Dedicati a mio padre.

I miei sessant’anni non posso che dedicarli a mio padre. I sessantuno, ammesso di arrivarci, saranno per mia madre ma questa cifra tonda è per lui.

In questo quadretto due primi piani ciascuno, io avrò avuto 25 anni, mio padre tra 35 e 45. E’ evidente la forte rassomiglianza tra noi; siamo entrambi a due feste, vestiti in ghingheri e tuttavia con la stessa espressione che vuol dire “ma che palle, che fastidio & disagio, vorrei essere tranquillo a casa mia”. No, non è una semiparesi, e che sorridere era una opzione raramente presa in considerazione.

Devo tutto a mio padre, se non fosse per lui sarei sotto un ponte; me lo dice Miriam quando attraversa la sua crisi ormonale e con la bava alla bocca mi urla le mie debolezze; ha perfettamente ragione.

Putroppo ho conosciuto molto poco mio padre. Oggi avrebbe 106 anni, era uomo di pochissime parole, ancor meno risate. Eppure, senza parlare e limitando il vocabolario al minimo, mi ha passato una serie di precetti che con l’invecchiamento dei miei tessuti cerebrali sono iniziati ad emergere. Oggi riconosco che ho dei tratti caratteriali che sono decisamente molto simili ai suoi. Aveva pochi ma cari amici che lo hanno accompagnato per tanti anni, fino alla fine. Sospetto gli abbiano dato più conforto che il sottoscritto. Le sue esternazioni di affetto erano rare come la neve nel deserto, ma era solo un problema di interfaccia con l’esterno, un problema tecnico derivato dalla sua adolescenza molto travagliata. Le poche volte che riusciva ad esprimere i sui sentimenti era per me come un fulmine a ciel sereno. Anch’io d’altronde ho problemi di trasmissione dati, il mio router è lento e si blocca spesso. Come risultato il nostro dialogo era raro, frammentato, impacciato. Ma il suo comportamento di padre e marito era esemplare ed andava oltre la verbosità, era una persona fuori dal comune. Ho imparato da lui sia guardandolo silenziosamente che ascoltando le sue seppur rare parole.

Attenzione!
Tutto sommato credo che questa condizione padre-figlio sia molto frequente nella mia generazione. E’ probabile che milioni di milioni di sessantenni miei coetanei direbbero le mie stesse stronzate. Solo che non hanno un cazzo di blog dove sfogarsi, peggio per loro.

Allora, a 60 sono arrivato. I miei genitori hanno fatto tutto il possibile, io ho messo del mio, consistente in buona parte in errori, delusioni, debolezze, difetti fallimenti ed un catalogo di frustrazioni e sensi di inferiorità il cui spessore fa invidia al catalogo dell’Ikea. Contento di essere arrivato a quell’età che entra – da diversi punti di vista tecnico legali – nella categoria degli anziani. Non rimpiango i miei 20 anni e giammai tornerei indietro. Ma per carità, non mi sono mai piaciuto, ero il più acerrimo nemico di me stesso. Non che adesso io sia una persona determinata, equilibrata e sicura di se, ma ho imparato a convivere con i miei limiti, sono ragionevolmente tranquillo. Inizio ad essere vecchio, sono soddisfatto così.

Da qualche mese ho dei nuovi vicini di ufficio. Non so che mestiere fanno, il turnover di questo centro servizi è notevole e stante che di quello che fanno me ne frega meno di zero, non ho chiesto alla centrale informazioni, la portineria. Uno dei frequentatori dell’ufficio parla spesso a voce alta, molto alta. Potrebbe avere dei difetti di udito, ma più probabilmente ritiene che quello che dice sia molto importante e dunque il volume è proporzionale alla sua autostima. Litiga frequentemente. Le tramezze sono di cartongesso e più di tanto non possono trattenere. Il mio ufficio è la penultima porta lontano dagli ascensori, il suo è l’ultima. Lo sento arrivare quando è sul pianerottolo appena uscito dall’ascensore e poi mentre percorre il lungo corridoio e passa davanti alla mia porta e poi entra nel suo ufficio. Strillando al telefono. Qualche giorno fa, per esempio, discuteva di COVID. L’ho sentito accennare ad una strategia della tensione, alle statistiche e “io me ne fotto del COVID“. Una sua peculiarità è che ogni tre parole intercala una bestemmia, rivolta soprattutto al Creatore ma anche alla mamma del Salvatore. Sto pensando di fargli trovare davanti alla porta un pacchetto regalo con della camomilla o qualche tisana rilassante. Ma queste persone così comprese nel loro stato di rabbioso disagio ed autoreferenzialità generalmente non hanno senso dell’umorismo e non capiscono l’ironia, temo che capirebbe che sono stato io e temo ritorsioni. Meglio farmi la solita, salutare riga di cazzi miei.

Miriam è sempre più vigile su come reperire un vaccino. Ha studiato la tabella per capire quando verrà vaccinata. Grazie ad una casualità anagrafica, pare che noi si sia in lista di attesa dopo tutti gli altri abitanti del pianeta. Prima di noi vaccineranno anche gli animali domestici, le statue, i manichini nei negozi di vestiti. POI viene Miriam. Sul web pare che ne vendano uno, non ho capito da dove venga ma pare sia una co-produzione afgano-sunnita fatta con i residui delle bombe inesplose. Poi circola la voce che quello cinese sia disponibile nei massage parlours, ovvero massaggio-sega-vaccino ad un prezzo all inclusive. Pare che molti italiani vadano a Dubai per farsi vaccinare. Poi tornano in volo emigrando come i germani reali grazie alle ali che sono spuntate. Invece si potrebbe aprire la possibilità di andare nella farmacia sotto casa a New York. Non adesso, tra qualche tempo, siamo in contatto per immaginare un bel viaggio della speranza. Tampone, viaggio in apnea, altro tampone, 15 giorni di quarantena, poi vaccino. In alternativa, un bel viaggio a Mosca per farsi iniettare lo Sputnik V. Iniezione in una stazione della metropolitana da un tizio vestito come Omar Shariff ne “Il Dottor Zivago”, poi cena a base di caviale e vodka, rientro e giorni successivi caratterizzati da ripetute tricotomie delle mani perchè la crescita di peli inattesi rientra negli effetti collaterali. Zdorov’ye (vuol dire salute in russo, ho cercato on line, chissà se invece vuol dire “sono un pirla”).

This entry was posted in All possible crap. Bookmark the permalink.

6 Responses to Dedicati a mio padre.

  1. eolo says:

    auguri di buon compleanno e grazie per le immagini delle webcam ma ancor più per questo blog atipico che leggo frequentemente per curiosità e affinità.

  2. Mitì says:

    Buon compleanno Stefano! :-*

  3. Massimo e Rosalba says:

    Buon compleanno Stefano! Grazie per farci sempre sorridere (ma non solo!)
    ReM
    PS: anche noi credo verremo vaccinati dopo i manichini, stessa tempistica. Cheers

    • admin says:

      Se Miriam riesce a farsi mandare delle dosi dello Sputnik nascoste in una cassa di vodka, vi tengo presente. Grazie degli auguri.

Leave a Reply to Mitì Cancel reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *