Il Sabato del Villaggio.

Nevischia, fiocchi leggerissimi che sembra non debbano mai toccare il suolo, alcuni ogni tanto sembrano fermarsi immobili davanti alle finestre per guardare chi cazzo c’è in casa. Anzi, se li fisso vedo dei piccoli occhi cattivi che mi scrutano. Le previsioni parlano di “dusting”, letteramente una spolverata che non bagnerà neppure le strade. Mi piacerebbe venisse una nevicata di quelle che poi vado al Parco e vengo investito da uno slittino e finisco al pronto soccorso. Io sono a casa bloccato da un simpatico mal di testa rotante e pulsante, impassibile ed incurante degli antinfiammatori. Ho anche dei sospetti brividi alla schiena, forse dovrei fare un tampone per vedere se ho il COVID, ormai è diventata una tradizione venire a New York e prendermi qualche virus del belino.

Miriam invece è andata ad un “evento” presso la scuola dove vanno i figli di amici. Ogni anno i genitori organizzano nella palestra delle bancarelle a tema cibo ed attrazioni del paese di provenienza degli studenti. Siamo a New York, non viene chiamata melting pot per nulla, i paesi rappresentati solo in quella scuola sono, oltre agli USA, Francia, Austria, Trinitad e Tobago, Zimbawe, Corea del Sud, Cina, Australia, Irlanda, Russia, Ucraina, Jamaica, Germania, Ghana, Argentina, Iran, Antigua e Barbuda, Giappone, Turchia, Grecia, Sud Africa, Haiti, Malesia, Svezia, Pakistan, Mauritania, India, Egitto, FIlippine, Inghilterra, Romania, Palestina, Israele, Peru’, altri che Miriam forse non ha visto ed ovviamente Italia. Miriam ha aiutato ad allestire lo stand ed ha scattato foto prima che arrivassero le orde di bambini con i genitori.

Tra le numerose foto che ha scattato Miriam ne metto tre a rappresentanza di tre delle nazioni al momento più difficili del pianeta. Potrei lanciarmi in discorsi di retorica a fondoscala sui bambini, le guerre eccetera ma suonerebbe pretestuoso e disallineato con lo spirito caciarone di queste inutili pagine. Miriam però era commossa.

E l’Italia ? Non metto foto dello stand completo perchè ci sono ritratte persone che non vogliono essere viste sui maledetti social, allora mi limito con un ritaglio con una grossa mezza forma di Parmigiano. Molte mamme hanno cucinato, o fatto cucinare da qualche catering, piatti della tradizione nazionale. Pare sia tutto estremamente buono perchè nessun partecipante vuole fare brutta figura. Per la nostra amica, working mother, cucinare sarebbe stato impossibile anche se i suoi gnocchi al pesto sono notevoli. Allora è andata sul classico; oltre al Parmigiano c’erano crostini di pane con olio e, da portare via, barattolini di pesto preso da Eataly che sono andati a ruba. Miriam mi scrive che c’è la ressa di fronte al Parmigiano. Lo credo bene.

Nota di colore; ogni stand mette anche su della musica del paese di appartenenza, credo a basso volume, quanto basta per essere ascoltato quando ci si avvicina al banco. C’è un sito web italiano dove vengono elencate le canzoni più famose per paese.

  • Nel Blu dipinto di Blu di Domenico Modugno
  • Azzurro di Adriano Celentano
  • Quanto quando quando di Tony Renis
  • L’Italiano di Toto Cotugno
  • A far l’amore comincia tu di Raffaella Carrà
  • Felicità di Albano e Romina
  • Musica è di Eros Ramazzotti
  • O sole mio cantato da Luciano Pavarotti
  • Perdere l’Amore di Massimo Ranieri
  • Ti amo di Umberto Rozzi
  • La bambola di Patty Bravo
  • Profondo Rosso dei Goblin
  • Con te partirò di Andrea Bocelli
  • Caruso di Lucio Dalla

Secondo i miei gusti ci sono delle cose mostruose ma anche qualcosa che non stimola la mia peristalsi intestinale o mi scatena pruriti.

Poi c’è un sito americano dove, a loro dire, si parlerebbe di cultura italiana; qui la numero uno invece è Funicolì Funicolà, seguita da O sole Mio e Tu vo’ fa l’Americano.

Interrogato in merito a quali canzoni avrebbero dovuto suonare, ho suggerito un album di Elio e Le Storie Tese, sconosciuto agli organizzatori dell’evento. Non penso sia stato preso in considerazione.

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