Aggiornamento da Basaluzzo.

Giornata dedicata a verificare la situazione dopo la pioggia. Il pluviometro era più che pieno. Il terreno è fradicio di acqua. Camminare nel prato allagato è una sensazione meravigliosa. Ho messo a dimora in terra tre alberelli alti circa un metro, sono bagolari. Fanno parte di un exchange scheme con un mio vicino. Ci scambiamo alberelli contro semi. Condividiamo informazioni su come rovinare il paesaggio con scavi e pozzanghere artificiali, come piantare alberi con poche probabilità di sopravvivenza e mettere semi di piante tropicali che neppure germoglieranno. Lui ha anche animali da pascolo geneticamente modificati, sono molto invidioso.

Le due buste contenenti semi di Flame Tree contenevano due serie di semi non proprio uguali. Ho stabilito, arbitrariamente, che quelli dell’albero sono i più grandi, mentre ho sparpagliato in giro sulla collinetta – laboratorio quelli piccoli, non ho particolari aspettative.

Il metodo per mettere i semi a dimora è frutto della mia immaginazione, fa parte di una patologia maniacale che sottende alla perfezione della pratica, ma non ha nessun fondamento o riferimento in letteratura. Metto un fondo di terriccio da prato in un vasetto biodegradabile, sopra ripongo il seme e poi completo il riempimento del vasetto rigorosamente bio con altro terriccio. Leggera compressione con il pollice.

Pratico poscia un foro nel terreno, inserisco il vasetto e poi ricopro tutto con abbondante terriccio. Cercherò informazioni sul tipo di albero per determinare una eventuale percentuale di successo. Ne ho messi dodici al netto dei tre oggetto di scambio con i bagolari del vicino.

Concludo l’esposizione con una foto di Sauze di Cesana. E’ difficile stabilire quanta ne è venuta studiando il tetto, ma da voci e fotografie reperite on line, stiamo parlando di almeno 50 cm, tendenti al metro un po’ più in quota.

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Quasi cento.

Salvo & metto qui perchè domani molte delle precipitazioni saranno uscite dal grafico.

Salvo e metto qui perchè domani potrebbero pulirsi parzialmente i tetti, e poi c’è un minuscolo candelotto (stallatite) di ghiaccio che domani potrebbe essere sparito.

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Piove bene.

Un emissario della Pozzanghera fa quello che fa il Po nell’Adriatico, o il Bisagno nel Mar Ligure quando vengono forti piogge. Siamo a quasi 80 millimetri da inizio evento, sono davvero contento. Quando smette di piovere si fanno i conteggi e mostrerò un numero esagerato di documenti.

Ho trovato i semi dell’albero invadente acquistati in Cina, erano in un cassetto che normalmente non utilizzo per custodire i semi di alberi esotici.

In quel cassetto tengo molte cose tra cui cinque castagne d’india che mi diede mia madre perchè portano fortuna ed un robo del platano di fronte a casa. In realtà quella palla è formata da centinaia di acheni dalla forma conica, ogni acene contiene un solo seme e un piccolo ciuffo di peli per la dispersione anemofila. Non sono sicuro di aver capito ma ho copiato da Wikipedia.

Mentre guardo sereno dalla finestra dell’ufficio la pioggia che cade incessante, ho messo le scarpe sul calorifero nel tentativo di asciugarle dopo che sono rientrato dal dentista. Il dentista mi ha montato degli spessori su alcuni denti perchè avevo la mandibola storta che faceva uno scatto e faceva anche male, a tratti. Prima mi ha messo gli elettrodi e mi ha elettrificato la faccia, poi mi ha incollato dei feltrini ed infine mi ha scattato alcune foto ricordo. Potrei utilizzare questa come auguri di buona Pasqua.

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Le bolle.

Piove bene, gli accumuli sono buoni ma prima di invadere lo spazio con le mappe, aspetto che l’evento sia terminato. Sto anche salvando immagini delle varie webcam, ma questo è un post interlocutorio. Solo una immagine; la Pozzanghera con le bolle provocate da gocce di pioggia di moderata dimensione. Un toccasana per l’acqua che così si ossigena. O almeno, io credo che sia così, però non cerco notizie ufficiali che possano confermare o smentire la mia illuminata affermazione fatta in casa.

Noto con una certa eccitazione che questa configurazione delle correnti sembra voler durare per diversi giorni.

Questa mappa è tra 6 giorni e mostra una situazione molto simile ad oggi e domani, però più fredda. A 144 ore può cambiare tutto, con la bagascia alta africana sempre in agguato non si può mai dire.

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Queste si devono salvare.

Domenica 25 febbraio; il modellame per le successive 48 e 72 ore. Accumuli totali di pioggia e di neve. E poi l’allerta emessa da ARPAL, gialla ma che comprende tutto lo scibile meteo. Manca solo il disagio fisiologico che però verrà percepito sicuramente da Miriam e da tutto l’esercito di metereopatici.

