, mi arriva una smentita del tipo:

  • Da: X. Messaggio: Scusami Stefano, era per il mio fidanzato. a presto. X

Ma io sono troppo efficiente e dunque le rispondo cosi:

  • Da: Stefano. Messaggio: Ma certo, lo faccio subito! Lo piego a cono, me lo metto nel culo e glielo sparo direttamente a casa. 10 minuti in lavatrice, poi lo stira ed è pronto. Ma poi… chi cazzo è ‘sta Jolly?

A 50 anni sentirmi dire “… il mio fidanzato” mi suona un po’ strano. Il tempo delle mele, edizione con gli interpreti che contano 35 anni in più dai 15 del copione originale. Dopo la mia risposta, non ho ricevuto ulteriori comunicazioni da X. Aggiornamento. Orrore, ho incontrato X e mi ha detto che non è stata lei a scrivermi quella mail, tantomeno ha ricevuto mail da me neglle ultime settimane. Allora ho controllato meglio il mittente; un terribile caso di omonimia. Credo che la persona che ha ricevuto la mia risposta non abbia proprio capito che si trattava di un equivoco e quel messaggio non fosse destinato proprio a a lei ma ad una persona con stesso nome, cognome. Ho il sospetto che sia rimasta prima allibita, poi non so. Naturalmente le ho scritto subito spiegando l’errore e scusandomi. Per forza non avevo ricevuto alcuna risposta. Miriam ha detto che mi sta bene, così imparo.

Altro argomento. Dopo la visita cardiologica al Baluardo (sticazzi con la mitralica prolassata) ho fatto un giro allo Slow Fish al Porto Antico. Location molto migliore del precedente Palasport. Esperienza alimentare divina, grande folla. Ho fatto incetta di Bottarega sarda in vari formati e qualità. Invece di mantenere l’Ilva solo per poter contare su un bacino di voti certi e concentrati, invece di prendere per il culo gli operai convincendoli che nella vita non potranno mai fare altro se non gli operai in altoforno, investiamo nel turismo, nel cibo di qualità e nelle poche altre cose che comunque sappiamo fare benissimo, probabilmente meglio di qualsiasi altra comunità al mondo (design, moda, cultura e poco altro). Vaffanculo a chi potrebbe fare programmazione in questo paese ed in questa città e non lo fa.

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5 Responses to Inno alla pioggia

  1. Massimo says:

    In merito al tuo ultimo argomento, triplo applauso ed ovazione generale: ma come cazzo si fa, con un territorio come il nostro, un patrimonio di storia unico, prodotti alimentari apprezzati in tutto il mondo, a ridurci in questo stato ????
    Ma sul serio un bel vaffanculo a chi dovrebbe incentivare lo sviluppo di questa nazione ed invece preferisce che tutti gli abitanti siano relegati ad una mandria di bovini che pascolano in silenzio.
    Ma poi, in fin dei conti, ma che cazzo ce ne frega: alla maggior parte della popolazione, credo stia bene così.

    • Roberto says:

      Col vaffanculo fine a sè stesso non si risolve niente. E purtroppo ci stiamo affidando sempre più ai vaffaculanti di professione per esprimere il nostro dissenso nei confronti della casta che ci opprime, ma non è questo il giusto modo per cambiare le cose. Purtroppo la vedo grigia, anzi, nera: o restiamo bloccati così, infelici e scontenti, o succede qualcosa di eclatante e pericoloso….ma non credo in quest’ultima ipotesi; siamo un popolo intimidito, il maniman non è solo patrimonio genovese ma è fenomeno nazionale, ormai siamo ridotti ad incassare la testa fra le spalle per attenuare le scoppole. Io personalmente ho solo il voto come arma per un cambiamento, e vedo che non sta servendo a nulla. D’altra parte non ho l’aire per prendere armi improprie (non ne possiedo di proprie tipo pistole e fucili ecc.) e fare rivoluzioni: anche volendolo, che faccio? Vado in piazza con la statuina della Lanterna di Genova e la lancio gridando “che l’inse”? Non è vero che non me ne frega un santo cazzo, anzi, proprio perchè me ne frega, ne sto male sentendomi impotente e succube. Forse è colpa dell’età, magari 40 anni in meno avrebbero acceso una miccia ormai bagnata. Di sicuro mi sento umiliato da questa classe politica, pensano solo alla distribuzione dei loro poteri ed il popolo italiano è solo un parco animali da governare e stabulare per trarre profitto.

