Il mio bombolone del gas.

Ieri mattina il telefono di Miriam non leggeva la SIM. Entrata in modalità panico, catastrofe e guerra mondiale, come se il COVID non fosse abbastanza. Nel negozio dei telefoni Miriam ha ammesso di aver disinfettato il proprio cellulare usando alcool e questo probabilmente si è insinuato nella SIM mandandola in corto circuito. Probabilmente invece di usare una pezzuola come ha riferito, lo ha immerso nell’alcool e poi ha appiccato il fuoco, per ottenere la completa rimozione di virus, batteri, grasso animale, agenti patogeni e germi in genere. Lo fai una volta, due, tre e poi qualcosa si danneggia.

Nel negozio avevamo una persona prima di noi; per circa 10 minuti ha chiacchierato amabilmente con la commessa dei suoi problemi con il fornitore di energia elettrica, ha cambiato e quello nuovo non gli ha ancora mandato la fattura e poi ha chiamato 10 volte gli hanno detto che non è un problema ma lui dice che si è un problema perchè poi gli arriva un conto in una volta sola e ma lei lo può pagare a rate si ma la richiesta ci mette settimane per venir accettata e sticazzi con la sbiliguda. Miriam ha iniziato a spazientirsi ed emettere sbuffi e versi e grugniti. La commessa giovine e con ancora qualche cosetta da imparare in termini di customer care ha detto qualcosa del tipo se c’era un problema, perchè stava parlando di lavoro. Balle, tanto che il cliente ha capito la situazione e si è affrettato ad alzarsi dallo sgabello, salutare ed andarsene.

Io mi sono seduto al suo posto ed ho chiesto alla commessa “posso parlarle diffusamente del mio bombolone del gas da riscaldamento ?” Mi ha guardato con una espressione bovina-scocciata ma sono subito entrato in argomento coerente con il presidio telefonico nel quale mi trovavo. Adesso Miriam ha una nuova SIM e dunque non sostiene più che il suo telefono è una schifezza.

Io sono a pochi metri a destra nella foto, il tubo dovrebbe seguirmi in identica direzione ed invece no, si è incastrato.

Questo nella foto è un tubo che uso per innaffiare alla cui estremità è avvitato un attacco rapido sul quale inserire diffusori, spruzzatori. Dopo aver dato acqua, sfilo il tubo per distenderlo in un lato della casa sul retro.

Nove volte su dieci l’attacco rapido si incastra in un cazzo di angolo a 90° di qualche elemento architettonico di casa. A quel punto io sono dall’altra parte del muro che tiro ed il tubo non viene. La mia reazione alla Paperino Paolino è incazzarmi & tirare con tutte le mie forze per vincere la resistenza che oppone il dannato tubo. Ma ormai ho imparato che benchè il contatto tra attacco rapido e muro è limitata a un millimetro, questo ostacolo è invincibile. Posso tirare con tutte le mie forze utilizzando a supporto delle mie intenzioni anche parole ed invocazioni divine, devo arrendermi e muovere l’attacco di quel micron che lo libera.

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2 Responses to Il mio bombolone del gas.

  1. Roberto says:

    E dare uno scrollone al tubo tipo colpo di frusta…?

    • admin says:

      E’ un metodo che ogni tanto provavo. Generare un’onda che, arrivata nel punto di contatto, avrebbe mosso il tubo di quel pochissimo che bastava per saltare il gradino. Se tieni il tubo teso, l’onda si smorza e comunque non arriva ad imprimere un momento di forza sufficiente. La tensione è prevalente. Se tieni il tubo mollo, l’onda non si propaga affatto, oppure ce ne vorrebbe una di diversi metri di altezza. Insomma, non funziona.

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