E domenica mattina un classico temporale estivo, perchè adesso i temporali estivi vengono a fine Febbraio, comunque basta saperlo.

Seguiranno aggiornamenti perchè (secondo me) la prima mappa è da allerta almeno arancione.

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Altra giornata con residui ricchi di fosfati.

I modelli hanno ritrattato la quantità delle precipitazioni previste per la perturbazione in arrivo nei prossimi tre giorni, un taglio del 50% circa. Poi però hanno messo tanta pioggia tra dieci giorni, insomma la solita storia triste.

Però ho fatto attività fisica portando un paio di carriolate di letame, primo taglio del prato del 2024 e prima innaffiata, non serviva per scopi irrigui ma solo per verificare se dopo la pausa invernale ci fossero stati dei problemi. La pompa che non pompa, gli irrigatori che non irrigano, la corrente che non arriva, la porta del casotto che non si apre, si spezza la chiave nella serratura. La prova ha avuto esito positivo.

Qui si potrebbe aprire un dibattito sull’opportunità di rimuovere le foglie dello scorso autunno per avere l’erba in ordine, oppure lasciarle per fare strato di nutrimento per la stessa erba e gli alberi. Ho nuovamente scelto l’opzione 1 per il praticello lato sud, quello che frequentiamo abitualmente. Per il resto della zona erbosa ho scelto di frantumare le foglie e lasciarne una discreta dose sul prato. Tutti gli anni è lo stesso quesito risolto in modo ambiguo e parziale.

Ho anche disseminato nella Pozzanghera i semi di ninfee, una trentina. Alcuni sono affondati, altri sono restati a galla. Si accettano scommesse.

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Tuc

La Terra ha circa 4,5 miliardi di anni, la vita è comparsa 2,5 miliardi di anni fa. Io cinquant’anni fa frequentavo le scuole medie. Uno dei miei compagni di classe avava la mamma che tutte le mattine lo attrezzava con un pacchetto di Tuc per la ricreazione. Uno dei divertimenti era distrarre il mio compagno; mentre non presidiava il suo banco, un complice frugava nella sua cartella, trovava il pacchetto di Tuc e riduceva il contenuto in briciole.

Oggi ero da dentista. Sua moglie gli fornisce il pranzo che consiste in uno yogurt da bere e tre pacchetti di crackers al riso. Me li ha mostrati con l’aria rassegnata, questa è la sua dieta, alla nostra età bisogna soffrire. E poi è uscito dal suo studio un attimo, ha lasciato i crackers incustoditi e mi è venuto in mente il mio compagno di classe di cinquanta anni fa.

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Da così a così.

Sauze di Cesana, località Grange Sises. Nessuno in giro, molti sono a sciare, altri a fare passeggiate, è Domenica e molti sono già partiti mentre quelli della prossima settimana arriveranno verso sera.

Nebbia a Genova. Qui molti la chiamano caligo, non so se sia meglio chiamarla così. Forse suona più romantico che non l’equivalente nebbia che richiama la Val Padana ed i suoi inverni velenosi.

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Come anticipato.

E’ arrivata la email con la richiesta di fornire i voti dell’esperienza del tagliando dell’auto di Miriam. Ci si collega al sito della casa automobilistica e si risponde a diverse domande sulla qualità del servizio. Alla fine del questionario, al quale ho risposto molto positivamente perché in effetti sono bravi e gentili, la fatidica richiesta “c’è altro che ci vuole segnalare ?” Ecco qui.

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Aria buona.

Questo tizio frequenta i tetti, lo avevo quasi convinto a saltare sul davanzale della finestra, avrei stretto volentieri amicizia con lui/lei. Poi nella aiuola poco sotto è comparso un altro gatto ed allora il vicino ha preferito saltare giù e rincorrersi con l’amico. Peccato.

Passeggiata per un totale di 10 km ed un dislivello, nelle due direzioni, di circa 600 metri. Una roba domestica, strada carrabile vietata al transito veicolare, neve bagnata su quasi tutto il percorso. Arrivo a rifugio con polenta. Miriam felice per il clima ultra primaverile. A sinistra nella foto il bianco e tondeggiante monte Tabor, meta di sci alpinistica quaranta anni fa il cui tentativo era abortito a tre quarti della salita perché nel rifugio la notte prima avevamo bevuto come dei cosacchi.

Questa è la Valle Stretta, spartiacque assolutamente italiano ma area che ci hanno rubato i francesi come bottino di guerra dopo la seconda guerra mondiale. Però la valle è amministrata da mangia spaghetti e mangia rane in combino, i rifugi sono gestiti da italiani ed hanno nomi italiani, si mangia italiano ed infatti è pieno di francesi che vengono a fare passeggiate o sci alpinistiche ed a mangiare piemontese.

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