    • admin says:

      Condivido tutto il tuo commento, con un dubbio; siamo davvero un popolo intimidito o non siamo un popolo e punto ? Ho l’impressione che noi abitanti di questa penisola si sia un insieme di gente diversa e poco coesa, tenuta insieme dalla convenienza o dalla pigrizia. In altri termini, stento a trovare una identità nazionale, salvo qualche bandiera durante le partite della nazionale di pallone. Non sarebbe un problema in se, però temo che la mancanza di una idea di nazione, se vuoi chiamala patria, tolga quel minimo comun denominatore, quel piccolo quantum di rispetto e senso del dovere la cui assenza amplifica piuttosto l’egoismo ed il menefreghismo che rende la nostra classe dirigente peggiore di quella di altri stati. Siamo in effetti un parco animali, animali tutti diversi, che tra loro non si amano e non si capiscono. E’ facile governarci, basta contarci su un po’ di balle ideologiche o qualche promessa allettante, consentirci i nostri vizi, panem et circenses. E’ così in tutto il mondo ma altrove c’è un limite a tutto; quando il popolo bove raggiunge la misura, scaccia i governanti. Sia con la forza che con il voto. Ma noi non siamo un popolo, ci dividono e ci comandano senza il timore di essere scacciati, perchè innanzitutto ci combattiamo tra di noi come dei galli in un pollaio. Tu ed io in effetti abbiamo poche armi; un Balilla oggi troverebbe nessuno disposto a seguirlo, un rivoluzionario dovrebbe sospendere la propria attività durante le partite di calcio, i fine settimana, i saldi, “porta a porta”, il grande fratello ed alla fine direbbe “ma andate a cagare vado a fare la rivoluzione in Botswana”. Adesso che ho trovato la ragione di tutto, adesso mi è tutto chiaro, la mia analisi è perfetta e non ammette contraddizioni. Sono un genio fuori dalla lampada. Ho pensato queste cazzate così intensamente che mi è quasi venuto mal di testa. Annullo tutto con un po’ di ironia sciocca e scontata.

  2. Roberto says:

    Non voglio pensare che l’origine di tutti i mali dell’Italia in quanto Nazione sia Garibaldi (e tutto l’ambaradan che ci stava dietro): troppo facile e superficiale…ma forse forse anche vero. Eppure per un po’ quel “sistema” ha funzionato, e poi le due sciaguratissime guerre, quindi un periodo di rinnovato orgoglio, una ripresa volenterosa e fattiva che dagli anni cinquanta agli anni ottanta (forse primi anni novanta) ci hanno fatto sognare il benessere. Ed ora abbiamo sprecato tutto: colpa della globalizzazione? Colpa della “casta”? Colpa dell’insipienza della classe politica? Colpa del DNA? Colpa della TV (e dei suoi tenutari)? Colpa di Saturno contro? Non so, so solo che stiamo scivolando, come una frana della Val di Vara che non puoi fermare, e che una volta che ha fatto danni te li devi tenere e sono solo cazzi tuoi. Lo Stato Italiano è troppo occupato a mantenere sè stesso per occuparsi anche dei cittadini. Ecchecazzovolete?

    • admin says:

      La ricerca dei “colpevoli” è inutile e la sua infinita discussione fa parte del piano. Fatto sta che siamo in un vicolo ceco (cecoslovacco). O le prossime generazioni si tirano fuori con la volontà con il buonsenso e, direi, con un forte senso dello stato, oppure cazzi loro. Io sostengo che abbiamo tutte le armi per uscire da questa situazione e ristabilire un po’ di ordine, un po’ di diritto ed un po’ di lealtà tra di noi bovini e tra noi e lo stato. Ma per il momento vedo pochi segnali positivi; pochi, di modesta portata e isolati.

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