… la quasi totalità della musica italiana mi fa cagare. Radio Nostalgia e Babboleo Suono sono ottime fonti di musica superba americana ed inglese, ma spesso mettono in onda anche delle merde mortali di italica provenienza. Ad esempio cito quella roba poc’anzi messa in onda che mi ha stimolato questo inutile commento. Parlo di quella canzone che inizia con “Alzati che sta passando la canzone popolare” di quel tipo che si chiama Ivano Fossati e che, vista la sua natalità, mi rafforza sulle mie note teorie sui genovesi ed i liguri in generale. Mi sembra che sia da molti anni sulla breccia, sono certo che ha fatto anche della musica di buon livello, ma questa mi fa veramente venire il latte alle ginocchia e non ricordo alcun pezzo della sua produzione che vorrei riascoltare ORA.
Comunque sia, certo che mi alzo, e porto via i coglioni perchè altri pochi secondi di ascolto e romperei la radio o il computer.
Un poco di analisi della questione; anche in USA e UK vengono scritte e cantate canzoni orrende. Ma i prodotti veramente marci non varcano le coste dell’Inghilterra o dell’Oceano e dunque chi arriva in Europa ha già passato una selezione naturale sostanziosa.
In Italia qualsiasi incapace che canta una merda di canzonetta va a finire in radio e sono certo che molti cantanti locali vengono supervalutati perchè la pubblicità è l’anima del commercio. Molti di loro hanno un boom iniziale durante il quale la loro purga va forte, poi esaurito lo sprint iniziale vivacchiano fino alla definitiva scomparsa dalla scena. Ad ogni buon conto, il risultato finale a mio modo di vedere è che:
- nelle musiche anglofone il rate tra canzoni che mi piacciono e canzoni che reputo del cazzo è 5:1.
- nelle musiche italiane il rate tra canzoni che mi piacciono e canzoni che reputo del cazzo è 1:20.
Per “bella canzone” io ho una idea molto tollerante, ossia non deve essere una grande opera di musiche e testi, ma non deve indurmi il desiderio di afferrare il cantante per il bavero e prenderlo a calci nel sedere.
Ammetto che diverse canzoni americane hanno testi di una stupidità agghiacciante, ma il motivetto è orecchiabile e sono di facile consumo. Durano un po’ e dopo qualche tempo non riesci più ad ascoltarle, anzi ti domandi come minchia faceva a piacerti quella canzone così idiota. Ma qualche momento di allegria te lo hanno regalato.
Inoltre si deve considerare che scrivere canzoni in usa e UK coinvolge una popolazione di circa 300 milioni di individui di cui moltissimi giovani, in Italia siamo 57 milioni molto più vecchi, dunque i due vivai di potenziali cantanti di successo sono enormemente diversi. Per quante canzoni orrende ed inascoltabili vengano prodotte in USA+UK, sul totale la quantità di canzoni ben fatte è considerevole, in Italia siamo in quattro gatti e sulle radio vanno cani & porci. Anche adesso, dopo una serie di successi americani ed inglesi, su radio Babboleo Suono hanno messo una canzone di un italiano che non riesco ad identificare la cui musica è banale, trita e ritrita, sentita cento volte, sempre uguale ad un modello identico a quello di decine di altre canzoni italiane, mentre i testi sono talmente impegnati e criptati da risultarmi risibili. Ecco, è finita questa lagna; adesso ci sono i Simple Mind, grazie al cielo.
La mia accurata, scrupolosa, sofisticata analisi non incensa la musica anglofona ed assolve quella italiana per scarsità di mezzi. Sono buono perchè arriva Pasqua, tuttavia devo concludere che la musica italiana mi fa sostanzialmente cagare.

Partendo dalla fine: concordo.
Partendo dall’inizio e facendo un discorso generale sull’industria musicale che vale indipendentemente da gusti e generi, l’approccio anglosassone al
mercato musicale è sostanzialmente “pull driven”, mentre quello italiano è “push driven”. In altre parole nel primo caso si promuove quello che piace alla gente, e che in termini pratici fa guadagnare i musicisti & produttori/distributori. In Italia invece si segue il collaudatissimo approccio familiaristico per cui l’industria spinge e impone al mercato quello che più gradisce (tipicamente merda pura, anche non distillata). Qualcuno ci casca anche e se lo fa piacere. Ma uno degli aspetti positivi dell’influenza americana post bellica in Italia è quello di aver respirato la loro cultura musicale, cosa che perdura tutt’oggi. Io stesso, nato negli anni 80, sostanzialmente non ho mai ascoltato musica Italiana e non credo di essermi perso qualcosa.
A proposito, come si chiama il tizio presidente della SIAE che vorrebbe estorcere l'”equo” compenso? Ah sì, Gino Paoli, un altro genovese compagnone DOC.
Se per influenza della musica americana su quella nostrana intendi i nostri eroi da balera che ogni tanto alla cazzo inseriscono strimpellate con la chitarra elettrica, beh fanculo l’influenza. Mi irritano al cubo i cantanti che ti strapazzano i maroni con la loro musica banalissima fatta di cuore-amore e poi improvvisamente attaccano al motivetto con lo sputo un pezzo di chitarra elettrica o talvolta sassofono che credo vorrebbe internazionalizzare la loro porcheria. Ma che rabbia che mi fanno ! 🙂