L’arrosto.

Miriam prepara l’arrosto in due fasi; la prima fase viene subappaltata a sua madre che cuoce il pezzo di carne e frigge il soffritto, ossia le preparazioni più puzzolenti. E’ come la delocalizzazione delle attività produttive inquinanti. Intorti un paese emergente, gli vendi a caro prezzo gli impianti produttivi obsoleti e poi gli fai produrre da gente sottopagata le parti meno nobili e più costose dal punto di vista ambientale. Ecco, Miriam usa così sua madre. Comunque, si ottiene un prodotto semilavorato che viene messo in un contenitore ermetico, piazzato nel frigorifero fino al giorno dopo, quando abbiamo persone a cena. Perchè noi a casa nell’intimità famigliare mangiamo à la càrte, ossia si apre sul tavolo la carta che contiene l’affettato. Non è una critica, io sono il primo a preferire un pasto serale del genere perchè è veloce, inodore, lascia poche stoviglie da lavare.

Ma questa mattina, nella ridente campagna basaluzzese, Miriam non riusciva a tagliare quel coso per farne fette. Pur utilizzando un coltello in ceramica del maestro giapponese Yodosan, l’impresa è da subito sembrata ardua. Ovviamente Miriam a) è andata in modalità panico e b) se l’è presa con la madre, accusandola di aver cotto l’arrosto troppo poco. Per sollevarle l’umore ho chiosato “Vado a prendere la motosega, faremo in un attimo“. In effetti aveva una consistenza legnosa, lasciando presagire un flop gastronomico di proporzioni tale da finire nel libro degli eventi famigliari. Per tranquillizzarla le ho prospettato che, vista anche la forma ovalizzata del pezzo di carne, se almeno due dei nostri ospiti avessero giocato a Rugby, si sarebbe potuto organizzare un incontro sul prato.

Ma lei ha insisito sulla destinazione alimentare del’oggetto, allora abbiamo preso le fette faticosamente tagliate, le abbiamo immerse in un bagno composto dal sugo, acqua e vino rosso, e messo il tutto sopra il fuoco.

La preoccupazione di Miriam era tale per cui ho cercato di rassicurarla, illustrandole le fasi cui l’arrosto sarebbe sicuramente andato incontro entro l’arrivo degli ospiti:

  1. L’arrosto rimane duro come una pietra per i primi 60 minuti di cottura.
  2. Al minuto 61 l’arrosto finalmente comincia ad ammorbidirsi, al minuto 65 inizia a sfaldarsi. Non è più un arrosto ma uno stracotto.
  3. Al minuto 70 il processo di disintegrazione procede spedito e lo stracotto diventa uno strabrasato che richiede l’uso del cucchiaio.
  4. Al minuto 75 lo strabrasato diventa un semolino di carne, che gli ospiti apprezzeranno perchè ricorda loro quello che la mamma preparava quando avevano la febbre.
  5. Al minuto 80 il semolino da ex brasato, ex stracotto, ex arrosto, inizia a formare un liquido che assomiglia ad un brodo di pollo.
  6. Al minuto 90 il prodotto è talmente liofilizzato che si può iniettare agli ospiti per endovena. Così si può chiacchierare non stop senza masticare, che non sta bene parlare con la bocca piena. Grande successo tra gli amici, venite a fare una sera endovena da Miriam e Stefano.
  7. Ancora più trendy, il liquido viene successivamente essiccato e, quando si ottiene una polvere grigiastra, si può sniffare come una droga, oppure comporre in pillole, o supposte.
L'aspetto è inquietante

L’aspetto è inquietante

In questa immagine, l’arrosto intorno al minuto 71, Miriam ha provato a sollevare una fetta che però ha reagito in maniera imprevista e si è disgregata.

Contando su una temporanea assenza di Miriam dalla cucina, ho ritenuto utile alla causa aggiungere un mio tocco segreto al pentolone; una abbondante cucchiaiata di formaggio di capra. Il formaggio risolve ogni cosa, l’ho scritto e lo ripeto nuovamente, questo ingrediente ha aggiunto al sugo una certa pastosità ed una nota di gusto selvaggio, tale che la confusione degli ospiti è stata totale.

Comunque ne è rimasta solo una fetta, vuol dire che gli ospiti oltre ad avere una fame atavica, hanno apprezzato.

 

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4 Responses to L’arrosto.

  1. Molla says:

    Avvertimi quando ci toccherà l’arrosto. Porto la cannuccia ed un pacco di affettati.

    • admin says:

      Ok per gli affettati, ma siamo buoni padroni di casa ed abbiamo le cannucce. Tu, piuttosto, sappi che l’erba del prato Basacanaveral è tagliata.

  2. Molla says:

    Non mi fido delle vostre cannucce. Potrebbero fare la fine della tubazione dell’Iplom.
    Inutile preparare la base. Non trovo il propellente. Potremo fare come nei film violenti dove fanno bombe con ammoniaca, fertilizzante, accendini usati ed un collant.

    • admin says:

      Io non indosso i collant, li porti tu. Non uso fertilizzante nelle mie terre, però ho piazzato alcune trappole per formiche in casa. E’ probabile che il materiale usato nelle trappole per formiche abbia qualche potere detonante. Ho un prodotto per il lavaggio dei capi macchiati di sangue che contiene ammoniaca. Ho un paio di accendini ed anche fiammifferi. Tuttavia ho cercato su Internet ed ho trovato solo istruzioni su come fabbricarsi un ordigno nucleare. Credo che non faccia al caso nostro. Ma come hai potuto programmare un investimento del genere senza prevedere il shortage di combustibile ? E’ come costruirsi una piscina nel mezzo del deserto, o uno skilift alle Maldive. Insomma, se ti sentisse il tuo professore di Economia 2 cosa direbbe ? E poi le mie cannucce funzionano benissimo.

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