Il verde

Ecco una considerazione seria (rullo di tamburelli) che vorrebbe essere seria ma finirà per essere una banalità ultrastronza, afflitta dal peggior luogo comune e pensiero popolar-salcazzo. E poi ho letto l’articolo che ho copiato ieri e sono pervarso da un sottile senso di impotenza mista preoccupazione.

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Dopo aver sostenuto per alcuni anni che non siamo nella verde Inghilterra ed il prato deve seguire il proprio corso naturale specifico della ragione climatica nella quale si trova Basaluzzo. Punto. E per questa ragione non volevo innaffiare quel fazzoletto di giardino intorno a casa perchè mi sembrava una cosa volgare da paese sub-tropicale ricco ed opulento, magari che gode del petrolio o di altre forme di introiti meno nobili. Punto.

La strategia ha dei punti deboli; non ha tenuto conto che i cambi climatici portano alla diminuzione della pioggia che cade durante tutto l’anno con conseguenza che da queste parti la flora sta cambiando, ovvero alcune piante hanno iniziato a patire e rischiano di sparire.  Specialmente in estate, quando la temperatura sale sempre più spesso a sfiorare i 40 gradi ed il terreno è sempre più arido. Se io non innaffio, muore tutto quanto c’era nel prato ed in autunno rispuntano specie stagionali che sono destinate a morire all’inizio della estate successiva anche se le annegassi nell’acqua, insomma diventa un prato come quelli abbandonati nelle vicinanze di una ZAI (Zona Artigianale Industriale)

Tutto quanto sopra premesso, questa primavera ho provveduto a far interrare un sistema di innaffiamento automatico ed ora beneficiamo di un po’ di erba verde anche oggi. Ammetto che sono state le pressioni familiari, ma riconosco che erano giustificate.

La falda butta ancora un po’ di acqua che serve per evitare di utilizzare quella dell’acquedotto, che costa una fucilata. So di amici che tengono il prato verdissimo e scoprono di ricevere bollette di svariate migliaia di euro, così diventano verdi pure loro.

Io faccio parte della popolazione ricca del pianeta. Ho un pozzo e dunque posso permettermi di avere il praticello un po’ più verde di chi, non avendo i mezzi necessari, si trova il prato bruciato, i fiori secchi, le crepe nel terreno come fosse in un film western.

Non so quanto durerà, ovvero se continua questo trend climatico prima o poi, tra qualche anno, la mia falda superficiale si asciugherà fatalmente. Le prime vittime potrebbero essere le carpe. Miriam sta già parlando di trasferirle in un fiume, se la situazione dovesse precipitare, ma non credo sia una idea pratica e credo allungherebbe solo di poco l’agonia delle creature.

Il caldo ed il secco sta facendo la selezione degli alberi. Qui crescono ancora bene le querce, le acacie, alcune famiglie di aceri, i tigli. Tutto il resto da me stenta ed è inutile insistere a volerlo mettere a dimora. Carpini, pioppi cipressini per citarne due.

Questa è la piantagione di querce di Central Park. Sembrano godere di buona salute. Dovrei metterne a dimora un miliardo ed i posteri direbbero che ho salvato la vita del pianeta. Ne ho messo 5 e non merito neppure una menzione a fondo pagina.

 

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